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Asparago Verde di Altedo IGP: i massimi esperti del settore si sono confrontati con tecnici e produttori

di Rossella Gigli - Chief editor/Manager FreshPlaza.IT

Lo scorso venerdì 15 maggio 2015, in occasione della 46ma edizione della Sagra dell'Asparago Verde di Altedo (prodotto a marchio IGP-Indicazione Geografica Protetta dal 2003) si è svolta presso l'Auditorium di Altedo una tavola rotonda, organizzata da Comune di Malalbergo e Consorzio di tutela e rivolta a tecnici e produttori.



L'incontro ha visto la partecipazione di due dei massimi esperti di asparagicoltura: Agostino Falavigna, noto genetista e costitutore delle principali varietà coltivate in Italia (per il suo intervento leggi l'articolo correlato) e Cristian Befve, uno dei principali guru al mondo per questo ortaggio. I lavori sono stati introdotti e moderati da Luciano Trentini, il quale dal canto suo ha analizzato la situazione produttiva e commerciale dell'asparago a livello nazionale e internazionale, delineando scenari, prospettive e sfide.


Il tavolo dei relatori, da sinistra a destra: Franco Foschi, Luciano Trentini, Gianni Cesari, Monia Giovannini, Cristian Befve e Agostino Falavigna.

I saluti iniziali sono stati affidati a Monia Giovannini, Sindaco di Malalbergo, Comune che aspira a diventare "verde" in termini di attenzione alla ecosostenibilità e alla tutela dell'agricoltura; insieme a lei, il presidente del Consorzio di Tutela dell'Asparago Verde di Altedo IGP, Gianni Cesari, il quale ha ricordato che sono ben 56 i Comuni ricompresi nell'area dell'Indicazione Geografica Protetta.



Il Sindaco Monia Giovannini e il presidente del Consorzio, Gianni Cesari.

Le conclusioni, per le quali era previsto l'intervento di Valtiero Mazzotti, sono state affidate invece a Franco Foschi (nella foto qui sotto), responsabile del servizio produzioni vegetali dell'Assessorato all'agricoltura della Regione Emilia-Romagna.



Egli ha anticipato ai produttori le misure di sostegno all'agricoltura regionale che saranno pubblicate a breve.


Foto sopra: la sala. Foto sotto, il momento ufficiale del taglio del nastro inaugurale della Sagra dell'Asparago, alla presenza anche del Sindaco di Mesola e di Gianni Bonora, presidente dell'Associazione Amici dell'Ortica e promotore della tavola rotonda.



Il contesto internazionale e nazionale
Nel mondo, la produzione di asparago tende a diminuire: si è passati da 1,3 milioni di tonnellate nel 2000 a solo 900mila nel 2013. Il panorama mondiale è dominato dall'America, che rappresenta circa la metà di tutta la produzione (45,6%), mentre l'Europa detiene una quota sul totale del 25,7%; l'Asia ha visto un drastico calo delle produzioni (in specie, in Cina è diminuito l'asparago da consumo fresco); di scarsissimo rilievo, infine, le produzioni in Africa e Oceania.

Mappa: la produzione di asparago di asparago (in %) per continente (prodotto fresco) Fonte: FAO/USDA - clicca qui per un ingrandimento.

Nella classifica dei principali paesi produttori per il periodo 2008-10, l'Italia figurava al sesto posto, con 42.000 tonnellate, preceduta da Perù (con 325.000 ton, in forte aumento dalla media 2000-02), Cina (260.000 ton, in drastico calo), Germania (94.400 ton, in crescita), Messico (65.000 ton, in crescita) e Spagna (47.800 ton, in forte diminuzione rispetto alla media 2000-02, ma con una netta ripresa negli anni successivi al 2008). I primi cinque paesi produttori detengono una quota del 75% sull'offerta complessiva.

Per quanto riguarda il nostro Paese, gli ettari coltivati sono ufficialmente 6.300, ma le stime ufficiose parlano invece di 7.000. In generale, la produzione italiana è rappresentata per l'80% da prodotto verde, destinato al consumo fresco.


Mappa: i principali areali produttivi di asparago in Italia. (Fonte: elaborazione CSO su dati Istat). Si noti come la Campania abbia investito prevalentemente in serra; una soluzione colturale che presto potrebbe diventare la norma.

In particolare, in Emilia-Romagna - come ha sottolineato il relatore Luciano Trentini, le superfici produttive si sono drasticamente ridotte nel volgere degli ultimi venti anni (dai 5.585 ettari del 1984 ai 4.658 del 2014): a questo fenomeno hanno contribuito diversi fattori, quali le problematiche fitosanitarie, l'invecchiamento degli agricoltori e la scarsa disponibilità di manodopera, gli elevati costi di investimento e di gestione del prodotto, oltre a una scarsa propensione all'innovazione.

Non va inoltre dimenticato che, a differenza di altre tipologie di ortaggi, l'asparago italiano è un prodotto molto stagionale, con un'offerta che si concentra nel trimestre aprile-giugno. Pertanto, mentre i consumi aumentano e si destagionalizzano, in Europa (come in Italia) si è sempre più propensi a favorire le importazioni, con un'elevata competizione sul mercato. "Negli anni '80 e '90 eravamo quasi da soli sul mercato - ha sottolineato Trentini - mentre oggi non è più così. Per questo serve maggiore efficienza".


Luciano Trentini.

Tanto più che, sul fronte dei consumi, l'asparago detiene quote risibili di spesa (solo lo 0,52% degli acquisti di ortaggi) e di penetrazione (38%) tra le famiglie italiane; segno che esistono ancora enormi spazi di crescita. Ma come valorizzare meglio questo prodotto? "Le idee le abbiamo - ha concluso Trentini - ma devono essere condivise da tutti gli operatori del settore. Servono infatti nuove varietà e tecniche di produzione, nuovi mercati da esplorare e forme di finanziamento, come anche nuove forme organizzative". Sempre che l'Italia voglia avere ancora un futuro in questo settore... (cfr. intervento di Agostino Falavigna nell'articolo correlato).

Sperimentare su tutte le variabili in gioco è vitale
Estremamente preziosa si è configurata perciò la ricca e documentata testimonianza del guru degli asparagi, Cristian Befve, il quale lavora come consulente per il 75% di tutta l'asparagicoltura mondiale, vale a dire in tutti i principali paesi produttori. Cosa che lo porta a viaggiare praticamente per tutto l'anno.


Un momento della relazione di Cristian Befve, coadiuvato per la traduzione in Italiano da Luciano Trentini.

Befve, che ha relazionato in francese con la traduzione da parte di Luciano Trentini, ha presentato le innumerevoli sperimentazioni che si stanno conducendo in diversi importanti areali del mondo su ogni possibile variabile agronomica e colturale, meccanica e chimica, in grado di difendere l'asparago dai mutamenti climatici e ottenere produzioni di livello premium a costi ottimizzati.

Una parte dei risultati ottenuti in questi anni era stata già presentata da Befve in occasione di un convegno tematico svoltosi lo scorso 23 settembre 2014 in anteprima della fiera Macfrut (cfr. FreshPlaza del 24/09/2014). Nell'occasione della tavola rotonda ad Altedo, l'esperto ha mostrato ulteriori risultanze che derivano dalla pratica della lavorazione profonda del terreno in fase di pre-impianto, dall'uso di concimazioni mirate, dall'impiego di film e tunnel protettivi. Ha esaminato i limiti dei macchinari per la raccolta automatizzata e i pro di quelli per la raccolta assistita. Ha calcolato i risparmi ottenibili dall'applicazione di un mix di tecniche, compresi l'aumento della distanza tra le file, le coltivazioni interfila, la baulatura del terreno, l'irrigazione a goccia, il controllo meccanico delle erbe infestanti e/o dei parassiti, l'impiego del pirodiserbo, e molto altro.



Il quadro che se ne ricava è che sulla coltivazione ottimale dell'asparago c'è ancora moltissimo da fare, ma se l'obiettivo è quello di ridurre i costi, aumentare le rese e ottenere turioni di maggior calibro e qualità, allora non c'è da perdere un solo minuto per impegnarsi a farlo!