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Di Rossella Gigli

Il settore ortofrutticolo di mezza Europa paga il prezzo della psicosi da batterio EHEC - Escherichia coli O104

Non è la prima volta che un settore alimentare sconta pesantemente il prezzo di una psicosi di massa: ricordiamo ad esempio gli effetti, per il comparto delle carni, del caso mucca pazza o di quello dell'aviaria. Stavolta, per giunta, la mancanza di risposte rapide e precise ha gettato benzina sul fuoco.

In un ridda di dati poco chiari sulle cause scatenanti dell'epidemia di batterio Escherichia coli ceppo O104 (EHEC), che ha falciato 22 vite umane e contaminato oltre 2.000 persone e il cui focolaio è ormai accertato come geograficamente localizzato in Germania settentrionale, l'intero settore ortofrutticolo europeo si è ritrovato di colpo paralizzato, con enormi perdite economiche in tutti i principali paesi esportatori (Spagna, Paesi Bassi e Italia in testa).

Le prime erronee risultanze di laboratorio che avevano indicato la presenza del batterio in alcuni cetrioli spagnoli - poi smentite qualche giorno dopo dalle autorità fitosanitarie tedesche, che invece avrebbero rintracciato l'origine dell'epidemia nei germogli di soia di produzione locale (ma anche questa ipotesi sembra essersi dissolta nel nulla! - vedi articolo FreshPlaza del 06/06/2011) - hanno innescato uno spaventoso effetto domino, che ha travolto ogni produzione orticola, indiscriminatamente e irrazionalmente.

La Russia ha bandito l'importazione di verdure fresche dall'Unione europea, una mossa definita "sproporzionata" da Bruxelles e che ha sollevato un vero e proprio incidente diplomatico, mentre la Spagna ha minacciato azioni legali per la crisi, chiedendo risarcimenti per i suoi agricoltori, e i Paesi Bassi hanno annunciato che richiederanno anch'essi all'UE un aiuto per i produttori ortofrutticoli.

Perfino in Italia, dove fortunatamente nessun caso di contagio da E. Coli è stato registrato, le stime del Codacons indicano che le vendite di frutta e verdura sono crollate di almeno il 15%, con danno ingente per i produttori italiani.

Intanto, mercoledì 8 giugno si terrà un vertice di crisi fra i ministri federali e regionali coinvolti dall’emergenza, mentre la Commissione europea ha convocato, per domani, martedì 7 giugno, una riunione straordinaria del comitato di gestione allo scopo di discutere le misure per affrontare la crisi nel settore ortofrutticolo.

La vicenda ha dimostrato in maniera tangibile quanto sia fragile l'immagine dell'intero sistema ortofrutticolo - che pure vanta elevate misure di sicurezza, rigorosi standard qualitativi e sofisticate tecnologie - di fronte ad un allarme sanitario, colpevolmente gestito in maniera confusa e approssimativa.

Il connubio tra accuratezza delle procedure, compreso l'impiego di innovazioni ad alta tecnologia, e produzione/distribuzione di frutta e verdura fresca è ancora tutto da costruire nella mente dell'opinione pubblica. Come anche è tutta da costruire la consapevolezza che, proprio in presenza di epidemie, sono le persone in migliore stato di salute ad avere le maggiori probabilità di difendersi dall'attacco di virus e batteri, cioè quelle persone che introducono maggiori quantitativi di frutta e verdura fresca nella propria dieta quotidiana.