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Settore pataticolo: presentata una risoluzione al Governo

A seguito dell'azione di UNAPA (Unione Nazionale Associazioni Produttori Patate) rivolta ad attivare politiche di settore indispensabili per una regolazione del mercato e prevenire crisi che ciclicamente coinvolgono il settore pataticolo, lo scorso 12 settembre 2016 la maggioranza di governo - tramite l'on. Giorgio Zanin - ha presentato una risoluzione in Commissione Agricoltura.

Tale atto impegna il Governo:
  • ad attivare urgentemente le azioni previste dal piano nazionale per il settore pataticolo finanziato sin dal 2012 con circa 3 milioni di euro, in particolare nelle seguenti aree di intervento:
    a) lotta alle principali problematiche fitosanitarie (elateridi, tignola della patata, epitrix specie di nuova introduzione, nematodi a cisti) e fisiopatie (maculatura ferruginea);
    b) sviluppo di uno specifico progetto di ricerca genetica e verifica dei risultati attraverso la realizzazione di campi sperimentali;
    c) azioni specifiche per la tracciabilità dell'origine delle patate con l'impiego della tecnica degli isotopi;
    d) avvio di un programma di informazione al consumatore in materia di sicurezza alimentare;
  • a proporre, in occasione della riforma di medio termine della politica agricola comune, l'inserimento della patata nella lista dei prodotti che possono beneficiare di aiuti accoppiati sulla base dell'articolo 52 del regolamento dell'Unione europea n. 1307/2013, così come già previsto dall'articolo 68 del regolamento dell'Unione europea n. 73/2009;
  • ad assumere iniziative per rafforzare i rapporti di filiera attraverso il riconoscimento di A.O.P. nazionali previste dal regolamento dell'Unione europea n. 1308/2013;
  • a costituire un osservatorio economico nazionale della patata che, attraverso l'analisi degli andamenti produttivi in Europa e in Italia, sia in grado di fornire agli operatori del settore utili elementi per definire al meglio le strategie commerciali.
L'importanza delle patate in Italia
Nel nostro Paese, la coltura costituisce la produzione orticola più diffusa e importante dopo il pomodoro, con circa 50.000 pataticoltori, un investimento di 55-60.000 ettari, una produzione intorno a 1,5-1,6 milioni di tonnellate, una produzione lorda vendibile di circa 700-800 milioni di euro per le patate da consumo e 100 milioni di euro per le patate da industria.

La diffusione della coltivazione in tutte le regioni d'Italia consente la raccolta e la disponibilità per il consumo di prodotto fresco per circa 9 mesi l'anno, mentre nel resto d'Europa la raccolta si esaurisce in due mesi. La coltivazione ha un elevato costo di produzione, oltre 8.000 euro a ettaro, che in Sicilia raggiunge 10-11.000 euro (per il costo del seme, la preparazione del terreno, nuove tecniche di irrigazione per ridurre il consumo idrico).



Il consumo di patate in Italia si attesta intorno a 2,2-2,3 milioni di tonnellate l'anno, soddisfatto oltre che con la produzione nazionale, con un'importazione di circa 700mila tonnellate di tuberi da consumo fresco e circa 150mila tonnellate di prodotto destinato all'industria, a prezzi molto variabili da un anno all'altro, in relazione agli investimenti effettuati nei Paesi fornitori; la dipendenza dalle importazioni può influire, spesso negativamente, sulla capacità di programmazione degli operatori nazionali, con prezzi all'origine più bassi per i coltivatori.

Fino alla riforma della politica agricola comune (regolamento dell'Unione europea 1308/2013), il settore pataticolo è stato l'unico comparto produttivo non regolamentato da una specifica organizzazione comune di mercato, e quindi non ha beneficiato di alcun sostegno comunitario; per evitare crisi di mercato gli Stati membri sono intervenuti con aiuti nazionali. In Italia, fin dal 1988, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha utilizzato risorse nazionali per avviare due interventi strategici: l'accordo interprofessionale per le patate destinate alla trasformazione industriale e lo stoccaggio privato per il prodotto, destinato al mercato del fresco. Questi due interventi hanno consentito di diversificare gli investimenti nel corso degli anni e di mantenere in equilibrio il mercato, salvaguardando il reddito degli operatori del settore.

In particolare, l'accordo interprofessionale per l'industria, concordato e sottoscritto dalle parti con continuità dal 1988 fino al 2015, ha permesso di aumentare il rifornimento delle industrie con patate italiane da 47.000 tonnellate fino a 200mila tonnellate nel 2011; la crescita del settore ha permesso di specializzare alcune aree del Paese verso una pataticoltura da industria (Piemonte, Lombardia, Veneto, Lazio, Abruzzo, Calabria), limitando le importazioni ai periodi di minore produzione nazionale (gennaio-marzo). Tutto ciò è stato possibile con interventi mediamente di 6 milioni di euro l'anno, che rappresentavano appena lo 0,8% della produzione lorda vendibile del settore stimata in 1 miliardo di euro.
Data di pubblicazione: