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Di Rossella Gigli

Quando l'ingegneria genetica sara' la migliore alleata dell'agricoltura biologica

Per il futuro prossimo venturo delle produzioni agricole, nulla sarà più dirompente della mappatura genetica delle specie vegetali, già condotta con successo per alcuni prodotti (vedi articolo correlato).

Le ricadute saranno enormi: il processo di miglioramento varietale avverrà in tempi molto più brevi rispetto ad oggi e con risultati qualitativamente superiori. Dalla scelta delle caratteristiche genetiche più idonee risulteranno inoltre alimenti comparabili a veri e propri cibi funzionali, in quanto volutamente arricchiti di elementi nutrizionali potenziati, come dosi maggiori di vitamine e minerali.

Sarà possibile realizzare colture idonee ai climi più estremi, scongiurando fame e sottosviluppo in molte aree del mondo e in popolazioni oggi costrette a migrazioni di massa. Inoltre, il contrasto alle patologie vegetali avverrà già all'interno della pianta stessa, selezionata in base alle sue caratteristiche di resistenza ad attacchi di batteri, funghi e parassiti.

Ciò renderà possibile ridurre drasticamente l'impiego di agrofarmaci e fertilizzanti chimici, preservando terreno e falde acquifere da possibili contaminazioni e garantendo completa sicurezza alimentare per il consumatore. Sfatando ogni preconcetto, l'ingegneria genetica diventerà la migliore alleata dell'agricoltura di tipo biologico.

Non è da escludersi, infine, che la stessa manipolazione di tipo cisgenico, dunque con "prestiti" di sequenze del DNA tra esemplari di una stessa specie, possa aprire le porte a scenari ancora più sorprendenti e positivi, senza con ciò mettere a rischio salute e sicurezza alimentare.

Ogni grande rivoluzione della storia, tuttavia, ha preso avvio non soltanto dainnovazioni tecnologiche o dall'allargamento degli orizzontigeografici, ma anche e soprattutto da un mutamento del quadroconcettuale con il quale l'umanità codifica il proprio mondo.

Specialmente in Italia servirebbe dunque un adeguato contesto di riferimento culturale su questi importanti temi, senza affrontare l'ingegneria genetica a suon di semplificazioni, diffidenze e paureirrazionali. Urge un ripensamento scientificamente fondato sulle biotecnologie, pena l'ennesima esclusione del nostro paese dal corso evolutivo degli eventi e dalle dinamiche commerciali e produttive che inevitabilmente ne discenderanno.