Il mercato tedesco del biologico continua a crescere
La cosa non può certo sfuggire, ad esempio passeggiando per Dusseldorf. La città tedesca, dove si è tenuta la conferenza, pullula di negozi bio, proprio come in altre della nazione. L'attenzione per il segmento del biologico è alta e, cosa forse più importante, è ancora in crescita.
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1.000 ettari di coltivazione biologica
Westhoff Bio ha cominciato con 60 ettari e ha deciso alla fine degli anni '80 di passare al biologico, arrivando alla superficie attuale di 1.000 ettari. L'azienda coltiva diverse varietà di brassicacee, patate, carote e barbabietole. Nel 2010 è stata predisposta la prima serra (4 ettari) e l'anno scorso se ne è aggiunta un'altra da 6 ettari. Quest'ultima al momento è in fase di transizione e dal 2017 produrrà verdure biologiche in serra.
Westhoff Bio ha anche un'azienda di surgelati e una di compostaggio. Carstens ha spiegato come si riescono a tenere in equilibrio tutti questi flussi: il commercio viene suddiviso in base alle vendite di prodotti freschi e surgelati, come le verdure invendibili e il trifoglio venga destinato al compostaggio, che riceve il calore del centro di surgelamento, mentre l'anidride carbonica prodotta viene convogliata nella serra.
È prevista una crescita futura?
Negli ultimi 25 anni Carstens ha visto aumentare l'attenzione verso il biologico e prevede che la fine di questo trend sia ancora lontana. In questo senso è rilevante anche il fatto che la conversione al bio per un'azienda dura a lungo, minimo due anni. "La produzione viene adeguata alla richiesta crescente".
Negli ultimi anni, nelle vicinanze del vivaio Westhoff si è verificato un costante passaggio al biologico. Carstens ha detto: "Sono popolari soprattutto le colture più semplici, come le carote; i broccoli, coltivazione più rischiosa, vengono scelti un po' meno".
Regionalità versus biologico?
Secondo Carstens c'è anche un aspetto negativo. La provenienza regionale dei prodotti è un tema sempre più importante sul mercato tedesco. "Il nostro stato federale è troppo piccolo per la nostra produzione biologica. Produrre in altre zone non è sempre un'opzione; ci sono, infatti, determinate aree che sono più adatte di altre. Da noi coltivare in maniera biologica è possibile". Come si risolve questo problema? Da un lato comunicando in maniera attiva: dichiarare sempre chiaramente la provenienza. Ma l'origine è solo un elemento.
Il biologico nella filiera
Alla conferenza la crescente domanda di prodotti biologici è stata osservata anche dal punto di vista della filiera. Sarah Scharbert di Rewe ha parlato delle tendenze importanti per il settore bio: prodotti di IV gamma e a portare via, per esempio, ma anche un ritorno alle basi con insalate e frullati. "Ovviamente mangiare naturale e sano è diventato sexy". E poi c'è anche il cambiamento nei consumi: meno carne e più verdure è un tema importante. "I consumatori vogliono sapere cosa mangiano e da dove vengono gli alimenti".
Incoraggiare il biologico
La presentazione di Scharbert è stata integrata da quella di Johannes von Eerde, sempre del Gruppo Rewe. Dai dati si può vedere che non solo la spesa per il biologico è in aumento, ma anche che negli ultimi due anni è in crescita la quota ortofrutticola. E sulla base delle tendenze nominate da Scharbert, Von Eerde vede possibilità per una crescita ulteriore. Per questo motivo l'azienda è attiva soprattutto in convenience e digitalizzazione, ricercando concept di marketing e provando a fare di più per le necessità dei clienti.
"Ma anche tramite una profilazione migliore - secondo Von Eerde - Non si può rimanere negli stereotipi. Il biologico entrerà sempre di più nello stile di vita odierno".
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