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Bruxelles nutre seri dubbi sui dati presentati dalla Polonia

ULTIM'ORA: la Commissione europea sospende le misure di emergenza per frutta e verdura

La Commissione europea ha annunciato di aver sospeso le misure di emergenza introdotte dopo l'embargo russo per frutta e verdura deperibile a causa di "un aumento sproporzionato di richieste per alcuni prodotti".

Secondo un'agenzia Ansa, Bruxelles nutre seri dubbi sul fatto che i dati presentati dalla Polonia siano realistici. "La decisione è stata presa - spiega infatti la Commissione europea - per evitare di compromettere l'efficacia delle misure di emergenza e stabilizzare i mercati di quei prodotti in tutti gli Stati membri colpiti dall'embargo. Bruxelles si impegna quindi a presentare a breve uno schema di intervento più mirato ed efficiente, tenendo in considerazione quanto è avvenuto".

I dati sono eclatanti. E sospetti. I produttori polacchi avrebbero reclamato l'87% dei fondi destinati a sostenere tutti i produttori comunitari di ortofrutta deperibile. Solo per cetrioli e cetriolini le richieste polacche sono pari al 487% dell'export annuale di tutta l'Unione europea verso la Russia! Stesso trend per cavolfiori e broccoli (il 286% delle esportazioni annuali UE per la Russia). Per i cavoli si raggiunge il 231% dell'export UE verso Mosca e persino le richieste per i peperoni equivalgono al 62% della produzione annua della Polonia.

Il commissario uscente Ciolos assicura che la Commissione europea rimane impegnata a sostenere quei produttori che hanno improvvisamente perso un importante mercato a causa delle sanzioni russe.

Per le misure introdotte il 18 agosto scorso l'UE aveva messo a disposizione 125 milioni di euro per interventi su 14 prodotti ortofrutticoli (pomodori, carote, cavoli, peperoni, cavolfiori, broccoli, cetrioli e cetriolini, funghi, mele, pere, prugne, frutti di bosco, uva da tavola e kiwi).

"Pazzesco quello che sta succedendo - dichiara a FreshPlaza Davide Vernocchi, presidente del settore ortofrutticolo di Fedagri-Confcooperative - Nel 2011 la Commissione europea stanziò 210 milioni di euro per gestire la crisi di mercato dovuta al contagio da Escherichia Coli su un pacchetto di prodotti molto più limitato (cetrioli, pomodori, lattughe, indivie ricce e scarole, zucchine e peperoni dolci, NdA). Già le risorse messe a disposizione in questa occasione sono molto risicate rispetto al numero elevato di prodotti, ma sospenderle sarebbe gravissimo. E con quali tempi di attesa, poi?".

"Non solo la Polonia ha fatto richieste che assorbirebbero quasi il 90% delle risorse messe a disposizione - continua Vernocchi - ma, oltretutto, per gli agricoltori polacchi, che sostengono costi di produzione più bassi dei nostri, le indennità di ritiro sono molto più vantaggiose che per i produttori di altri Paesi membri, tra cui appunto l'Italia".

"La notizia del blocco degli aiuti UE è sconcertante - commenta Vincenzo Falconi, direttore di Italia Ortofrutta unione nazionale - Sapevamo che ci sarebbero stati Paesi che avrebbero tentato di ingigantire le loro posizioni, ma quanto accaduto va oltre ogni previsione. Chiediamo un'attenta verifica della situazione di ciascun Stato membro e di rivedere i criteri di attribuzione degli aiuti".

"Vanno riequilibrati i prezzi di ritiro dei prodotti - conclude Falconi - a seconda degli effettivi prezzi di mercato degli stessi nei diversi Paesi, altrimenti avremo chi preferirà ricorrere ai fondi comunitari invece che provare a collocare i prodotti in commercio. Serve un'uniforme applicazione delle regole. Per ora non vogliamo comunque cedere all'allarmismo: se il blocco significa una fase di attesa e di riflessione sull'equità delle misure previste, ben venga".