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Di Rossella Gigli

Psicosi Ebola: niente strette di mano in fiera a Madrid?

Credo che molti operatori del settore ortofrutticolo si siano ritrovati a pensare per un momento, magari di sfuggita, alle conseguenze della preoccupante notizia circa il primo contagio da Ebola in Spagna, proprio a Madrid, a pochi giorni dalla fiera Fruit Attraction.

Mentre il cosiddetto "paziente zero" individuato negli Stati Uniti perdeva la sua lotta contro il virus, sono diventate quattro le persone ricoverate all'ospedale madrileno Carlo III-La Paz per il rischio di infezione, dopo il primo caso di un'infermiera contagiata a seguito dell'assistenza prestata a due missionari deceduti per Ebola. L'infermiera costituisce il primo caso europeo di questa malattia; e infatti la Commissione UE ha chiesto "chiarimenti" al governo spagnolo per individuare la falla nel suo sistema sanitario che ha permesso il contagio del virus.

Secondo quanto riferito dall'organizzazione Medici senza Frontiere, l'attuale epidemia di Ebola è scoppiata a marzo in Africa Occidentale e, da allora, i tassi di contagio sono raddoppiati ogni tre settimane. Si tratta della peggiore epidemia di Ebola della storia.

Il virus apparve per la prima volta nel 1976 simultaneamente a Nzara, in Sud Sudan, e a Yambuku, nella Repubblica Democratica del Congo. L'ultimo caso di quell'anno venne registrato in un villaggio vicino al fiume Ebola, da cui la malattia ha preso il nome.

Il serbatoio naturale del virus Ebola sembra essere un tipo di pipistrello o altri animali che vivono nella foresta. Non accade spesso che le persone contraggano il virus dal contatto con animali infetti. Ma una volta contagiate, si ammalano gravemente e possono trasmettere l'infezione ad altri esseri umani.

L'Ebola non è però come l'influenza. Non ci si può ammalare sedendo accanto a una persona malata sull'autobus. Le persone si ammalano perché hanno accudito un familiare o un paziente malato e sono venute a contatto con sangue, secrezioni e altri fluidi biologici infetti. L'epidemia può diffondersi anche nelle strutture sanitarie, quando manca un adeguato controllo delle infezioni e le condizioni igienico-sanitarie sono insufficienti. I sintomi possono manifestarsi da 2 a 21 giorni dopo il contatto, con un picco tra il settimo e il quattordicesimo giorno dal contatto.

Non esiste al momento un trattamento specifico o un vaccino che abbia un'efficacia testata sugli esseri umani e sia stato registrato per l'utilizzo sui pazienti.

Qual è il rischio che il virus si diffonda in Europa o in altri paesi sviluppati?
Secondo quanto riferiva Medici senza Frontiere qualche settimana fa, la possibilità che Ebola potesse diffondersi nei Paesi europei era giudicata estremamente remota. "La malattia si manifesta con gravi sintomi che obbligano il malato a letto e ne impediscono gli spostamenti. I sistemi di controllo italiani ed europei sono ottimi - scriveva l'organizzazione sul suo sito web - nell'ipotesi remota che un caso arrivasse fino a noi, sarebbe immediatamente isolato e curato in ospedali di buon livello con adeguati sistemi di controllo delle infezioni e il rischio di diffusione sarebbe scongiurato."

Nel frattempo, in attesa di comprendere gli sviluppi del fenomeno e nella speranza che l'Africa, dopo essere stata la culla dell'Umanità non ne divenga anche la tomba, ci scuserete se non vi stringeremo la mano in fiera.