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Albicocche: 2017 anno zero? Per qualcuno i nodi sono venuti al pettine

"Quest'anno stiamo assistendo alla concomitanza di tanti fattori. Entrata in produzione di migliaia di ettari di albicocco, allegagione abbondante, sovrapposizione fra diverse aree di produzione, qualità organolettica non sempre ottimale. E' l'anno zero dell'albicocco, e lo si vede dai prezzi".



Così un operatore romagnolo, che commercializza ogni anno migliaia di tonnellate di frutta, giudica le prime settimane di commercializzazione, che hanno mostrato prezzi ben al di sotto delle aspettative. E si concentra sull'albicocco, una coltura fino all'anno scorso giudicata miracolosa sul fronte della redditività.

"Sono stati piantati migliaia di ettari - dice l'operatore - e quest'anno ne è entrato in produzione almeno il 70%. Non siamo ancora alla produzione piena, ma già ci sono segnali di saturazione... e conseguente preoccupazione. Credo che la maggior parte delle varietà non sia all'altezza delle aspettative dei consumatori. Spesso anche quelle rosse, che all'occhio appaiono migliori, al gusto sono acidule. Così non si va da nessuna parte. In Italia abbiamo il vizio di sperimentare poco in campo le nuove varietà. Vengono immesse sul mercato troppo in fretta, spesso senza panel test con i consumatori".



Di tale ragionamento dell'operatore abbiamo avuto riprova pochi giorni fa. Parlando con un responsabile di un'azienda che partecipa al progetto Frutta nelle Scuole (che, per inciso, non concordava con quanto da noi scritto, cfr. FreshPlaza del 26/05/2017), con molta tranquillità questi ci ha riferito che "la frutta fornita rispettava tutti i capitolati e le condizioni minime di qualità del bando". Secondo noi, c'è il rischio, reale, di una distanza sempre più difficilmente colmabile fra la qualità fornita dagli operatori e quella desiderata dai consumatori.



Ma torniamo all'operatore. "Non si deve fare l'errore di intasare i mercati generali e, allo stesso modo, i supermercati devono praticare prezzi equi quando c'è molto prodotto. L'unica soluzione, in annate come queste, è aumentare le vendite, i consumi. Non è che se i prezzi restano invariati, i consumatori aumentano gli acquisti. I produttori stanno ricevendo al di sotto dei costi di produzione: la Gdo potrebbe metterci un po' di buona volontà e sostenere la base".

Anche per pesche e nettarine le cose non sono partite bene. In alcune zone, come in Romagna, al momento la qualità organolettica non è elevata, con calibri piccoli e poco prodotto extra. La massima qualità viene ben liquidata, ma si tratta solo di un 10% rispetto al totale.