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Emilia-Romagna: quali rischi dal vincolo dei 4 residui imposto dalla GDO tedesca sui prodotti ortofrutticoli?

E' stata pubblicata sul numero 3/2010 de L'Informatore Agrario un'analisi a cura di Floriano Mazzini del Servizio fitosanitario della Regione Emilia-Romagna in merito ai vincoli imposti dalla GDO tedesca (grande distribuzione organizzata) relativamente alle derrate ortofrutticole.

In anni recenti, infatti, sulla spinta delle polemiche innescate da alcune organizzazioni non governative, le catene di supermercati in Germania hanno deciso per una linea molto severa in materia di sicurezza alimentare, giungendo all'elaborazione di vincoli che risultano ben più stringenti rispetto alla stessa normativa europea vigente (regolamento Ce n. 396/05).



Nonostante l'armonizzazione, nel settembre 2008, delle norme in vigore nei diversi Paesi dell'UE sui cosiddetti LMR (livelli massimi di residui chimici ammessi sui prodotti ortofrutticoli), oggi la GDO tedesca respinge quelle derrate alimentari che, seppure in regola con i limiti fissati dalla legge, presentino:
1) un valore complessivo dei diversi residui superiore all'80% del massimo consentito (LMR)
2) un valore della dose acuta di riferimento (ARfD) superiore all'80% di quella ammessa per legge
3) un numero di residui chimici superiori a 4.

Secondo Floriano Mazzini, è proprio quest'ultimo parametro a risultare non soltanto del tutto arbitrario, ma potenzialmente foriero di maggiori rischi per la salute umana e per l'ambiente di quelli che intenderebbe prevenire. "Oltre che da un punto di vista strettamente tossicologico - scrive Mazzini - è opportuno valutare questo vincolo anche da quello fitosanitario, verificando ciò che tali richieste determinano nella fase produttiva e in particolare nella definizione delle strategie di difesa".

Il rischio maggiore, secondo Mazzini, è infatti quello di vanificare completamente la metodologia della Produzione a Lotta Integrata (tecnica sulla quale la Regione Emilia-Romagna rappresenta oggi un modello all'avanguardia), la quale mira, con strategie di difesa quali la confusione sessuale o l'impiego di insetti utili, a ridurre l'impatto dei trattamenti chimici, legandoli a determinate soglie di intervento e soprattutto alternando tra loro i principi attivi utilizzati, per scongiurare il verificarsi di fenomeni di resistenza a determinate sostanze da parte di fitopatie e parassiti.

In lotta integrata si impiegano 4-5, o al massimo 6 molecole a bassa tossicità, la cui residualità è di gran lunga inferiore a quella di 4 principi ripetuti. Un risultato ottenuto dopo anni e anni di sperimentazione e di esperienza acquisita sul campo, che la GDO non può ignorare.

Il vincolo dei 4 residui, invece, che "non ha alcun fondamento scientifico", come ricorda Mazzini, spinge ad effettuare un elevato numero di trattamenti cautelativi nelle fasi iniziali della produzione frutticola ("si ritorna quindi al secolo scorso, cancellando tutti i progressi tecnici fatti negli ultimi 30 anni", denuncia Mazzini), senza alcuna valutazione circa l'effettiva necessità degli interventi (mancando una verifica circa la presenza o meno dell'organismo dannoso e della sua entità) e con un utilizzo ripetuto delle stesse molecole, che rischia di condurre a una rapida perdita della loro efficacia.

"Costringere le aziende agricole a produrre con questo vincolo - sottolinea Mazzini - le espone al rischio di cerare rapidamente ceppi resistenti, pregiudicando la possibilità di proteggere adeguatamente le colture negli anni successivi e determinando un aumento dei costi di produzione. Quando si verificano questi fenomeni, inoltre, è necessario aumentare il numero dei trattamenti, con intuibili conseguenze negative per quanto riguarda i rischi a carico della salute umana e dell'ambiente".



Floriano Mazzini conclude giudicando negativamente questo pericoloso "standard" commerciale imposto dalla GDO tedesca, il quale "potrebbe attivare una deleteria corsa al ribasso, fino ad arrivare alla richiesta di prodotti a "residuo zero", obiettivo non solo impossibile dal punto di vista agronomico - perfino per le produzioni biologiche - ma non realistico, tenendo conto delle moderne metodiche analitiche, che riescono a riscontrare residui nell'ordine delle parti per bilione (ppb), che sono la millesima parte delle parti per milione (ppm) attualmente assunte come unità di misura per l'espressione degli LMR".

Mazzini si appella dunque a tutto il comparto tecnico-scientifico che si occupa della difesa fitosanitaria per sostenere, nelle diverse sedi tecniche, scientifiche e istituzionali, l'irresponsabilità di queste richieste che, ribadisce Mazzini, "non solo rischiano di compromettere le nostre produzioni ortofrutticole di eccellenza, ma possono determinare effetti negativi sulla salute e sull'ambiente".

Per maggiori informazioni:
Floriano Mazzini
Servizio fitosanitario della Regione Emilia-Romagna
fmazzini@regione.emilia-romagna.it