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I vantaggi che derivano dall'aumentare la distanza tra i filari

"Christian Befve: "Quanti risparmi sulla coltivazione di asparagi grazie a quel metro in piu' "

Desideriamo dare un particolare rilievo all'intervento di Christian Befve durante il convegno di ieri, 23 settembre 2014, dedicato all'asparago e che ha costituito l'anteprima di Macfrut (vedi news correlata). Befve è un consulente internazionale per quanto riguarda quest'orticola, tanto da essere considerato un guru del settore.

"Voglio essere provocatorio" ha esordito in apertura del suo intervento che ha illustrato le esperienze realizzate in giro per il mondo con coltivazioni di asparagi allargate: "Ampliare la distanza tra i filari può dare ottimi risultati" ha spiegato. Così, se normalmente i filari vengono piantati a 2 metri l'uno dall'altro, Befve si è fatto un'idea, dati alla mano, che siano ben maggiori i vantaggi che si ottengono piantandoli a 3,3 metri o poco più.


Christian Befve (nella foto), durante l'intervento di ieri, a Cesena Fiera.

"In Cile – ha spiegato – dove abbiamo usato questa tecnica piantumando 36mila piante, siamo passati negli anni da una resa di 4,5 tonnellate per ettaro, a 7,6, per poi passare a 11 e a 14 tonnellate per ettaro, con una raccolta di 34,5 chili all'ora. Molto più che nei campi standard."

"Passare – ha ripreso Befve - dai 2 metri tra un filare e l'altro ai 3,3 fa sì che la lunghezza del filare scenda di 2 chilometri per ettaro piantato. Questo si ripercuote sugli investimenti, che calano di circa 1.000 euro per ettaro. Così se hai 100 ettari risparmi 100mila euro; il doppio se usi teli plastici come coperture. Con più spazio, quindi più aria e più luce, la pressione fitosanitaria di insetti e malattie crolla del 30%; insieme a lei diminuisce l'uso di pesticidi e fungicidi, per un risparmio di circa 30mila euro per ettaro."

Nei primi anni non c'è una differenza di resa tra un sistema e l'altro: la differenza arriva dopo perché, come ha spiegato Befve, "con il sistema a 2 metri, il massimo di produzione si ha nel terzo e quarto anno; con i 3,3 metri invece è spostato in avanti di 2 anni, allungando la vita della pianta da 10 a 12 anni e passando così da una media di 72mila chili per ettaro raccolti a circa 103mila. Peraltro si ottengono calibri più grossi, potendo così spuntare prezzi migliori."

Ma forse il vero risparmio del sistema a 3,3 metri viene dalla minore manodopera impiegata: calcolatrice alla mano, il consulente internazionale ha spiegato il perché. "Con i 2 metri, ogni ettaro ha filari per 5 chilometri, che scendono però a 3 nel caso a 3,3 metri, risparmiando così 2 chilometri di cammino per ettaro. Dovendo percorrere meno strada, c'è un risparmio del 25% sul costo del personale e raddoppia l'efficacia della raccolta. E' un modo per facilitare il lavoro e questo si ripercuote sui costi finali del prodotto. Questa per me è la base: produrre a basso costo, di qualità e in modo salutare."

Ma, oltre alla distanza tra i filari, Befve ha suggerito anche qualche altro accorgimento, come quello relativo all'uso delle sostanze organiche. "Vanno concentrate – ha spiegato – perché mettendole in superficie, il terreno cresce di 3 centimetri all'anno e in breve avrete un impianto vecchio. Mettendole in profondità, il livello crescerà solo di 0,5 centimetri all'anno, perché le radici sono attratte verso il basso, dove ci sono i nutrienti. Più si va in fondo e più cresce la massa radicale. Nei Paesi Bassi e in Germania esistono macchine apposta, per spingere le sostanze organiche in profondità, a 1,10-0,90 metri; certo è che simili macchine costano, anche 100mila euro l'una!"