"Roberto Chiesa (Flli Romagnoli): "Per le patate l'Italia scontera' anche gli effetti dell'embargo russo"
A questo proposito, FreshPlaza ha interpellato Roberto Chiesa, direttore commerciale dell'azienda F.lli Romagnoli: "L'attuale situazione del mercato patate - afferma - è solo in parte condizionata dai surplus di offerta di prodotto sul mercato comunitario. Chiarito che l'Italia non ha mai esportato patate verso la Russia - cosa che invece ha interessato in quota le produzioni nord europee, Olanda, Germania e Polonia in testa - quest'anno produrremo comunque 1,5 milioni di ton, a fronte di consumi per circa 2 milioni. Dati assolutamente nella media degli ultimi anni, ad esclusione della campagna 2013 che ha visto la produzione nazionale attestarsi a poco più di 1,3 milioni di tonnellate. Saremo quindi obbligati ad acquistare su altri mercati."
"Secondo i dati Ismea Eurisko 2011 - prosegue Chiesa - i flussi delle patate fresche in Italia sono all'incirca così distribuiti: 60.000 ton (30%) verso la Grande distribuzione organizzata e la Distribuzione organizzata, 60.000 ton (30%) per il canale Horeca, 40.000 ton (20%) per i canali tradizionali, 20.000 ton (10%) verso l'industria (a cui vanno sommate circa 30.000 ton importate come semilavorato e surgelato) e altre 20.000 ton (10%) di perdite per sfridi, cali o scarti."
"La Gdo e la Do sono sempre più orientate verso la private label certificata e, quindi, sempre meno agiscono sul libero mercato. La produzione è in larghissima misura contrattualizzata ancora prima delle semine. L'importazione interessa maggiormente altri canali che spesso sono quelli dove diventa difficile un vero controllo perché la merce subisce processi di trasformazione."
"Tra tutte le zone produttive italiane - aggiunge il direttore commerciale dell'azienda bolognese - l'Emilia-Romagna è quella che più di altre ha subito le bizze del meteo. Le piogge, che hanno interessato l'intero periodo della raccolta tra luglio e agosto, hanno deteriorato in parte la qualità, con incremento di prodotto fuori calibro e di scarto in genere; le rese/ettaro sono aumentate, portando un incremento della produzione lorda di circa un 20%. E' importante parlare di produzione lorda perché, alla fine, il netto vendibile di qualità - e per fortuna la qualità c'è anche quest'anno - non sarà poi tanto superiore alla media delle passate campagne".
Tutte le altre aree con prodotto tardivo, Veneto, Piemonte, Lombardia, Lazio e Abruzzo, anche se con qualche distinguo, non hanno registrato raccolti record e, secondo Chiesa, il problema dell'attuale situazione viene da lontano, dalle produzioni novelle di Sicilia, Puglia e Campania, quindi nulla a che vedere con l'importazione di prodotto estero.
Quando sono arrivate le produzioni del nord, il mercato si trovava già depresso, con quotazioni della materia prima tendenti allo zero e, soprattutto, intasato di ortaggi concorrenti a prezzi stracciati, tanto che le patate per lungo tempo sono state il prodotto più costoso per il consumatore. Questa situazione - abbinata alla contemporanea disponibilità di patate da diverse zone di produzione (il clima ha favorito l'anticipo delle maturazioni al Sud) e al progressivo calo dei consumi (che nel periodo gennaio-luglio 2014 ha segnato un -6% a volume sullo stesso periodo 2013) - ha fortemente depresso le quotazioni della materia prima, fino a un -55/60% rispetto al 2013. In questo scenario, va aggiunta una situazione economica italiana che tutto fa, tranne che stimolare i consumi.
"Il sistema ortofrutticolo italiano - spiega Chiesa - non è mai riuscito ad affrontare i problemi con lo spirito di chi vuole veramente andare a fondo delle questioni. Mi hanno insegnato che, quando le cose vanno bene, bisogna ragionare sugli strumenti per fronteggiare, o quantomeno limitare, le annate negative che nel nostro settore hanno carattere ciclico. Invece i vari Tavoli di confronto sono stati attivati solo quando i buoi erano già scappati. Esempi ne abbiamo tanti, ma quello più eclatante è rappresentato dal comparto pesche/nettarine. Sono anni che rappresenta uno spauracchio, poi è sufficiente un'annata di prezzi remunerativi e tutto passa nel dimenticatoio. Per poi riapparire alla successiva crisi."
"Il sistema Patata Italia, o quel che resta, deve smettere di fronteggiarsi solo sul prezzo. In questo modo non si va da nessuna parte - conclude Chiesa - A Bologna abbiamo tre esperienze virtuose - l'Accordo Quadro per la cessione delle patate da consumo, la Patata di Bologna Dop e Selenella - eccellenze uniche da trasmettere alle altre aree produttive italiane, per arrivare a parlare di prodotto e di produzione e per garantire livelli qualitativi e produttivi di eccellenza, e quindi di reddito, alle aziende produttrici, vero patrimonio del sistema. Basta con le propagande demagogiche sulla produzione di vicinato e su politiche autarchiche: mentre in Italia si discute sul nulla, il resto d'Europa produce idee e strategie."
Intanto, questa mattina a Bologna ci sarà la Borsa Patate che, tra mille difficoltà, tenterà di fissare un acconto per le aziende agricole.
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