La Gdo crede di fare bene ma in realta' fa male
"I disciplinari di produzione - afferma il tecnico - consigliano l'alternanza dei principi attivi di contrasto e dei meccanismi d'azione per ottenere buoni risultati sulle principali fitopatie; mentre la Gdo impone l'uso di pochi principi attivi, senza poi preoccuparsi che l'uso ripetuto di pochi principi provoca resistenze. Usare solo 4 principi, ad esempio, causa assuefazione da parte dei patogeni e quindi minor efficacia dei trattamenti".
Altro concetto da parte del tecnico: al frutticoltore/orticoltore si chiede tanto ma non si dà quasi mai nulla in cambio. "La formulazione di molte etichette di presidi fitosanitari a volte è difficile e poco comprensibile anche per noi tecnici. Tra l'altro non è facile spiegarsi come mai, nonostante i disciplinari, durante la stagione si hanno tantissime deroghe per aggiustare il tiro, in media 50-60 l'anno".
Tutto il lavoro dell'agricoltore per soddisfare le pretese della Gdo andrebbe remunerato e non pagato meno. L'Unione europea tramite le regioni finanzia chi aderisce ai disciplinari di lotta integrata.
"Forse sarebbe meglio canalizzare parte di questi fondi - conclude - per valorizzare davvero le nostre produzioni ortofrutticole, creando un vero, unico marchio che contraddistingua, ad esempio, la pesca/nettarina. Per creare un brand non basta un bel nome, ma bisogna dimostrare sul serio una qualità maggiore rispetto alla massa indifferenziata. Se il marchio non corrisponde a una vera differenza percepibile al volo dal consumatore, è inutile".