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Chi garantisce la ridistribuzione del valore lungo la filiera?

"Pesche: "10 centesimi in piu' posson bastare"

I prezzi al dettaglio di pesche e nettarine, segnalati a FreshPlaza da alcuni operatori (vedi foto) a Nord e a Sud della Penisola, questa settimana evidenziano un ulteriore lieve calo: il cestino calibro B è venduto ancora tra 1,60 e 1,78 euro, con offerte anche inferiori, tra 0,99 e 1,19.



Il prodotto sfuso, invece, è in vendita ancora sopra l'euro, con un picco di 3,99 per due chili e mezzo di pesche. Il divario quindi resta ampissimo.

La pressione spagnola
Questa settimana poi c'è una novità: la Spagna cerca di collocare il surplus di prodotto - raccolto in abbondanza a causa delle alte temperature - proprio sul mercato italiano a prezzi di realizzo, mentre mantiene i contratti in essere con la Grande distribuzione organizzata del Nord Europa. Con prezzi superiori ai nostri di almeno 20-30 centesimi il chilo.



Il problema della scarsa aggregazione delle aziende italiane torna pertanto con insistenza sotto i riflettori come principale causa della debolezza del sistema ortofrutticolo, soprattutto sul fronte agricolo. Altri operatori intervistati da FreshPlaza, però, segnalano anche la scarsa organizzazione commerciale. Se il prodotto fosse in mano a un solo ufficio vendita, si otterrebbero risultati migliori?



Forse servirebbe un piano di riorganizzazione per arrivare a un "modello Zespri". "Un esempio di aggregazione - dicono in molti - che funziona in tutto il mondo e in grado di remunerare l'agricoltore. Senza peraltro l'obbligo di associarsi o firmare contratti annuali".

"Zespri - continuano - acquista anche il singolo carico, purché i kiwi rispettino i parametri imposti in termini di qualità e, pure, di affidabilità per consumatori e partner della distribuzione". Quindi costanza degli standard qualitativi, uniformità, tracciabilità e sicurezza alimentare.



Non solo aggregazione e organizzazione
Le drupacee sono vendute perlopiù confezionate in cestini che hanno un costo superiore a 0,40 euro/kg, quindi - andando così le cose - molto più del valore del prodotto che contengono. Senza pensare ai costi di smaltimento una volta utilizzati.

In molti poi sostengono che basterebbe dare, nelle contrattazioni, 10 centesimi/kg in più ai produttori per risollevare le sorti di molte aziende, mentre i prezzi di vendita applicati dalla Gdo, italiana ed europea, difficilmente permettono di coprire i costi di produzione.

Riassumendo, serve dunque - insieme a qualità, regolarità delle forniture, rinnovamento varietale e organizzazione - una ridistribuzione del valore lungo la filiera. Organizzazioni agricole cercasi.