Ieri 9 aprile 2024, la Corte di Cassazione ha riconosciuto il diritto a un produttore di uva pugliese alla libera distribuzione del raccolto ottenuto dalla coltivazione di una varietà tutelata da brevetto estero, in conformità al diritto comunitario. Una sentenza storica dopo una lunga battaglia legale, in cui il produttore aveva prevalso in primo grado per poi cedere il passo, in secondo grado, al titolare del brevetto.
In Puglia, circa il 40% della produzione di uve apirene è detenuto da cinque multinazionali, che oltre a incassare royalties chiedono (chiedevano, ormai dovremmo dire) agli operatori di vendere l'uva solo a determinate catene di distribuzione. Giovanni Francesco Stea, assessore regionale nonché importante produttore di uva da tavola, ha dichiarato a norbaonline.it: "I frutti che noi produciamo con passione e con amore si potranno commercializzare liberamente, senza contratti capestri che, fino a oggi, hanno reso gli agricoltori solo dei mezzadri a vita".
Un viticoltore pugliese commenta a FreshPlaza: "Penso che sia giusto un ritorno al libero mercato per i produttori. Riconoscere le royalties alla pianta è sacrosanto, ma la strategia adottata dalle multinazionali, nota come formula Club, effettivamente restringe la competizione e favorisce la formazione di monopoli dannosi. Questa pratica risulta particolarmente nociva per i piccoli produttori, che si ritrovano esclusi dai circuiti principali".
E il produttore di uva da tavola sottolinea: "Sarebbe vantaggioso proseguire la lotta per eliminare il contributo annuo, spesso richiesto come percentuale sul fatturato aziendale, imposto dalle multinazionali alla produzione".