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La coop di Parma ha lavorato 270mila tonnellate di prodotto

Pomodoro, Copador in crisi e agricoltori senza soldi

270mila tonnellate di pomodoro nel limbo per 4000 ettari di superfici interessate. Liquidazione del pomodoro 2016 non ancora ricevuta, quella del 2015 solo in parte (circa il 35%). 120 lavoratori fissi e 400 stagionali in apprensione.



Stiamo parlando della cooperativa di trasformazione Copador di Collecchio (Parma) che il 31 gennaio ha chiesto il concordato preventivo al Tribunale di Parma. Entro 4 mesi l'azienda dovrà presentare un piano di risanamento. Il Tribunale ha nominato due commissari, Donatella Bertozzi e Franco Frijio

Nelle prossime settimane, Copador dovrebbe incassare i soldi per il pomodoro trasformato venduto: a quel punto si capirà se gli agricoltori riceveranno almeno una parte di quanto gli spetta. In più, c'è in bilico la prossima stagione in uno dei comprensori produttivi più importanti d'Italia. Se un agricoltore ha ricevuto nel 2015 il 35% dei propri soldi, nel 2016 nulla, con quale stato d'animo si appresta alla nuova annata produttiva? Con il rischio di spendere soldi e non incassare nulla...



Copador è una delle principali realtà di trasformazione del nord d'Italia. Non si presentano facili i nodi che i commissari dovranno sciogliere, e capire anche come si è giunti a questo punto.

L'assessore all'agricoltura dell'Emilia Romagna, Simona Caselli, ha affermato che "come Regione ci impegniamo a promuovere e mantenere aperto il confronto tra tutte le parti in causa, verificare la situazione e mettere in campo ogni iniziativa utile per garantire la prosecuzione dell'attività produttiva dell'azienda, la salvaguardia dei posti di lavoro e la chiusura dei contratti con gli agricoltori in vista delle semine per la prossima campagna".



Caselli ha parlato durante una riunione che si è svolta il 2 febbraio a Bologna, alla presenza dei sindacati (Flai-Cgil, Uila-Uil, Fai-Cisl), delle cooperative (Legacoop e Confcooperative) delle associazioni agricole (Coldiretti, Confagricoltura, Cia) e del presidente dell'OI, Tiberio Rabboni.

C'è inoltre chi auspica un coinvolgimento/impegno da parte della Mutti, l'unica realtà di settore con le spalle abbastanza larghe per contribuire al salvataggio.