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Sull'emergenza mal secco, strategie condivise e un approccio integrato con azioni di prevenzione

Forse, l'aver sottovalutato con una certa superficialità tipica della politica siciliana il problema del Citrus Tristezza Virus (CTV) - responsabile della morte di centinaia di milioni di piante in tutto il mondo – sta alla base della prontezza con cui il comparto agrumicolo siciliano e le istituzioni stanno cercando di far fronte all'emergenza del malsecco degli agrumi che, per una serie di fattori concomitanti, nell'area del siracusano in particolare sta assumendo vaste proporzioni con sintomi di deperimento dei limoneti.

All'incontro del 21 giugno 2018 presso la sede dell'Ispettorato dell'Agricoltura di Siracusa sull'emergenza mal secco (cfr. articolo correlato) si è parlato di buone pratiche e delle possibili soluzioni trasversali provenienti dai vari settori professionali: dalla ricerca, alla politica, al mondo degli imprenditori c'è la consapevolezza che da soli non si va da nessuna parte se si vuole tenere sotto controllo un fenomeno che potrebbe minare l'attuale momento di rilancio alla limonicoltura.


L'incontro-dibattito ha visto un'ampia partecipazione di pubblico professionale: sono stati invitati tutti gli stakeholder, in particolare erano presenti circa 50 imprese tra le più rappresentative del territorio, a dimostrazione che si aprono spazi di condivisione fra produttori, tecnici, enti di ricerca e amministrazioni fino ai livelli più elevati di responsabilità per progettare strategie comuni per far fronte al mal secco.

A fare il punto della situazione - a margine della giornata informativa sul Malsecco - Giuseppe Taglia (in foto a lato) dirigente responsabile Unità assistenza tecnica della Regione Sicilia.

"Ciò che colpisce è innanzitutto il notevole interesse degli imprenditori agricoli per questa problematica che necessita misure risolutive rapide. Parallelamente, emerge che la ricerca scientifica - al momento - non ha ancora soluzioni disponibili e fattive per la difesa dal fungo parassita Phoma tracheiphila".

Decolorazione delle nervature fogliari da malsecco.

"Tra le soluzioni proposte, è stato consigliato di praticare un approccio integrato con azioni di prevenzione: reti antigrandine, materiale vivaistico certificato; kit diagnostici pratici, sensibili e affidabili, quali Lamp e Immunostrip. Certamente, l'agricoltura di precisione - con l'utilizzo di droni e sistemi intelligenti - potrebbe aiutare gli imprenditori a gestire in maniera tempestiva le infezioni. Inoltre vorrei sottolineare che per applicare i nuovi strumenti messi a disposizione dall'era digitale occorre la disponibilità di capacità analitiche sui dati (big data) con cui allenare ed educare tali strumenti".

"Dal punto di vista delle pratiche agronomiche, gli imprenditori agricoli hanno manifestato l'esigenza di poter usufruire di manodopera specializzata, in particolare potatori con esperienza per la gestione tempestiva in campo delle infezioni da mal secco. Inoltre, è stata sollevata la problematica dei limoneti abbandonati quale fonte di inoculo del fungo per tutti gli agrumeti condotti razionalmente".


Come si presenta un tronco di limone affetto da Phoma tracheiphila.

Quali le indicazioni emerse dai due incontri negli ultimi trenta giorni per far fronte all'emergenza mal secco? "Sono del parere – ribadisce Taglia - che bisogna lavorare insieme: una cosa complicata in Italia, perché esiste la tendenza a essere individualisti e non inclusivi. Sono del parere che il confronto e la condivisione sia un valore aggiunto perché ci aiuta sempre a crescere. E invece, in molti casi, l'imprenditore ha paura di perdere un pezzo di sovranità, quando in realtà non si perde nulla. Anzi, la collaborazione consente di acquisire conoscenze, migliorare la managerialità, la capacità di decidere il percorso di crescita e la risoluzione di problematiche.

"Gli imprenditori - conclude Taglia - devono confrontarsi, condividere i percorsi, curiosare, attivare collaborazioni con le imprese dello stesso settore, di settori diversi e con i centri di ricerca, attivare partecipazioni e fusioni, rinunciando all'autoreferenzialità. Ecco allora la proposta fatta a tutti i partecipanti:costituire un gruppo di lavoro (GOI, dice l'Unione Europea), fra mondo della ricerca, imprese agroalimentari, imprese digitali, istituzioni pubbliche, per affrontare tutti insieme apportando ciascuno il proprio contributo. Individuati gli attori, adesso inizia la sfida!"


Alessandra Campisi, titolare dell'Azienda Agricola Campisi & Russo.

Cosa dicono le aziende
"Alla luce delle opinioni altamente professionali espresse durante l'incontro del 21 giugno – sottolinea Alessandra Campisi titolare dell'Azienda Agricola Campisi & Russo - sono emersi alcuni punti che, se non si affronteranno con un approccio condiviso, difficilmente porteranno a risultati concreti. I punti di debolezza sono davvero tanti. Innanzitutto, non abbiamo dati certi sulla diffusione del fenomeno del mal secco sia nelle aziende agricole che nei vivai. La mancanza di dati certi non ci consente di misurare l'incidenza del fenomeno negli anni: è una percentuale costante solo perché aumentano le superfici? E' più legato a una determinata varietà o portainnesto?"

"Inoltre, nonostante le difficoltà e il propagarsi a macchia d'olio dell'agente patogeno, non c'è una valutazione univoca sugli interventi di cura: potatura o chimica? In caso di chimica in deroga, come si coniugherà con il biologico? L'unica strategia che intravedo parte dal superamento dell'individualismo atavico del mondo agricolo per passare a una logica di sistema che sia imperniata sul Consorzio di Tutela del Limone di Siracusa IGP, l'Ispettorato Agrario e l'Università".

"I soci del consorzio di tutela – conclude Alessandra - potrebbero cofinanziare con i fondi del PSR una ricerca specifica che parta dall'analisi di cui ai punti precedenti in modo da conoscere oggettivamente l'entità del problema e arrivare a una strategia di lotta al mal secco nel breve e medio-lungo periodo su basi esclusivamente scientifiche ed economiche".

"Negli ultimi mesi, abbiamo visto un aumento progressivo della diffusione del mal secco nei nostri limoneti - racconta a FreshPlaza Giovanni Pezzino di Geronimo, direttore commerciale de Il Limone del Barone - Soprattutto nelle zone più esposte ai venti, la vicinanza ad alcuni focolai ci ha costretto a interventi di potatura importanti. Con particolare attenzione alla distruzione del materiale infetto, disinfezione continua delle attrezzature agricole e l'utilizzo di mastice per la copertura dei tagli da innesto".

"Monitoriamo costantemente il problema pagando a caro prezzo l'imperizia altrui e il forte disinteresse da parte degli Enti deputati che dovrebbero tutelare e vigilare il territorio. Bene il gruppo operativo per l'innovazione (GOI) per contrastare il mal secco degli agrumi, bene il confronto, ma ribadisco che la lotta obbligatoria al mal secco è già regolata da una legge che - in attesa di soluzioni preventive o di emergenza, che al momento non ci sono - andrebbe applicata così come previsto da Decreto Ministeriale di lotta obbligatoria del 17 aprile del 1998, che obbliga gli agricoltori a effettuare tutte le operazioni colturali necessarie per far fronte alla malattia. Sottolineo ancora che la segnalazione di focolai e la mancata applicazione della norma da parte dei produttori negligenti e degli Enti di controllo favoriscono e aggravano la diffusione del problema. Detto questo, nell'immediato inizierei a tracciare una mappa delle zone maggiormente colpite così da avere un idea chiara dell'entità del problema e per cercare di contenere l'ulteriore propagazione del fungo che, nella sua diffusione, unisce variabili e concause preziosissime da conoscere per trovare delle soluzioni".