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Mal secco degli agrumi; incontro del GOI-gruppo operativo per l'innovazione

A distanza di un mese dal"incontro di sabato 26 maggio 2018 presso l'Ispettorato dell'Agricoltura di Siracusa sull'emergenza mal secco agrumi - (Phoma tracheiphila - cfr. precedente articolo) la patologia che provoca deperimenti consistenti anche ingiovani piante di limoni – continua il confronto tra aziende agricole e istituzioni per trovare soluzioni.



Dando seguito alle indicazioni emerse nell'incontro sopracitato, le aziende agricole, il Consorzio di Tutela del Limone di Siracusa IGP, il Servizio Fitosanitario Regionale (SFR) e personalità della ricerca hanno partecipato - giovedì 21 giugno alle ore 9,30 presso la sede dell'Ispettorato dell'Agricoltura di Siracusa, in via Luigi de Caprio, 57 Siracusa - al Gruppo di lavoro mal secco (GOI gruppo operativo per l'innovazione).

Ha aperto e condotto i lavori il dottore agronomo Giuseppe Taglia (in foto a lato) che ha ricordato ai convenuti che: "L'incontro si propone di costituire un gruppo di lavoro stabile per affrontare la problematica del mal secco. La giornata ha l'obiettivo di stabilire una rete di relazioni fra tutti gli attori che vorranno coinvolgersi in questo percorso di lavoro". 

L'incontro ha visto un'ampia partecipazione di pubblico professionale tra aziende rappresentative del territorio, tecnici, Enti di ricerca e amministrazioni, segno che l'obiettivo, nell'immediato, è quello di avviare gruppi di lavoro che in sinergia trovino strategie trasversali per capire come prevenire il fenomeno.

Sul fronte della ricerca, relativamente alla gestione e prevenzione mal secco hanno relazionato: il Prof. Gaetano Magnano Di San Lio, docente di patologia vegetale dell'Università del Mediterraneo di Reggio Calabria, la P.ssa Vittoria Catara, docente di Patologia vegetale presso l'Università di Catania, il Prof. Nunzio Tuccitto docente presso il Dipartimento di Chimica dell'Università di Catania, il dottore Daniele Tedeschi dell'Istituto di Ricerca Scientifica Etica Genobioma, il dottore Delfo Conti del Servizio Fitosanitario Regionale, le aziende più impegnate sul versante dell'innovazione che hanno relazionato sulla possibilità di applicare l'agricoltura di precisione per far fronte al mal secco: Tekne e Smartisland Group. Ha moderato l'incontro Giuseppe Taglia, dirigente responsabile Unità assistenza tecnica.


Gaetano Magnano Di San Lio, docente di patologia vegetale dell'Università del Mediterraneo di Reggio Calabria.

Gli interventi
Il professor Gaetano Magnano Di San Lio e la prof.ssa Santa Olga Cacciola hanno predisposto l'intervento focalizzato sullo stato attuale delle conoscenze relative al mal secco del limone. Magnano ha esposto le ricerche condotte rispettivamente presso l'Università Mediterranea di Reggio Calabria e presso l'Università di Catania per contrastare gli effetti distruttivi della malattia nei limoneti. E' stato sottolineato che Plenodomus tracheiphilus, l'agente della malattia, è un patogeno soil-borne che causa una malattia vascolare. Ciò comporta che la disseminazione a distanza dell'inoculo avviene prevalentemente a opera dell'uomo con materiale di propagazione infetto e ciò rende più problematica la lotta chimica.

Si è parlato di diagnosi sintomatica e molecolare ed è stata discussa la possibilità di introdurre nuove tecnologie per la gestione della malattia, quali l'impiego di reti antigrandine e pacciamature con materiali plastici contenenti nanoparticelle di Cu++ e Ag+, impianti a elevata densità, utilizzazione di droni dotati di sensori multispettrali per il rilievo dello stato sanitario dei limoneti, l'implementazione di kit diagnostici pratici, sensibili e affidabili, quali LAMP e IMMUNOSTRIP, per la diagnosi in campo e la certificazione delle piantine in vivaio.

Alla domanda del dottor Antonino Cappello, presidente della cooperativa AR.CO, su come in tempi rapidi un imprenditore possa affrontare il mal secco, Gaetano Magnano di San Lio ha replicato elencando tre azioni: reti antigrandine, immunostrip e materiale di propagazione sano.


Vittoria Catara, docente di Professore associato di Patologia vegetale presso l'Università di Catania.

Vittoria Catara: "Dopo anni di scarsa attenzione per il mal secco, l'importanza del suo contenimento riemerge in tutta la sua complessità e gravità, per effetto di cambiamenti climatici che ne hanno favorito l'esplosione in areali in passato meno colpiti, prendendo alla sprovvista vivaisti, produttori e maestranze. La situazione richiede interventi immediati, trasferimento delle tecnologie disponibili, ricerca di soluzioni innovative, formazione degli addetti e comunicazione. Fra gli interventi attuabili ,la certificazione del materiale di propagazione, nonché la protezione fisica e chimica dei nuovi impianti almeno per i primi due/tre anni dalla messa a dimora delle piante. Sono in valutazione alcuni prodotti chimici e biologici che potrebbero essere suggeriti agli organi competenti per l'autorizzazione in deroga. Si rende altresì necessario un coordinamento fra enti di ricerca, agronomi, produttori, vivaisti e operatori commerciali per definire gli obiettivi prioritari per approcci di ricerca finalizzata e coordinata, e percorsi di addestramento per le maestranze alla luce delle conoscenze più recenti e delle esigenze della produzione".


Daniele Tedeschi dell'Istituto di Ricerca Scientifica Etica Genobioma.

Daniele Tedeschi: "Le nuove tecnologie molecolari, le scienze omiche e l'epigenetica possono contribuire oggi a dare maggiori risposte al problema del mal secco in Sicilia, e non solo. Lo studio e la lettura del genoma delle piante suscettibili e resistenti è un passo per conoscere quali siano i geni responsabili della maggior protezione contro la malattia fungina. In particolare lo studio dei polimorfismi genetici contribuisce già oggi in diversi ambiti scientifici circa la possibilità di comprendere come la funzionalità di alcuni geni - e quindi di alcuni enzimi - sia diversa proprio in funzione della diversa rappresentazione genetica (la valutazione spesso, ancora oggi, è solo empirica attraverso l'osservazione diretta di piante con maggiore resistenza o meno). Una singola sostituzione di base (non una mutazione ma la normalità "trasmissibile" nei genotipi degli esseri viventi) corrisponde a una variazione amminoacidica codificante una proteina con maggiori o minori possibilità funzionali".

"Chitinasi e glucanasi in particolare - continua Tedeschi - sono due enzimi responsabili della capacità antifungina e la loro termoresistenza o meno, piuttosto che la loro capacità di azione (velocità) è legata a fattori appunto polimorfici. Lo studio dei polimorfismi genetici e quindi, con tecniche omiche quali metabolomica e trascrittomica, rende possibile selezionare piante in modalità meno empirica (che peraltro ad oggi non ha prodotto risultati degni di nota rispetto alla protezione contro il fungo)".


"Una selezione al mal secco non legata a modifiche genetiche e quindi a tecniche di ingegneria genetica - sottolinea Tedeschi - bensì a tecniche di studio e comprensione del meccanismo di maggior protezione già insito in alcune piante 'resistenti' non può essere replicata o innestata. Bisognerebbe conoscerne anzitempo la capacità funzionale nella lotta al fungo. Lo studio dei polimorfismi, peraltro, può fornire informazioni anche rispetto ad altre capacità genetiche funzionali come l'attività antivirale (anche i danni causati dal virus Tristeza degli agrumi (CTV) per esempio? Ndr). Inoltre, l'uso di cofattori (trofici specifici) a integrazione per l'attività di tali enzimi, come è già noto nei meccanismi epigenetici (metilazione ed acetilazione del DNA), porta alla maggior capacità funzionale in seno alla pianta e quindi all'aumento della attività antifungina specifica, da preferirsi peraltro alla introduzione esterna di fattori microbiotici che potrebbero in realtà modificare l'ambiente circostante".

"Una proposta di soluzione rapida può arrivare, in un sistema integrato di lotta al mal secco, anche dall'introduzione (o meglio dal potenziamento) della presenza di equiseto (Equisetum arvense) normalmente presente nel territorio ma che spesso subisce gli effetti negativi di erbicidi ed arbusticidi. L'equiseto ha un alto contenuto di silice e possiede chitinasi e glucanasi con elevata capacità funzionale, tanto da poter essere considerato un vero e proprio fungicida. I derivati della macerazione fungono da stimolante per la protezione delle piante colpite e possono contribuire alla prevenzione dell'attività fungina. In particolare, una campagna di diagnosi preventiva (metodiche Elisa ImmunoComb ed ImmunoStrip) e un'azione efficace con preparati di equiseto già in vivaio possono contribuire a prevenire l'evoluzione del fungo fin dall'inizio della filiera. E' auspicabile, inoltre, la compresenza della pianta di equiseto nei vivai e nei 'giardini' in un'azione integrata di lotta al mal secco".


Delfo Conti del Servizio Fitosanitario Regionale.

Delfo Conti del Servizio fitosanitario regionale ha citato il primo decreto di lotta obbligatoria al mal secco, risalente al regio decreto del 1929, successivamente aggiornato con un decreto di lotta obbligatoria (D.M. 17 aprile 1998), evidenziando come questa malattia vegetale ha un secolo di storia. Lo stesso ultimo decreto andrebbe rivisto per adeguarlo alle esigenze dei nostri giorni. Conti ha anche accennato alla problematica del materiale di propagazione, e quindi alla necessità di coinvolgere i vivai.


Nunzio Tuccitto docente presso il Dipartimento di Chimica dell'Università di Catania.

"Allo scopo di rilevare in maniera preventiva l'insorgenza della patologia prima che raggiunga uno stadio di eccessiva severità - sottolinea Tuccitto - oggi è possibile attuare un monitoraggio costante mappando le coltivazioni per mezzo di telecamere iperspettrali poste su droni opportunamente attrezzati. Presso il laboratorio LAMSUN al Dipartimento di Scienze Chimiche si sta attuando lo studio delle immagini acquisite su varie lunghezze d'onda per identificare preventivamente le piante 'indiziate' dove attuare immediatamente tutti gli opportuni interventi. Accumulando dati di grandi dimensioni sarà poi possibile applicare i più moderni metodi di big-data analysis aprendo la strada a imprevedibili prospettive in termini di ricerca e sviluppo in un campo di importanza così strategica"


Daiki è il robot presentato dell'ingegnere Maria Luisa Cinquerrui, in grado di segnalare varie patologie delle piante.

Maria Luisa Cinquerrui, fondatrice e amministratrice di Smartisland Group, startup innovativa in tecnologie di visione artificiale per l'agricoltura, ha presentato Daiki, un robot in grado di rappresentare un vero e proprio agricoltore virtuale in campo, capace dianalizzare attraverso dati fisici, chimici e visivi il ciclo biologico della pianta correlando tali informazioni a immagini multispettrali in grado di analizzare le variazioni di colore dei rami e delle foglie e quindi prevenire i sintomi di una malattia tipo il mal secco.


Carmelo Menta, penultimo in fondo a destra.

L'incontro si è concluso con l'intervento dell'ingegnere Carmelo Menta della ditta Tekne di Siracusa, il quale ha parlato delle potenzialità offerte dall'utilizzo dei Droni SAPR equipaggiati con camere nel visibile e nell'infrarosso termico o iperspettrale ad alta definizione. Ha ribadito che "malgrado la complessità dell'argomento in agricoltura, tali tecniche sono già utilizzate in altri settori quali quello civile e industriale. Con un corretto lavoro di gruppo e un approccio deterministico volto alla ricerca di una corretta metodologia, il loro uso consentirebbe la formazione di un database che, messo a disposizione degli studiosi esperti del settore, permetterebbe di risolvere in minor tempo la problematica attuale".