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Report si interroga sul destino delle patate francesi in Italia

A seguito della ricezione di un plico anonimo, la Redazione della nota trasmissione di inchiesta televisiva Report (RaiTre) si è interrogata sul destino delle patate francesi importate in Italia nella puntata di ieri sera, 28 aprile 2014.

Il nostro Paese, infatti, non è autosufficiente per quanto attiene l'approvvigionamento di patate e deve quindi ricorrere alle importazioni (circa 6 milioni di quintali l'anno). Buona parte di questa merce ha origine francese, come confermato da alcune ditte intervistate nell'occasione del reportage televisivo, nonché dallo stesso Jean-Luc Gosselin, direttore generale del CNIPT, il comitato interprofessionale francese del settore pataticolo.

Gosselin ha dichiarato ai microfoni di Report che la Francia possiede l'autorizzazione all'impiego di determinati agrofarmaci nella coltivazione delle patate che non sarebbero invece autorizzati in Italia. "Il problema (fitosanitario) esiste e se la truffa esistesse (cioè se patate di origine francese fossero vendute come di origine italiana, NdR) - essa sarebbe estremamente grave", ha sottolineato Gosselin.

La questione sta nel fatto che, secondo Report, quasi la totalità delle patate che si trovano in commercio nei supermercati reca in etichetta la dicitura "origine Italia", quando è matematicamente certo che sui 21 milioni di quintali di tuberi consumati in Italia soltanto 15 milioni sono coltivati e raccolti qui da noi.



La trasmissione, tuttavia, ha voluto mettere molta (forse troppa) carne al fuoco, inserendo nel ragionamento e nel tentativo di ricostruzione dei fatti vicende tra loro slegate e ancora tutte da verificare, contestualizzare e comprendere. Come ad esempio la recente accusa di tentata frode in commercio avanzata nei confronti dell'azienda bolognese Romagnoli.

Lo scorso 9 dicembre 2013, nel corso di alcuni controlli di routine, la Forestale aveva sequestrato un carico di patate dirette allo stabilimento di Molinella di proprietà dell'azienda, in quanto i tuberi, di provenienza francese, erano accompagnati dalla bolla del fornitore nella quale si indicava invece un'origine italiana della merce.

"Si è trattato di un semplice errore documentale da parte del fornitore - ha spiegato a FreshPlaza Giulio Romagnoli - ossia di una banale inversione nelle bolle di carico di due distinte spedizioni di merce italiana e francese." Su questa vicenda è comunque in corso un'indagine di cui sarà bene attendere gli esiti.

La trasmissione ha tirato in ballo anche l'azienda Antonio Covone che, nella sua figura di intermediario tra esportatori francesi e importatori italiani, avrebbe gioco facile - secondo Report - nel riconfezionare la merce sfusa francese come italiana. Il titolare, tuttavia, ha negato decisamente queste procedure, così come gli acquirenti che si avvalgono della ditta.

Ascoltati nell'ambito della trasmissione anche alcuni responsabili delle catene Conad (Andrea Artoni) e Coop (Claudio Mazzini), i quali entrambi hanno ribadito l'origine italiana del prodotto posto in vendita presso i negozi delle rispettive catene e l'applicazione di tutti i controlli del caso per garantire la tracciabilità del prodotto. Report ha tuttavia insinuato l'esistenza di presunte regalìe o di un illecito scambio di favori tra fornitori di patate e buyer.

Per quanto riguarda la domanda finale della trasmissione sulla ragione per cui sarebbero rimasti invenduti 50.000 quintali di patate immagazzinate negli areali di produzione del bolognese, bisognerebbe capire meglio, tanto per fare un esempio, lo stato qualitativo e di conservazione dei tuberi di cui si parla, nonché il loro grado di spendibilità commerciale e/o la loro destinazione. O dobbiamo concludere che qualcuno stia volutamente danneggiando i produttori italiani?