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L'Asia Centrale si rivela un granaio vuoto per la Russia

Il rublo raggiunge un nuovo minimo

Le sanzioni occidentali sembrano aver avuto molteplici effetti sull'economia russa. Lunedì scorso il valore del rublo ha raggiunto una quotazione minima rispetto al dollaro, mentre gli investitori internazionali preferiscono valute più stabili. Inoltre le nazioni dell'Asia Centrale sembrano aver reagito con un po' troppo entusiasmo al boicottaggio russo delle merci occidentali: hanno annunciato più volte di voler incrementare significativamente le loro esportazioni, ma la realtà si è rivelata essere più complicata; nessuno è in grado di incrementare l'export in così breve tempo. Nel frattempo, il ministro israeliano Shamir rimane ottimista sulle opportunità che l'embargo ha generato per il suo paese; secondo il ministro, oltre a prodotti agroalimentari, Israele è in grado di fornire alla Russia anche le tecniche per sviluppare una coltivazione domestica.

Il rublo perde di valore
La battaglia economica tra Russia e Occidente ha conseguenze dirette per la posizione del rublo russo, che sta perdendo di valore. Lunedì scorso, il rublo ha raggiunto un nuovo minimo rispetto al dollaro: 38 a 1, cioè l'1,3% in meno. A causa delle sanzioni economiche e finanziarie dell'Occidente verso Mosca, la valuta ha perso di attrattiva e gli investitori preferiscono monete più stabili, come il franco svizzero e lo yen giapponese.


Andamento del rapporto Rublo/Euro dal settembre 2009 al settembre 2014.

Il Cremlino vorrebbe promuovere il rublo a cosiddetta "valuta di riserva", prospettiva piuttosto lontana con un tasso di cambio così in declino. Una valuta di riserva (o valuta dell'ancoraggio) è una valuta che è tenuta in quantità significative da molti governi e istituzioni come componente delle loro riserve di divise estere. Euro e dollaro sono le due più grandi. Il prerequisito più importante per trasformare la moneta in valuta di riserva è la stabilità dell'economia del paese più grande nel quale viene utilizzata quella moneta. Inoltre, il governo russo sta programmando di chiudere più accordi commerciali in rubli, in modo da limitare la dipendenza dal dollaro nel contesto del commercio globale.

Le sanzioni sono delle "grandi opportunità" per Israele

La Russia, come noto, è alla ricerca di nuovi fornitori per i prodotti vietati; Israele, da parte sua, sta cercando nuovi mercati. Il fatto che Israele possa trarre beneficio dall'embargo non è una novità; tuttavia, le dichiarazioni rilasciate ai media russi dal ministro israeliano Yair Shamir suonano interessanti. Il ministro ha infatti definito il boicottaggio come una grande opportunità per Israele. Shamir prevede anche che il commercio tra le nazioni continui anche dopo il boicottaggio, "è più economico, più stabile e non ci sono implicazioni politiche." Inoltre, Israele non risponderà alle richieste di supporto alle sanzioni da parte dell'Europa. "Ricordate che, recentemente, l'UE ha imposto sanzioni anche su di noi. Ci hanno boicottato e vogliono che Israele non aiuti altri. Non possono farlo." In ogni caso, Israele ha molto di più dei soli prodotti da offrire ai russi. La nazione vuole anche fornire conoscenze e tecnologie, aiutando i russi a realizzare linee di produzione per diventare autosufficienti.

La crescita di esportazioni dall'Asia Centrale non ha solo risvolti positivi
In risposta all'embargo, molte nazioni si sono lanciate in piani ambiziosi che prevedevano l'incremento delle esportazioni di ortofrutticoli in Russia. Putin in persona ha invitato le ex repubbliche sovietiche ad esportare di più, ma questa crescita ha anche un rovescio della medaglia. In primo luogo, gli esperti avvisano che il boicottaggio rimarrà in vigore per un anno; un periodo piuttosto breve. Ci si chiede pertanto se i paesi confinanti con Russia saranno in grado di incrementare la produzione domestica con così poco preavviso.

Inoltre, l'incremento delle esportazioni mette maggiormente sotto pressione il mercato domestico dei singoli paesi, cosa che potrebbe provocare un incremento dei prezzi. Tra le stesse nazioni dell'Asia Centrale non mancano infatti anche molte critiche al riguardo. L'espansione del settore agricolo richiede tempo ed è incerto se gli esportatori rinunceranno alle altre loro relazioni commerciali per dedicarsi alla Russia per un anno intero.

E poi c'è la bassa qualità dei prodotti: i Russi vogliono davvero questo? Infine, alcune di queste nazioni non producono abbastanza per soddisfare la loro domanda interna e stanno importando da nazioni come Pakistan e Afghanistan.

Il potenziale è presente, in ogni caso. Durante il periodo sovietico, in alcune di queste nazioni il settore agricolo era ben sviluppato. Il Tagikistan, per esempio, era un importante produttore di prodotti agricoli, anche se si tratta di tempi molto lontani.

Testo e traduzione FreshPlaza. Tutti i diritti riservati.
Data di pubblicazione: