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La relazione di Graziano Vittone all'incontro di Manta (CN)

Autunno-inverno: quale profilassi contro la batteriosi del kiwi?

Durante l'incontro tecnico sulla batteriosi del kiwi, tenutosi l’8 novembre 2011 a Manta (CN) e che ha visto la partecipazione di oltre 400 frutticoltori, Graziano Vittone del CreSo - Consorzio di ricerca, sperimentazione e divulgazione per l'ortofrutticoltura piemontese - ha presentato le misure di profilassi contro la batteriosi, adottate nell’autunno-inverno 2011-2012.

Dopo aver ricordato che in autunno il ciclo biologico del batterio Psa (Pseudomonas syringae pv. actinidiae) riprende la sua attività perché temperature e umidità relativa sono ottimali, Vittone ha illustrato come l’infezione si diffonda al momento della raccolta dei frutti, alla caduta delle foglie e tramite porzioni infette non eliminate. Le reinfezioni sono invece dovute ad aperture naturali, cancri, essudati, grandinate, temporali e gelate.



Nelle tabelle sopra e sotto sono indicate le principali misure di profilassi contro il batterio Psa, da adottare su tutti gli impianti di actinidia in autunno-inverno e precisamente dopo la raccolta, durante la caduta delle foglie, al termine della filloptosi, prima, durante e al termine degli interventi di potatura.



In questo periodo, fino al germogliamento, sono da preferire i prodotti rameici, perché hanno una riconosciuta attività batteriostatica/battericida. Al momento, nell’areale piemontese, non vi sono prove evidenti di resistenza in campo.

Per quanto riguarda la distribuzione dei prodotti, sono state messe a confronto diverse tipologie di atomizzatori: assiale tradizionale, con barre laterali e un prototipo assiale a flusso d’aria direzionato per distribuzione sotto-chioma, messo a punto dalla Sezione Meccanica del Deiafa, dell’Università di Torino.



Gli atomizzatori tradizionali (senza barre laterali) non garantiscono una bagnatura completa negli impianti di actinidia. Il prototipo messo a punto dall’Università di Torino garantisce una bagnatura molto più omogenea della chioma e di conseguenza una migliore copertura da parte del prodotto distribuito. L’utilizzo dell’atomizzatore a doppia ventola, invece, darebbe maggior garanzie in termini di copertura da parte del prodotto su entrambi i lati.

Dalla prova eseguita si deduce che l’attuale forma di allevamento a pergoletta non risulta ottimale per garantire l’efficacia dei trattamenti la prevenzione contro il batterio Psa.

Un’altra prova ha riguardato la disinfezione delle forbici e il test è stato realizzato con forbici dotate di sistema auto disinfettante, sia per la potatura verde che pneumatica da utilizzare nella potatura invernale. Il test effettuato in campo ha messo in evidenza l’ottima bagnatura delle lame delle forbici mentre, data la rapidità del movimento, non si ritiene che il sistema ideato sia ottimale per la disinfezione delle ferite.



Infine, Graziano Vittone ha descritto lo stato attuale delle ricerche applicate nella lotta al batterio Psa: una prova regionale con il DCA dell’Università di Bologna che affronta 4 strategie, 12 prodotti e 320 piante trattate, e una prova della Fondazione Cassa dei Risparmi di Torino, con Servizio fitosanitario regionale e Agroinnova che studia igienizzanti, fosfiti e rameici (autunno e inverno) con due nuovi impianti trattati con strategia preventiva. Tra le prove curative: endoterapia, applicazione su piante colpite e piante sane

I punti fermi
Il Psa è soggetto a frequenti mutazioni e si contraddistingue per l’elevata facilità e velocità di diffusione su piante vicine di tutte le età. Da notare, una particolare suscettibilità delle piante maschili e della cultivar A.chinensis.

Le vie di penetrazione nella pianta sono rappresentate principalmente da ferite indotte (potatura, grandine, gelo, stacco dei frutti, filloptosi) ma anche da aperture naturali (stomi, lenticelle).

Umidità elevata, pioggia, temperatura tra 1 e 25° C costituiscono le condizioni ambientali predisponenti. La diffusione del batterio Psa, infine, è favorita in autunno e in primavera e, sempre, dall’assenza di mezzi curativi.

I punti ancora da chiarire
Tra gli aspetti che ancora aspettano risposte, Vittone ha ricordato la velocità di diffusione del batterio Psa all’interno della pianta (dallo stato asintomatico alla manifestazione dei sintomi e completa colonizzazione della pianta). Occorre poi capire quali siano, oltre alle ferite, gli altri mezzi di diffusione del Psa nella pianta e in particolare il ruolo del polline.

Va inoltre compresa la capacità di sopravvivenza del Psa all’esterno della pianta ospite (legno di potatura) e valutata la reale capacità, fra le diverse tipologie di prodotti, di prevenire gli attacchi del Psa.

Infine, deve essere chiarita l’influenza di alcuni fattori colturali (fertilizzazione, fitoregolatori, irrigazione) nel predisporre la pianta a una maggiore sensibilità al Psa.