I sacchetti a pagamento penalizzano i piccoli dettaglianti
"C'è chi protesta, dicendo che vogliamo guadagnare alle loro spalle. Ma non sanno che noi non ci guadagniamo proprio nulla sui sacchetti. Nel nostro punto vendita abbiamo deciso di farli pagare 2 centesimi anche se, a conti fatti, il costo che sosteniamo è maggiore. Ma in generale credo che questo sistema vada a penalizzare i punti vendita più piccoli, dove c'è un rapporto diretto e personale con i clienti".
Un piccolo negozio di frutta&verdura (foto d'archivio)
Secondo Gallerani, i consumatori che si recano nel negozio sotto casa protestano di più rispetto che nei grandi supermercati dove, con i commessi o le cassiere, non c'è quasi mai rapporto personale. Invece, con il proprietario di un minimarket o con un fruttivendolo, con i quali c'è rapporto di fiducia, è più facile manifestare il proprio disappunto.
"E' pure capitato - aggiunge Gallerani - che una signora abbia rinunciato ad acquistare una mela per non dover prendere un sacchetto in più. Nell'immaginario di certe persone, i sacchetti sono diventati un incubo; credo che tutta la situazione poteva essere gestita meglio".
Foto d'archivio
Nei supermercati la pesata avviene in bilancia, presso la zona del fresco e, applicando l'etichetta sul sacchetto, difficilmente questo potrà essere riutilizzato per i rifiuti umidi, dato che l'etichetta non è contemplata fra i materiali compostabili. Occorre avere l'accortezza di apporla sui manici, così da toglierla poi facilmente. Nei piccoli negozi invece si pesa alla cassa e si batte il prezzo; quindi non c'è etichetta e il sacchetto può essere riutilizzato più facilmente.
"Per come è stata gestita la partita - conclude Gallerani - credo che peggio di così non si potesse fare. Si vanno a scoraggiare ulteriormente i consumatori ad acquistare frutta e verdura. Si poteva evitare l'obbligo di riportare il, seppur modesto, costo in scontrino. Le lamentele, fondate o no, sono molto frequenti in questi giorni".