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Caprotti non vendera' Esselunga senza rassicurazioni sul destino dei dipendenti

Sul caso della possibile cessione della catena Esselunga (cfr. precedente notizia), il Ministro del lavoro Giuliano Poletti ha fatto sapere che preferirebbe una soluzione italiana, ma crede "che l'Italia abbia comunque interesse a portare sul suo territorio investitori internazionali, se vogliamo crescere in un mercato aperto e competitivo".

Quando il fondatore di Esselunga Bernardo Caprotti deciderà di vendere, non lo farà però senza avere rassicurazioni sui 22mila dipendenti (2.600 assunti negli ultimi cinque anni).

Il patron, infatti, pur avendo litigato con la famiglia, con i figli e con gli ex soci, ha sempre avuto un occhio di riguardo per quanti ha alle sue dipendenze. E i risultati gli hanno dato ragione: Esselunga l'anno scorso ha guadagnato 290 milioni (+37 per cento) su un fatturato di 7,3 miliardi. Una crescita del 4,3 per cento, cifra praticamente doppia rispetto alla media del mercato (2,4 per cento).

La valutazione che secondo i quotidiani è stata fatta per l'azienda di Caprotti è di circa 6,5 miliardi di euro. Una valanga di quattrini che non serviranno tanto per monetizzare l'investimento di una vita, quanto per garantire un futuro ai suoi supermercati (e per l'appunto agli oltre 22 mila dipendenti).

Poco importa a quel punto se sulla sede centrale a Limito di Pioltello, nel Milanese, sventolerà una bandiera a stelle e strisce. L'importante è che gli eredi non disfino quello che, con magistrali intuizioni e metodologie rivoluzionarie, Caprotti ha costruito in quasi sessant'anni di attività.
Data di pubblicazione: