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Pietro Cernigliaro di Andmi

"Tanti mercati? Non sempre è negativo"

"Il nostro Paese può godere di una capillarità del presidio agroalimentare diffusa sul proprio territorio, capillarità che, se finora poteva essere considerata come un limite allo sviluppo dei volumi commercializzati, adesso può essere invece valorizzata come fattore di promozione del made in Italy e di eccellenza logistica nella distribuzione alimentare". Lo afferma Pietro Cernigliaro, presidente di Andmi (Associazione dei direttori dei mercati all'ingrosso) nel replicare a una dichiarazione del ministro Lollobrigida, secondo il quale in Italia ci sono troppi mercati.

Continua Cernigliaro: "Si tratta quindi di indicare delle priorità: se consideriamo la rete "primaria" come quella costituita dai 15 mercati che servono le rispettive Aree Metropolitane e ad essa aggiungiamo la rete "di adduzione" dei mercati territoriali che servono le restanti 100 provincie italiane, allora possiamo produrre un valido modello conosciuto come "hub & spoke" la cui strategicità è testimoniata dai numerosi esempi di buone pratiche presenti nella letteratura specifica del settore".

"La sfida è quella di coinvolgere la rete dei mercati territoriali che favoriscono la valorizzazione delle produzioni tipiche locali soprattutto fresche e congiungerli con i mercati di consumo in Italia ed all'estero. Allo stesso tempo la rete primaria troverebbe nelle funzioni di logistica ultimo miglio, distributiva, di prossimità e di raccolta e presentazione delle eccellenze del nostro Paese quei vantaggi legati ad una mutualità di relazione. Digitalizzare e decarbonizzare quindi utilizzando le ampie risorse messe a disposizione del mercato dal PNRR".

L'eliminazione dei "piccoli" mercati locali sull'altare di una presunta industrializzazione ed efficientamento del sistema, "può produrre il disastro di una rete primaria senza una rete distributiva, concentrando le produzioni e la presenza sui mercati nazionali ed internazionali ai soli "grandi" operatori economici in grado di monopolizzare con le proprie forze esclusive la promozione, commercializzazione e distribuzione dei prodotti mettendo così di fatto fuori gioco le nostre eccellenze sul territorio".

E Cernigliaro si interroga anche sul futuro di Andmi: "L'insieme di queste considerazioni ci ha indotto ad effettuare un ripensamento sostanziale e formale del ruolo della nostra associazione. Non più semplice "Osservatorio", ma organismo rappresentativo di quella numerosa schiera di mercati, soprattutto piccoli e medi, la cui presenza sull'intero territorio nazionale consente la valorizzazione dei prodotti tipici locali e che, interfacciandosi con la rete distributiva tradizionale, la gastronomia e l'agriturismo, consente la tutela e lo sviluppo dell'economia dei singoli territori: aspetto questo importantissimo, specie in questa fase storica che evidenzia i pericoli di una mondializzazione dei commerci a scapito delle piccole entità economico-sociali".

"Come peraltro dimostrato anche dalle manifestazioni di protesta del settore agricolo in essere in Italia e in altri Paesi europei in questi giorni. Da qui un rapido percorso per coinvolgere tutti voi nei prossimi giorni per fare il punto sul ruolo e le funzioni della nostra associazione, in piena collaborazione con il MASAF" conclude il presidente.