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Rossella Muroni, Presidente Legambiente

Serve una regolamentazione specifica per il simultaneo impiego di piu' principi attivi sul medesimo prodotto

Come ogni anno, ieri è stato presentato a Roma il rapporto di Legambiente sulla contaminazione da fitofarmaci dei prodotti ortofrutticoli e trasformati, ottenuto dall'elaborazione dei dati raccolti dalle analisi sulla contaminazione da fitofarmaci nei prodotti ortofrutticoli e trasformati, realizzati dalle Agenzie per la Protezione Ambientale, Istituti Zooprofilattici Sperimentali e ASL.

Dal rapporto è emerso che la percentuale di frutta, verdura e prodotti trasformati fuorilegge (cioè con almeno un residuo chimico che supera i limiti di legge) è minima. Eventuali rischi dovuti ai casi di contaminazione multiresiduale dei prodotti alimentari devono ancora essere comprovati scientificamente.

Occorre valutare meglio gli effetti dell'impiego di insetticidi, fungicidi, erbicidi in termini di perdita di biodiversità, di riduzione della fertilità del terreno, di accelerazione del fenomeno di erosione dei suoli. Tra le sostanze attive più frequentemente rilevate sono emerse: il Boscalid, il Penconazolo, l'Acetamiprid, il Metalaxil, il Ciprodinil, l'Imazalil e il Clorpirifos.

E' bene sottolineare che i benefici per la salute associati al consumo di frutta e verdura sono ormai ben noti e dimostrati da numerosi studi pubblicati su riviste scientifiche internazionali, mentre ad oggi non abbiamo informazioni scientifiche sufficienti circa l'impatto sulla salute e sull'ambiente derivante dalla presenza di residui 'nella norma' su frutta e verdura. Cosa che pertanto non autorizza a diffondere allarmismi.



Secondo il dossier di Legambiente, nonostante la crescente diffusione di tecniche agronomiche sostenibili, l'uso dei prodotti chimici per l'agricoltura in Italia rimane significativo. Se questo dato viene unito alla piccola percentuale di campioni non regolari, si può ipotizzare che i produttori utilizzino in modo corretto i fitofarmaci, il cui impiego dipende dalle condizioni climatiche che sono sempre più mutevoli e dal fatto che le malattie e gli insetti dannosi si diffondono sempre più velocemente; per cui le colture vengono protette con queste sostanze nell'attesa di definire una strategia di difesa eco-sostenibile efficace.

L'Italia si colloca al terzo posto in Europa nella vendita di pesticidi (con il 16,2%), dopo Spagna (19,9%) e Francia (19%), piazzandosi però al secondo posto per l'impiego di fungicidi: questi dati confermano che l'impiego di fitofarmaci si riscontra laddove c'è una produzione vegetale importante; infatti i tre Paesi citati sono i principali produttori europei di ortofrutta. Inoltre va segnalato che le aziende biologiche sono in aumento e che comunque anche quelle non biologiche seguono i disciplinari di produzione integrata per un'agricoltura più sostenibile.

"Lo studio presentato oggi - ha dichiarato la presidente di Legambiente Rossella Muroni - evidenzia in modo inequivocabile gli effetti di uno storico vuoto normativo: manca ancora una regolamentazione specifica rispetto al problema del simultaneo impiego di più principi attivi sul medesimo prodotto. Da qui la possibilità di definire "regolari", e quindi di commercializzare senza problemi, prodotti contaminati da più principi chimici contemporaneamente se con concentrazioni entro i limiti di legge. Senza tenere conto dei possibili effetti sinergici tra le sostanze chimiche presenti nello stesso campione sulla salute delle persone e sull'ambiente. Eppure le alternative all'uso massiccio dei pesticidi non mancano. La crescita esponenziale dell'agricoltura biologica e delle pratiche agronomiche sostenibili sta dando un contributo importante alla riduzione dei fitofarmaci e al ripristino della biodiversità e alla salute dei suoli".

Dossier completo: www.legambiente.it/contenuti/dossier/stop-pesticidi-2017