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Ma c'e' una scappatoia: niente dismissione per chi svolge un servizio di interesse generale

Mercati all'ingrosso: i tagli alle società partecipate gettano ombre sul futuro

I Comuni devono operare tagli nelle società partecipate o addirittura dismetterle. Lo riporta il decreto legislativo che il Consiglio dei ministri ha approvato il 10 agosto. Ma alla luce di ciò sorgono dubbi su cosa ne sarà dei Mercati all'ingrosso che, nella maggior parte dei casi, sono controllati da società partecipate di enti pubblici.



Dell'argomento si è occupato il Comitato di gestione di Italmercati, svoltosi a Rimini nell'ambito di Macfrut. Dei Mercati aderenti alla Rete solo Cagliari è di proprietà privata, tutti gli altri (Roma, Milano, Torino, Verona, Bologna, Firenze e Napoli) vedono la componente pubblica in netta maggioranza nelle società di gestione e quindi nei Consigli di amministrazione.

"Abbiamo deciso di avviare entro l'anno iniziative pubbliche per illustrare il ruolo dei Mercati e per affrontare il tema del loro futuro", ha affermato Fabio Massimo Pallottini, presidente di Italmercati.



Ma, come sempre, pare esserci una scappatoia. Le nuove norme non si applicano "alle società che producono servizi strettamente necessari e quindi servizi di interesse generale". Ed è fuor di dubbio che un mercato all'ingrosso rappresenti un servizio pubblico indispensabile, specie al giorno d'oggi dove occorre una valida alternativa alla presenza della Gdo. I mercati all'ingrosso sono il punto di rifornimento principale dei negozi al dettaglio, quelli presenti capillarmente nelle grandi città quanto nei piccoli paesi, e sono a fruizione sia di persone che più difficilmente frequentano i grandi supermercati (leggasi anziani), sia di quella fascia di consumatori (in aumento) che prediligono la qualità di un prodotto fresco e, quando possibile, del territorio.

Poche settimane fa Pietro Cernigliaro, presidente dell'Associazione nazionale direttore mercati all'ingrosso (Andmi) su questo tema ha affermato: "I Mercati all'Ingrosso e i Centri Agroalimentari - ribadisce Cernigliaro - svolgono una indiscussa funzione pubblica. Ritengo che una norma di applicazione graduale che introduca elementi di flessibilità nella presenza del pubblico (che non è tutto il male) nella partecipate, possa essere auspicata e sostenuta malgrado il silenzio di chi, come noi, dovrebbe fare sentire la propria voce. Per quanto ci riguarda faremo di tutto, anche attraverso iniziative appropriate, per rappresentare questa posizione alle Istituzioni invitandole a meditare sugli effetti collaterali negativi di un Decreto attuativo rigido".