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USA: via libera all'immissione in commercio della mela OGM Arctic, che non imbrunisce

Il governo americano ha dato il definitivo via libera alla prima mela geneticamente modificata, chiamata Arctic, che non diventa scura quando tagliata o grattugiata. La notizia si è guadagnata le pagine del New York Times, perché si tratta di uno dei pochi frutti freschi geneticamente modificati (GM) approvati (insieme alla papaya) e perché, come sempre, le reazioni sono state molto accese.

La vicenda ha avuto inizio nel 2010, quando la piccola società biotech Okanagan Specialty Fruits di Summerland, nella Columbia Britannica – e quindi non uno dei colossi che di solito intraprendono questo lungo iter – ha chiesto alla Food and Drug Administration (FDA) di esaminare i dossier di due varietà, la Granny Smith e la Golden Delicious, alle quali era stato modificato il genoma. I dossier sottoposti alla FDA riguardano la sicurezza per le altre coltivazioni di frutta, ossia l'assenza di rischio contaminazioni non volute delle coltivazioni non OGM da parte di quelle OGM.

I test che riguardano la sicurezza per l'uomo e gli animali non sono solitamente richiesti dalla FDA. L'azienda stessa, tuttavia, sta portando avanti i suoi test sulla salute umana, come sempre effettuati internamente e su base volontaria, e volti a dimostrare la sicurezza e l'equivalenza nutrizionale delle mele Arctic rispetto alle cugine con il DNA originario. A oggi i dati mostrano che le mele GM non costituiscono un pericolo né per l'uomo né per le altre mele, che non rischiano la contaminazione.

Nel frattempo, però, sono state lanciate delle consultazioni pubbliche on line, come sempre accade in questi casi, aperte a tutti, e i membri del comitato della FDA hanno dovuto analizzare oltre 175.000 commenti, per lo più negativi. Uno dei principali argomenti contro riguardava la reale utilità di queste mele, che risolvono esclusivamente un problema estetico. Tuttavia, secondo i sostenitori favorevoli, questo comportamento delle mele naturali è all'origine dello spreco di enormi quantità di materia prima, che non viene per esempio utilizzata nelle industrie perché soggetta a imbrunimento.

Alcuni dei responsabili del marketing del settore, poi, si sono detti preoccupati circa le possibili reazioni negative del mercato, anche perché, a quanto sembra, la frutta porterà la scritta "geneticamente modificata" e il marchio dell'azienda, che dovrà indicare sul sito tutte le caratteristiche. Inoltre non vedono molte possibilità di penetrazione di mercati come quello europeo, che rifiutano i vegetali GM.

E' presto per dire se il progetto della Okanagan, sostenuto da 45 finanziatori anonimi, avrà successo: per il momento nella prossima primavera verranno piantati circa 20.000 alberi in quattro siti differenti, che daranno, se tutto va bene, tra i 2 e i 5 quintali di mele nell'autunno del 2016, cioè una quantità assai modesta, ma sufficiente, forse, per distribuire dei campioni ai supermercati di una vasta area; la produzione su larga scala potrebbe essere disponibile a partire dal 2017.

Secondo molti gruppi ambientalisti si tratta di una distorsione del mercato dalle conseguenze ignote, e sia McDonald che Gerber hanno già dichiarato di non essere interessati, almeno per il momento.
Data di pubblicazione: