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Quali prodotti ortofrutticoli hanno resistito agli anni della crisi dei consumi?

Per la frutta e la verdura di produzione italiana, il mercato interno è ancora quello principale, se si considera che le esportazioni valgono solo il 30% del totale. Per questo, la contrazione dei consumi innescatasi dopo gli anni Duemila è un fenomeno che si è negativamente riflesso sull'intero settore. Anche se ci sono eccezioni e prodotti che si sono mossi in netta controtendenza.

E' quanto emerso dalle slide presentate dalla direttrice del CSO-Centro Servizi Ortofrutticoli di Ferrara, Elisa Macchi, in occasione dell'incontro dal titolo: "Per promuovere ortofrutta e salute, Sfrutta la Sagra" presso Ferrara Fiere (cfr. articolo correlato).



Guardando ai dati Gfk (rielaborati dal CSO) relativi ai consumi domestici di ortofrutta nel periodo che va dal 2000 al 2013, si nota una prima netta flessione fino al 2005, seguita da una blanda stabilità e un nuovo declino dal 2011 al 2013.

Le percentuali sono impietose. Il volume, espresso in tonnellate, passa da 9,52 milioni nel 2000 a 7,95 nel 2005 (-17%), per arrivare a 7,58 mln ton nel 2013, con un -20% di consumi rispetto al Duemila. Il questo quadro, i consumi di frutta hanno visto un declino complessivo del 18%; quelli di ortaggi un crollo del 23%.


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Negli anni della crisi, dunque, le famiglie italiane hanno considerato "sacrificabili", insieme ad altri beni, proprio frutta e verdura, nonostante la scarsa incidenza di questi prodotti sulla spesa annua ("parliamo di circa 50 euro/mese", osserva Macchi, ribadendo che il rapporto beneficio salutistico/prezzo dovrebbe invece favorire i consumi ortofrutticoli).

Per fortuna, a partire dal 2014 si assiste a una inversione di tendenza che, come dichiarato dalla stessa Macchi, "lascia ben sperare". Dopo il minimo storico del 2013, infatti, i consumi italiani di ortofrutta sono risaliti nel 2014 (+5% rispetto al 2013) e nel 2015 (+2% rispetto al 204), tornando a 8,15 milioni di tonnellate.


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I prodotti in controtendenza

Non tutti gli ortofrutticoli hanno seguito lo stesso andamento negativo nel periodo 2000-2013. E' il caso di: frutti di bosco, kiwi, albicocche, fragole, meloni, radicchi (i cui dati sono disponibili solo dal 2006) e prodotti di IV gamma e biologici.

Elisa Macchi conclude: "Si tratta di tutte specie che presentano un elevato grado di innovazione e promozione. Pur negli anni della crisi, quindi, il consumatore ricerca i prodotti che hanno saputo parlare e di cui può cogliere il valore. Siamo di fronte a un consumatore più attento, che va reso ancora più consapevole informandolo sull'elevato valore benefico del consumo di frutta e verdura, sulla qualità offerta, la gamma varietale, le caratteristiche e la salubrità delle produzioni".