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Assemblea Fruitimprese: la crisi e' l'ultima chiamata per il cambiamento

"Io non spero in una ripresa: perché il nostro Paese è come un malato convalescente sotto cura antibiotica. Se oggi la interrompesse a metà, il rischio di una ricaduta sarebbe ancora peggiore. Non siamo ancora pronti ad uscire dalla crisi." Con queste parole Mario Guidi, presidente di Confagricoltura e coordinatore di Agrinsieme, ha sorpreso la qualificata platea di imprenditori ortofrutticoli riuniti in occasione della 65ma Assemblea nazionale Fruitimprese, svoltasi ieri, 7 maggio 2014, a Roma, presso il Grand Hotel Plaza.



"Se sapremo rispondere all'esigenza di cambiamento che ci viene dalla crisi - ha sottolineato Guidi - allora potremo portare a piena espressione il nostro potenziale. Per farlo, tuttavia, dobbiamo muoverci tutti in una stessa direzione, anche rinunciando a qualcosa e facendo emergere le buone idee, a prescindere da qualunque appartenenza politica. Serve far marciare gli interessi particolari coerentemente con quelli generali. E invece fino ad oggi abbiamo visto un Paese non all'altezza delle sue imprese agricole, penalizzate da visioni minimaliste. Basti pensare che l'impianto della nuova PAC-Politica agricola comunitaria è stato praticamente deciso senza di noi!"


Mario Guidi e Marco Salvi.

Sebbene il tema dell'incontro annuale di Fruitimprese fosse: "Imprese e mercato: analisi, previsioni, prospettive", il filo conduttore degli interventi che si sono susseguiti è stato proprio quello della crisi come opportunità, della difficoltà come sfida, anche a testimoniare la "resilienza" del settore agricolo in generale (e di quello ortofrutticolo in particolare) e cioè la capacità di resistere alla congiuntura sfavorevole, pur nell'esigenza di allacciare un nuovo e più proficuo dialogo con le istituzioni e con i partner commerciali.


Il tavolo dei relatori. Da sinistra: Roberto Della Casa, Nazario Battelli, Attilio Romita (moderatore), Mario Guidi, Marco Salvi (affiancato da Pietro Mauro, dipendente Fruitimprese).

Così, nella relazione di apertura di Roberto Della Casa, docente presso il polo di Forlì dell'Università di Bologna, i casi di studio su come si possa migliorare il potenziale di vendita degli ortofrutticoli nei supermercati attraverso l'adozione di accorgimenti apparentemente banali e a costi contenuti, ha inteso rovesciare la percezione che il commercio ortofrutticolo sia irto di ostacoli.



"Il fatto che oggi il consumatore sia disincantato - ha sottolineato il relatore - e che di fatto si limiti ad acquistare soltanto lo stretto necessario, può costituire una grande opportunità per il settore ortofrutticolo, il quale non ha mai avuto a disposizione grandi budget per farsi pubblicità."


Un momento dell'intervento di Roberto Della Casa.

Quello che conta è infatti la capacità di guardare al punto vendita non come a qualcosa di estraneo (se non di ostile) alla produzione, ma come al vero campo di battaglia nel quale si gioca la conquista del consumatore. In un contesto dove tutto è mutato e nel quale per esempio la crescita del canale discount ha appiattito le differenze con le catene di iper e supermercati, l'offerta ortofrutticola deve essere in grado di comprendere sempre meglio le esigenze e le segmentazioni della domanda, per procedere a sua volta ad una segmentazione che abbia mercato.


Nel grafico: come sono aumentate le quote di vendita del kiwi giallo, semplicemente inserendolo a scaffale accanto a quello verde. In Italia, infatti, il kiwi giallo in certi punti vendita non si trova nemmeno, perciò molti consumatori non sanno proprio che esiste... chiaro che poi "non si vende"!

A sua volta, Nazario Battelli, presidente della organizzazione interprofessionale Ortofrutta Italia, ha rivendicato i risultati che, nonostante palesi impedimenti come il fatto di lavorare a budget zero, di aver mutato continuamente interlocutore al Ministero dell'Agricoltura, nonché di dipendere dai tempi spesso imponderabili della politica, sono stati recentemente conseguiti: come l'impulso alla nuova normativa sull'uso del cosiddetto "pastazzo" degli agrumi, la soluzione alla coesistenza tra OI nazionali e OI Pera territoriale Emilia-Romagna, l'accordo interprofessionale kiwi 2013-2014, quello sui succhi da agrumi del 2014, l'intesa di filiera Uva da Tavola e una promozione istituzionale per pesche e nettarine nazionali.


Nazario Battelli nel corso del suo intervento.

Marco Salvi, presidente Fruitimprese, dopo aver passato in disamina i dati relativi alla bilancia commerciale ortofrutticola italiana e ai prodotti maggiormente performanti in esportazione e importazione, ha ribadito: "Anche nel 2013 abbiamo contribuito a sostenere l'economia nazionale, garantendo occupazione e generando esportazioni. Se è vero però che siamo leader per talune produzioni, ciò non sempre coincide con una leadership di mercato."


Marco Salvi.

Le ragioni per questa discrepanza sono state ben analizzate da Salvi: elevati costi sostenuti dalle imprese (manodopera, energia, trasporti, elevata imposizione fiscale, eccessiva burocrazia), mancanza di armonizzazione fitosanitaria all'interno della stessa UE (vedasi caso etossichina per le pere), sottoutilizzo di risorse e strumenti già potenzialmente presenti (OI ortofrutta, dati sulle produzioni nazionali).



"Quello che il settore chiede è di essere parte attiva nelle decisioni e nelle strategie a livello politico. Il semestre europeo può costituire una grande occasione, a patto di coinvolgere le imprese nella neo-costituita 'cabina di regia' per l'internazionalizzazione."


Il viceministro Andrea Olivero e Marco Salvi.

Le parole di Salvi sono giunte proprio in concomitanza con l'arrivo, ai lavori dell'assemblea, del viceministro delle Politiche agricole, forestali e alimentari, Andrea Olivero, il quale ha riconosciuto che se l'Italia non attuerà ora un radicale cambiamento, rischierà di rimanere per sempre fuori dagli scenari futuri.

"Uno degli errori di prospettiva più clamorosi degli ultimi anni - ha sottolineato il viceministro - è stato quello di non prendere in adeguata considerazione il settore agricolo. La parola 'agricoltura' è stata praticamente assente per almeno tre Leggi di Stabilità, prima di quella attuale. E invece, in questi anni di crisi, l'unico settore ad aver tenuto si è dimostrato proprio quello agroalimentare."


Andrea Olivero.

Diverse le azioni e i progetti in campo, ha illustrato il viceministro, per rimediare agli errori del passato: la discussione in materia di PAC, la semplificazione e l'efficientamento del sistema dei controlli, iniziative per favorire l'avvio di nuove imprese, un migliore accesso al credito, misure di sostegno concreto alle aziende che operano nella legalità, azioni per promuovere l'export, investimenti in ricerca e formazione.

Come ultima notazione, Olivero ha ricordato la grande opportunità costituita da EXPO 2015, ma ha anche avvertito: "Se ne faremo solo una colossale vetrina, diventerebbe la più costosa e inutilmente lunga fiera campionaria di sempre. Così come sarebbe un errore circoscriverla alla città di Milano. Quello che serve ed è qualificante in una Esposizione Universale degna di questo nome è la strategia, la visione, lo slancio verso il futuro. E' in questi termini che dobbiamo ragionare e discutere, interrogandoci su quale prospettiva italiana vogliamo presentare e diffondere nel mondo."