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Il resoconto del IV incontro europeo della Castagna organizzato a Bologna

Come rilanciare la castanicoltura europea

Il 12 e 13 settembre si è tenuto a Bologna il quarto incontro europeo dedicato al castagno organizzato dall'Areflh, l'Associazione delle regioni ortofrutticole europee, insieme alla Regione Emilia-Romagna e al Cso Centro servizi ortofrutticoli di Ferrara.

Oltre 230 i partecipanti provenienti da molte delle regioni italiane che hanno interessi nel settore, dal Trentino Alto Adige alla Calabria: produttori, trasformatori, ma anche ricercatori e istituzioni. Oltre 80 gli stranieri presenti, arrivati da diversi paesi europei, in particolare da Portogallo, Spagna, Francia ed Europa dell'est. Presenti anche operatori dal Cile e da altri paesi del Sud America, che hanno interessi produttivi e commerciali in Europa.


Occupata nei suoi 230 posti la Sala A messa a disposizione dalla Regione Emilia-Romagna.

Riduzione delle superfici produttive, andamenti stagionali sfavorevoli, commercializzazione e soprattutto, lotta al Cinipide (Driocosmus Kuriphilus) sono stati i temi su cui gli esperti provenienti da diverse nazioni si sono confrontati nella due giorni bolognese.


L'apertura dei lavori. Da sinistra: Alberto Manzo del Mipaaf, Josep Maria Pelegrì i Aixut, presidente Areflh, Tiberio Rabboni, assessore all'agricoltura della Regione Emilia-Romagna e Alberto Contessi responsabile del Servizio fitosanitario regionale.

Dopo i saluti di Josep Maria Pelegrì i Aixut, presidente di Areflh, e di Tiberio Rabboni, assessore all'Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, il dirigente del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali Alberto Manzo ha illustrato il Piano castanicolo nazionale e il ruolo fondamentale che questo ha giocato nella messa a punto della lotta al Cinipide grazie all'apporto delle Unità scientifiche, delle Regioni e delle Associazioni dei castanicoltori che hanno condiviso le loro esperienze e lavorato per garantire quel supporto operativo indispensabile per la riuscita del progetto.

La sessione mattutina è stata dedicata all'aggiornamento sulla diffusione del Cinipide in Europa e alla lotta biologica applicata in Italia, grazie al lavoro sviluppato del professor Alberto Alma (nella foto sotto durante il suo intervento) del Divapra dell'Università di Torino che ha portato all'attenzione dei presenti la storia del Cinipide e del suo parassita. Il Piemonte, infatti, è la prima regione colpita nel 2002 dal pericoloso insetto e, per primo, ha attivato le ricerche in merito.

Il professor Alma - che ha spiegato come la lotta biologica, pur a fronte di un investimento iniziale più elevato, garantisca effetti duraturi nel tempo - ha descritto i progetti Lobiocin, ora concluso, e Bioinfocast, in corso, entrambi finalizzati alla difesa dei castagneti italiani dal Cinipide galligeno. Il Divapra ha prodotto anche un Protocollo di attuazione per la difesa del castagno.


Da sinistra, Alberto Alma, Alberto Manzo e Alberto Contessi.

Sono stati quindi illustrati i primi risultati ottenuti dal Servizio fitosanitario regionale per il contenimento del Cinipide (noto anche come Vespa cinese) attraverso la diffusione in Emilia-Romagna del predatore imenottero Torymus sinensis. La lotta biologica, grazie anche alla collaborazione dei Consorzi dei castanicoltori a livello nazionale, sta ottenendo riscontri apprezzabili.



Come negli anni passati, anche nel 2013 i lanci sono stati compiuti nelle aree a più forte vocazione castanicola e prevalentemente lungo i crinali, perché questo facilita la diffusione del Torymus.

In evidenza, per una corretta gestione del castagneto, l'inutilità dell'uso di prodotti chimici e l'importanza di mantenere le ramaglie ove siano presenti le galle secche.


Sessione pomeridiana: da sinistra, Jacques Dasques, segretario Areflh, Luciano Trentini e il moderatore Franco Foschi, responsabile del Servizio produzioni vegetali della Regione Emilia-Romagna.

Nel pomeriggio sono invece stati affrontati temi di politica generale sulla castanicoltura, come la valorizzazione del prodotto, la ricerca e la commercializzazione.

Dalla discussione è scaturito il ruolo indispensabile della castanicoltura europea e come i paesi europei produttori debbano cooperare per sviluppare le sinergie necessarie a recuperare le funzioni della castanicoltura. Particolare attenzione deve essere posta all'interesse che questo frutto riveste non solo per il mercato fresco, ma anche per la industria di trasformazione capace di proporre prodotti ad alto valore aggiunto.

Come hanno evidenziato in particolare i relatori francesi, tutto ciò richiede specifici interventi, a cominciare dall'impianto di veri e propri frutteti fino alla valorizzazione dei frutti del castagno per gli effetti benefici sulla salute dei consumatori, soprattutto di coloro che soffrono di celiachia.


I dati Fao sulla produzione europea (ton) di castagne, presentati da Jacques Dasques.

Luciano Trentini, vicepresidente di Areflh e responsabile Relazioni europee e innovazione di Cso, ha ricordato il ruolo chiave di ricerca e valorizzazione per ridurre i costi di gestione del castagneto e proporre nuovi preparati per i consumatori.

Tali azioni saranno possibili anche grazie alle risorse messe a disposizione dall'Unione europea che, attraverso il prossimo progetto Horizon 2020, finanzierà la ricerca e l'innovazione. I programmi di promozione, che godono di uno specifico regolamento, potranno contribuire a fare conoscere le castagne anche ai paesi non produttori.



La commercializzazione di castagne e marroni in Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Turchia è stata quindi discussa in una Tavola Rotonda, coordinata da Luciano Trentini, cui hanno partecipato, rispettivamente, Alessio Orlandi di Conad, il trasformatore francese Jan Luc Bellat, Jesùs Qintà Garcia del Consorzio Igp Castana di Galizia e Carlos Laranjio di Refcast.

Come per altri frutti, per mantenere il mercato servono quantitativi sufficienti a soddisfare le esigenze del mercato e qualità della materia prima. Lo stesso vale per le castagne di qualità Dop e Igp - 19 in Europa fra quelle riconosciute e in via di riconoscimento.

Il mercato europeo è deficitario per cui importa molte castagne che putroppo non sempre vengono immesse in commercio con la corretta origine. Per non penalizzare i produttori europei, occorre spiegare al consumatore il vantaggio, in termini di qualità, del consumo di castagne e marroni comunitari e, di conseguenza, l'importanza della corretta indicazione della provenienza del prodotto, oltre che porre in atto gli opportuni controlli atti a impedire eventuali frodi.

Secondo Ivo Poli, presidente dell'Associazione nazionale Città del Castagno, che ha concluso i lavori, questa iniziativa deve essere un punto di partenza per sviluppare le sinergie necessarie a costruire un nuovo modo di fare castanicoltura: "Riteniamo che il Piano nazionale possa essere lo strumento federativo per tutte le iniziative nazionali e anche internazionali."



A latere dell'incontro, si è potuta osservare una esposizione tematica sul castagno curata dal prof. Elvio Bellini (nella foto sotto), presidente del Centro di studio e documentazione sul Castagno.


Nella mostra, primo piano sulle lavorazioni pasticcere di castagne e marroni.

Una panoramica sulla storia e il ruolo del castagno dal punto di vista alimentare ma anche paesaggistico, ambientale e culturale.


Il prof. Elvio Bellini, a destra, con Pasquale Nisi, importante produttore della Campania.

L'incontro europeo della Castagna è proseguito nella mattina di venerdì 13 settembre con la visita ad alcune aziende castanicole del territorio e a un castagneto secolare.



L'azienda agricola "La Martina" (nella foto sopra, l'arrivo dei partecipanti) nel comune di Monghidoro (BO) coltiva un castagneto di 5 ettari con esemplari di 600-700 anni di età.

L'azienda agricola "Ca' della Gioia", in comune di Loiano (BO), oltre alla produzione delle castagne ha avviato una fiorente attività per la produzione di tavolame, pali di castagno e cippato. Una attività in sviluppo, parte del legno lavorato viene esportato, ma che soffre delle difficoltà di reperimento della materia prima.


Come si effettua un innesto.

Infine, l'azienda agricola "Terra amica" nel comune di Loiano (BO), dispone di un castagneto in produzione di 16 ettari in cui effettua la raccolta meccanizzata.

Nella giornata di sabato 14 settembre, infine, è stato organizzato un "post-tour" per gli ospiti stranieri.



Il forte interesse suscitato da questo incontro dimostra la volontà da parte della castanicoltura italiana di riprendere quota, in particolare dopo che la vespa cinese ha drasticamente ridotto le produzioni. L'insetto preoccupa fortemente i produttori dei paesi che rischiano la contaminazione e vogliono conoscere le tecniche, messe in atto in Italia, di lotta biologica: l'unico rimedio efficace, anche se comporta tempi lunghi, che possa essere adottato.

"Grazie anche alla collaborazione della Regione Emilia-Romagna, è stata un'iniziativa ben riuscita - commenta in chiusura della due giorni Luciano Trentini - che ci consente ulteriori spunti di riflessione in particolare per quanto riguarda la produzione. L'interesse manifestato dai partecipanti è sintomo della voglia di cambiare. Molte aziende agricole tradizionali, a causa del difficile contesto economico, si guardano intorno per cercare alternative e, specialmente quelle in alta collina e in qualche zona di montagna, possono trarre soddisfazione anche da questa specie."

"L'intenzione del Cso è quella di continuare a dare un contributo anche alla conoscenza, o riscoperta, di specie frutticole oggi considerate minori. In particolare, a Macfrut 2013, parleremo di noci e melograno (vedi articolo correlato), due specie che trovano un crescente interesse fra i consumatori per i contenuti salutistici che sono in grado di apportare", conclude Trentini.