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Cosa mangeremo in futuro? In aumento i vegani e l'attivita' di foraging

Se l'Expo di Milano ci ha indirizzato verso cibi futuristici alternativi e verso i primi stock di alimenti a base di insetti, non dovrebbe meravigliarci affatto sentir parlare di "orgoglio vegan", "formaggio" Vegorino Romano o iniziative di foraging - l'attività di raccogliere vegetali o parti di essi adatti al nutrimento umano in ambienti incontaminati come spiagge, boschi, alta montagna, foreste.

Stile vegetariano e vegan
Più di quattro milioni e mezzo di Italiani hanno abbandonato la carne e il pesce (6%) o rifiutano tutti i prodotti animali (3%): a seguire norme etiche e regole salutiste sono soprattutto giovani e donne.

Come già indicato dal Rapporto Coop 2015 (cfr. FreshPlaza del 07/09/2015), la popolazione italiana è attenta a quel che mangia, tant'è che il 45% dichiara di seguire uno stile alimentare. E, in fatto di stili alimentari aumenta, il numero di persone disposte a rinunciare tout court a questo o quel prodotto. Un italiano su 10 è vegetariano, mentre il 2% della popolazione si dichiara vegana.


Fonte: Eurisko-Tre Valli 2015

L'ultima indagine Eurisko racconta chi sono i vegani: vivono soprattutto nel Nord-Ovest (36%), abitano in grandi città (13%), occupano posizioni dirigenziali (25%) e sono donne (58%) tra i 45 e i 54 anni (28%), spesso in possesso di una laurea (17%). E se il veganesimo non è più una religione, è comunque importante per chi decide di sceglierlo avere la certezza di quel che acquista.

Una delle ultime novità è il Vegorino Romano che sarà presentato il 10 ottobre al Palazzo dei Congressi di Roma. Come dichiarato da Roberta Bartocci, vegcoach e biologa nutrizionista esperta in alimentazione e nutrizione a base vegetale, si tratta del primo alimento stagionato vegetale, crudo, fermentato con probiotici di calcio e magnesio, alternativo al formaggio pecorino.

E nel Regno Unito gli studenti universitari si sono resi conto che la scelta vegan non solo è positiva per l'ambiente, per gli animali e per la salute, ma che fa anche risparmiare. Nel Paese, infatti, le alternative vegan-friendly nei supermercati e nei ristoranti sono sempre più disponibili e meno costose rispetto ai piatti a base di carne.

Foraging
Iniziativa che sta prendendo sempre più piede. Ma se si pensa che sia una novità, non lo è: è una pratica che risale agli albori dell'umanità, quando raccogliere i frutti della natura era la primordiale forma di sostentamento.

Oggi un po' ovunque fioriscono corsi ed eventi, club, forum online, pagine Facebook dove discutere e confrontarsi sulle proprietà, ad esempio, del lichene islandico (espettorante), delle foglie di betulla (drenanti), della mora artica (anti-age) o del rabarbaro alpino (digestivo).



Secondo Valeria Margherita Mosca, direttrice di Wood*ing ma prima di tutto forager e chef, il concetto di foraging veicola messaggi importanti in termini di sostenibilità ambientale e tutela. "Raccogliere i frutti da sé significa riportare il contatto con la terra e con la fatica nella nostra esistenza e, anche se fatto solo sporadicamente, questo potrebbe comunque aiutarci a ristabilire una consapevolezza concreta delle materie di cui ci nutriamo e della loro origine".

L'esperta sottolinea inoltre che il cibo selvatico è molto più ricco di minerali, vitamine e nutrienti rispetto a quello coltivato. "L'ortica, ad esempio, ha 25 volte più vitamina C rispetto alla lattuga coltivata. L'abete rosso 8 volte più di un limone".

Per i forager, quello attuale è il periodo più importante in quanto si possono ancora raccogliere le parti verdi, quindi erbe e foglie degli alberi, e radici. Ad esempio è tempo di prugnolo, sorbo, cinorridi di rosa canina, faggiole, radici di bardana e tarassaco, tra gli altri.

Elaborazione FreshPlaza su fonte repubblica.it e panorama.it