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Frutta in guscio: l'analisi della filiera italiana condotta da Ismea

Secondo uno studio condotto da Mario Schiano lo Moriello, della Direzione Servizi di mercato dell'istituto pubblico Ismea, il settore italiano della frutta in guscio nel 2012 incideva per lo 0,5% sull'agricoltura nazionale e per l'1% sull’industria di trasformazione.

La produzione di frutta in guscio, sempre nel 2012, ha raggiunto le 208.601 ton, di cui 102.300 (pari al 49% del totale), di nocciole in guscio, 93.000 (45%) di mandorle in guscio e 10.200 (6%) di noci in guscio.

Sono riferiti al 2011, invece, i rilevamenti delle superfici: su un totale di 176.295 ettari, quasi 33.000 erano destinati a nocciolo, 30.250 a castagno e quasi 36.890 a mandorlo. La dimensione media aziendale si mantiene decisamente sotto i 2 ettari.

Nel 2012, l'import di frutta a guscio valeva 711 milioni di euro (1,8% sul totale agroalimentare), contro i 231 milioni (0,72%) dell'export, da cui si evince un saldo negativo di 480 milioni (-51% saldo normalizzato).

Il consumo pro-capite rilevato nel 2012 è stato di 3,2 kg annui.


I principali attori della filiera frutta in guscio (clicca qui per ingrandire l'immagine).

I flussi di prodotto in Italia
Tra produzione e import (467.684 ton complessivi), l'81% (376.842 ton) è stato assorbito dall'industria di trasformazione e il 15% (69.519) dall'export, principalmente di nocciole (44%), castagne (21%) e mandorle sgusciate (21%). Solo il 3% (15.065 ton) è stato destinato al consumo diretto: il 95% di questo al retail (65% DM e 35% tradizionale) e il 5% all’Horeca. L'ultimo 1% è riconducibile alle perdite di prodotto.

Per quanto riguarda invece l'import, delle 259.082 ton interessate il 25% è dato da mandorle sgusciate, il 23% da nocciole sgusciate e il 10% da noci con guscio.

L'Italia è un importatore netto di frutta in guscio. Per le nocciole, l'offerta della Turchia influenza il mercato e i flussi di prodotto sia in entrata sia in uscita dal nostro Paese. L'approvvigionamento di mandorle è garantito da Spagna e Usa, quello di noci da Francia e Stati Uniti e quello di pistacchi da Usa ed Iran.

Punti di forza e di debolezza della filiera

Nello studio, Ismea sottolinea alcuni punti di forza del nostro Paese per quanto attiene la coltivazione di frutta in guscio come la grande vocazione territoriale, una produzione di elevato profilo qualitativo e la buona redditività delle colture.

A questi aspetti si contrappongono l'elevata frammentazione, la carenza di cooperazione, prezzi alla produzione influenzati dall'offerta di prodotto della Turchia e, comune ad altri comparti, i costi di produzione più alti rispetto ai competitor.

Per quanto riguarda l'industria, le aziende di prima trasformazione (sgusciatura e produzione di semilavorati) operano in regime di oligopolio: sono numericamente inferiori non solo alla fase agricola, ma anche alle industrie dolciarie. Hanno quindi un elevato potere contrattuale sia nei confronti dei fornitori, sia dei clienti. Rispetto ai competitor, però, devono scontare costi di trasformazione più alti e un'elevata volatilità del prezzo internazionale della materia prima agricola.

Il prodotto gode di ottime caratteristiche nutrizionali per la presenza di acidi grassi insaturi. Però – e questo è un punto di debolezza - l'offerta mondiale è limitata e soggetta alle incertezze climatiche.

La struttura delle aziende
I dati del Censimento dell'Agricoltura del 2010 indicano oltre 176.000 ettari a frutta in guscio, con un investimento medio aziendale che varia da 1,95 ettari per le nocciole, a 0,67 ettari per le noci.


I sistemi aziendali di riferimento: le differenze tra Piemonte, Campania e Lazio (clicca qui per ingrandire l'immagine).

Nocciole
Sono coltivate da 32.995 aziende, su 64.218 ettari localizzati in Lazio, Campania, Piemonte e Sicilia. Nel 2010, la tipologia aziendale più rappresentativa a livello nazionale è quella con una Superficie agricola utilizzata (Sau) fino a 3 ettari. Queste aziende rappresentano il 62% del totale, ma coprono solo il 24% della superficie corilicola nazionale. Le aziende con Sau compresa tra 3 e 20 ettari rappresentano il 52% della superficie nazionale a nocciolo.

Noci
Le aziende produttrici di noci sono 14.302 e coprono una superficie di 9.524 ettari, tra Campania, Abruzzo, Lazio, Marche e Calabria. Nel 2010 la tipologia aziendale più rappresentativa a livello nazionale è quella con Sau fino a 3 ettari. Queste aziende rappresentano il 60% del totale, ma coprono solo il 25% della superficie nazionale investita a noce. Le aziende con Sau compresa tra 3 e 20 ettari rappresentano il 49% della superficie nazionale a noce.

Mandorle
Le 36.886 aziende di produzione sono localizzate perlopiù in Sicilia e Puglia su circa 37.471 ettari. Nel 2010, la tipologia aziendale più rappresentativa a livello nazionale è quella con Sau fino a 3 ettari. Queste aziende rappresentano il 59% del totale, ma coprono solo il 23% della superficie nazionale investita a mandorlo. Le aziende con Sau compresa tra 3 e 20 ettari rappresentano il 50% della superficie nazionale a mandorlo.

Castagne
In Campania, Toscana, Calabria, Piemonte, Lazio ed Emilia-Romagna sono state censite 30.252 aziende attive su circa 56.801 ettari. Nel 2010, la tipologia aziendale più rappresentativa a livello nazionale è quella con Sau fino a 3 ettari. Queste aziende rappresentano il 53% del totale, ma coprono solo il 18% della superficie nazionale investita a castagno. Le aziende con Sau compresa tra 3 e 20 ettari sono il 41% del totale e rappresentano il 51% della superficie nazionale a castagne.

Lo scenario internazionale
Mentre nell'Unione europea si segnala un aumento dell'offerta e dei consumi, il Nord America rappresenta un'importante area di produzione e soprattutto di consumo di frutta in guscio. Il Sud America, invece, permette la fornitura di materia prima in guscio contro stagione rispetto all'emisfero nord con, anche, ottime potenzialità di incremento dei consumi.

Per quanto riguarda il continente asiatico, Turchia e Asia minore sono importanti aree di produzione di frutta in guscio (pistacchi, nocciole, mandorle) anch'esse con buone possibilità di incrementare i consumi interni.

I cambiamenti sul breve-medio periodo

Tre i driver di cambiamento che influenzano il mercato della frutta in guscio: Da un lato, le politiche commerciali internazionali determinano una crescita del grado di liberalizzazione degli scambi tra le diverse aree economiche mondiali, con il positivo aumento della domanda mondiale e la possibilità di raggiungere nuovi mercati di sbocco. Tutto ciò, però, può avere un impatto negativo sull'aumento dell'offerta mondiale e della pressione competitiva.

Anche lo sviluppo dei trasporti provoca un'intensificazione degli scambi, specie con i Paesi d'oltremare, il che influisce positivamente sulla riduzione dei costi e/o tempi di viaggio ma, al contrario, aumenta la pressione competitiva globale.

La ricerca di nuove tecniche di conservazione, infine, permette lo sviluppo di nuovi prodotti, garantendo un’innovazione dei prodotti e dei consumi.

Concludendo, il settore nazionale della frutta in guscio dovrà affrontare nel breve-medio periodo la volatilità dei prezzi, la concorrenza internazionale e la scarsa aggregazione dell'offerta, ma potrà anche contare su un aumento della domanda mondiale, l'applicazione di contratti di filiera, lo sviluppo di nuovi prodotti e l'autotrasformazione presso le OP.