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Ormai pare sfumata l'ipotesi di salvare la stagione del trasformato

Pomodoro: Ferrara Food e Copador, due giganti tristi

Fino alla data del 30 marzo 2017, tardo pomeriggio, non vi sono novità di "salvezza" per i due giganti del pomodoro trasformato miseramente arenatisi nelle secche di debiti e investimenti sbagliati. Ovviamente a rimetterci sono agricoltori e operai che vedevano nella stagione una possibilità lavorativa importante.

 

Copador (della provincia di Parma) ha in pole-position un paio di possibili acquirenti. Si fanno i nomi di Casalasco e Mutti. Se una delle due realtà stringerà l'accordo, forse si riuscirà a salvare almeno in parte la stagione, magari seminando il minimo consentito per dare possibilità all'impianto di lavorare.

Più complicata la situazione di Ferrara Food. L'impianto, nuovissimo, può essere definito l'unico vero stabilimento nato dopo la riconversione di uno zuccherificio dismesso a seguito degli accordi europei che hanno tolto all'Italia un intero comparto per non dare nulla in cambio, se non milioni di euro agli industriali.



Nelle scorse settimane avevamo già affrontato il problema dei 5.500 ettari di pomodoro da industria a rischio (cfr FreshPlaza del 23/02/2017), sottolineando la gravità di una situazione che è deleteria per migliaia di persone.

Intanto Le Op hanno comunicato all'Organizzazione interprofessionale le stime delle produzioni del 2017. Si tratta di quel famoso tetto che, se superato, costerà una penale da 20 euro/tonnellata. Ma state pur certi che nessuno sforerà, a costo di lasciare i pomodori nei campi e usarli come fertilizzante dopo una bella aratura.