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Da uno studio dell'Università di Bari e del CNR-ISPA di Bari

Il fuori suolo come tecnica di biofortificazione in silicio delle piante

Vista la sfida mondiale di produrre in modo più sostenibile non solo più cibo ma cibo migliore, sta aumentando l'interesse per la biofortificazione delle piante in micronutrienti come strumento per migliorare il valore nutrizionale delle piante per uso alimentare.

Due approcci di base possono essere adottati per la biofortificazione: o aumentando i micro e/o macronutrienti contenuti nelle piante alimentari, oppure riducendo i fattori antinutrizionali, come i fitati e ossalati, composti in grado di ridurre la biodisponibilità dei nutrienti. Entrambi gli approcci possono essere raggiunti attraverso diversi meccanismi, come il miglioramento genetico tradizionale delle piante, l'ingegneria genetica e le pratiche agronomiche.

I sistemi di coltivazione senza suolo, con il controllo ottimale della nutrizione vegetale, rappresentano una potenziale ed efficace tecnica per aumentare il contenuto di elementi benefici nei tessuti vegetali.

Da qualche anno, nelle serre dell'Azienda sperimentale 'La Noria' dell'Ispa-Cnr a Mola di Bari, i ricercatori dell'ISPA in collaborazione con i colleghi del DISAAT dell'Università di Bari, hanno avviato le ricerche sulla biofortificazione in silicio delle parti eduli di diverse specie da foglia destinate alla filiera di IV gamma. Il silicio, la cui corretta assunzione è raccomandata per i suoi benefici sulla fortificazione delle ossa e dei tessuti connettivi, è presente in piccole quantità anche nei fagiolini.



"Sulla base di precedenti esperienze abbiamo cercato 1) di produrre fagiolini (Phaseolus vulgaris L. cultivar Saporro) biofortificati, utilizzando un sistema fuori suolo con una soluzione nutritiva arricchita in silicio sotto forma di meta-silicato di potassio; e 2) di valutare l'influenza di diversi metodi di cottura (bollitura e cottura a vapore) su contenuto di silicio, colore dei baccelli e biodisponibilità del silicio (quantità di un nutriente assorbita nel tratto gastrointestinale), quest'ultimo valutato utilizzando un processo di digestione in vitro dei baccelli." Spiega Francesco Serio dell'ISPA-CNR di Bari.

Dallo studio è emerso che la concentrazione di silicio nei baccelli è quasi triplicata come risultato del processo di biofortificazione, mentre la resa in baccelli non è stata influenzata dalla presenza del silicio nella soluzione nutritiva. Il contenuto di silicio nei baccelli biofortificati è stato superiore a quello dei fagiolini non biofortificati, anche dopo la cottura, indipendentemente dal metodo di cottura utilizzato. Anche la biodisponibilità del silicio nei baccelli cotti è stata più che triplicata in seguito al processo di biofortificazione; infine il processo non ha influenzato la qualità visiva del prodotto.

"I nostri risultati hanno dimostrato che la coltivazione fuori suolo può essere utilizzata con successo per la biofortificazione dei fagiolini in silicio".

Fonte: Francesco Fabiano Montesano, Massimiliano D'Imperio, Angelo Parente, Angela Cardinali, Massimiliano Renna, Francesco Serio, 'Green bean biofortification for Si through soilless cultivation: plant response and Si bioaccessibility in pods', 2016, Scientific Reports.

Contatti:
Francesco Serio
Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari (ISPA-CNR)
Via Amendola, 122/O Bari (Italy)
Email: francesco.serio@ispa.cnr.it