Ager Melo: un progetto allargato a genomica e qualita' post raccolta
Il progetto che ha visto coinvolte quattro università (Bologna, Milano, Padova e Udine), Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige (TN) e CReSO di Cuneo ha però realizzato una vera e propria "cassetta degli attrezzi" da cui i tecnici e i frutticoltori più attenti potranno attingere per migliorare la propria attività di coltivazione nel futuro. Questo il leit motiv delle relazioni del convegno conclusivo di domani pomeriggio al Palazzo della Ricerca e della Conoscenza della Fondazione Mach.
"I marcatori molecolari messi a punto nella parte di genomica del progetto - afferma Lorenzo Berra del CReSO di Cuneo - saranno utilissimi molto presto, per indirizzare la selezione di nuovi genotipi verso quelli che recano i caratteri di interesse, che si potranno individuare con anni di anticipo rispetto alle tecniche, pur avanzate, di cui disponiamo oggi". Le novità più interessanti del breeding oggi riguardano selezioni a polpa rossa, di grande interesse salutistico, oltre che per costituire un ideotipo di frutto nuovo, che potrebbe attrarre i consumatori, o selezioni che sono naturalmente in grado di "autodiradarsi", provocando la cascola di numerosi frutticini, facilitando il controllo della carica dei frutti.
Proprio il controllo della produzione in tempo reale, iniziando dalla valutazione del carico di frutti in post-diradamento è uno dei cavalli di battaglia del progetto, che ha dedicato risorse alle tecniche di gestione precisa del frutteto. "Il frutticoltore avrebbe la possibilità di controllare ed eventualmente modificare in tempo reale le proprie tecniche colturali, in primis diradamento e irrigazione, sfruttando le possibilità offerte dalla frutticoltura di precisione - afferma Luca Corelli Grappadelli dell'Università di Bologna - ma manca ancora una cultura che ponga il frutto, e la sua performance di crescita, al centro del processo". Il frutto, insomma, come elemento diagnostico della bontà di tutto il complesso delle attività di coltivazione. "Poter capire se il frutto cresce bene, mentre cresce, è la miglior garanzia della bontà delle tecniche di coltivazione adottate".
La qualità post-raccolta è un altro dei settori su cui si è concentrato il progetto, cercando di realizzare un ponte tra quanto avviene prima e dopo la raccolta. "La qualità post-raccolta si fa largamente mentre il frutto è ancora sulla pianta. Questo ormai vecchio assunto - spiega Guglielmo Costa, dell'Università di Bologna - è stato rivisitato in Ager Melo con tecnologie innovative di misura, che legano la qualità del frutto, misurata in modo non distruttivo in campo, e la formazione fruttifera su cui quel frutto si è sviluppato".
Altre indagini hanno riguardato la possibilità di monitoraggio dell'evoluzione della maturazione in conservazione, in modo da riuscire a capire quando una cella ha raggiunto la qualità ottimale per avviare le partite alla vendita.