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IVC Italian Variety Club si presenta: imprenditoria e ricerca scientifica alleate per l'uva da tavola di domani

Avevamo appena finito di parlare dell'importanza di uno strumento come quello del contratto di rete (cfr. FreshPlaza del 09/09/2016), quando abbiamo avuto l'occasione di tenerne a battesimo uno che di esso rappresenta una importante concretizzazione.

Stiamo parlando della rete d'imprese Italian Variety Club (IVC), che è stata presentata ufficialmente ieri 11 settembre 2016 in una conferenza stampa nell'ambito della Fiera del Levante di Bari.

Per la prima volta in Italia, e senza l'apporto di capitali pubblici, si realizza una sinergia di competenze, di strutture, di intenti nel settore dell'uva da tavola proprio in Puglia, regione leader per questa coltivazione, ma con adesioni di spessore provenienti anche da Sicilia e Basilicata.

Ben 19 soggetti tra imprese (17) e istituti di ricerca (2) hanno condiviso questo contratto di rete che ha come finalità un programma di miglioramento genetico per la costituzione di uva da tavola adatte alla coltivazione nelle condizioni pedoclimatiche mediterranee, per aggiornare e arricchire la gamma dell'offerta sul mercato.


Il tavolo dei relatori, moderato da Rossella Gigli, ha visto la partecipazione di Luigi Catalano e Carlo Fideghelli (Comitato tecnico-scientifico IVC), Nicola Borracci (Comitato di gestione Rete IVC) e Luigi Triggiani (Unioncamere Puglia).

"Nessuno di noi partecipa come consulente in questa compagine, bensì a livello istituzionale, con il coinvolgimento di CNR, Sinagri srl (spin-off accademico dell'Università di Bari), il Centro di ricerca e sperimentazione di Locorotondo "Basile Caramia" e le imprese". Questa la sintesi offertaci dal professor Vito Nicola Savino dell'Università di Bari, uno tra i primi promotori dell'iniziativa insieme agli imprenditori Nicola Borracci, Valentino Murciano e Salvatore Iodice e al prof. Costantino Pirolo dell'Università di Bari. Un'iniziativa poi ampliatasi ben oltre le adesioni iniziali.


Sopra e sotto, la sala della conferenza stampa.



Durante i lavori della conferenza stampa, ospitata presso il padiglione di Unioncamere alla Fiera del Levante, lo stesso coordinatore di Unioncamere Puglia, Luigi Triggiani, ha voluto sottolineare, nei suoi saluti di apertura, l'eccezionale rilevanza di questo nuovo soggetto giuridico: una rete d'imprese, quella di IVC, che vede coinvolte aziende di indubbio spessore, praticamente tutte quelle più rappresentative nel comparto dell'uva da tavola e del suo indotto. "Se state insieme voi, non ce ne sarà per nessun altro", ha sottolineato Triggiani.


Luigi Triggiani

E in effetti l'elenco degli aderenti, fornito nell'occasione da Luigi Catalano, componente del Comitato tecnico-scientifico di IVC, non lascia adito a dubbi: insieme a importanti imprese dell'indotto, figurano tra i partner gruppi quali Giuliano Puglia Fruit, AssoFruit Italia e aziende afferenti ad altri gruppi leader come Di Donna, Di Palma, FRA.VA, Orchidea Frutta, Giacovelli, Salvi, La Pernice... tutti pezzi da novanta!


Luigi Catalano

La struttura della Rete IVC, soggetto giuridico a tutti gli effetti, con potere di gestione e finanziario, dotato di struttura e fondi propri, consta dei seguenti organi:
  • Assemblea delle imprese partecipanti
  • Comitato di gestione
  • Comitato tecnico-scientifico
Lo sviluppo del programma di miglioramento genetico è articolato in varie fasi e sarà finanziato con capitali privati pari a 250mila euro l'anno per i prossimi 5 anni, periodo vincolante per tutti i partner della Rete.

Sullo stato dell'arte e sulle prospettive del miglioramento genetico nell'uva da tavola ha relazionato il Prof. Carlo Fideghelli, presidente del Comitato tecnico-scientifico della rete IVC (vedi articolo correlato).


Un momento della relazione del Prof. Fideghelli (vedi articolo correlato).

Le testimonianze di alcuni dei protagonisti
Il presidente del comitato di gestione della rete, Nicola Borracci, dichiara a FreshPlaza: Cci siamo resi conto già qualche anno fa che era necessario creare un gruppo di persone serie e responsabili. Fare rete per noi significa essere più forti. Siamo stati anche molto rapidi nella costituzione di questa compagine, che abbiamo presto ampliato a nuovi partner. L'ultimo cambiamento nello Statuto prevede elasticità per il futuro ingresso di altre aziende interessate".


Nicola Borracci

Da parte sua il professor Vincenzo Fucilli, direttore di Sinagri ritiene che l'impegno più significativo per l'impresa spin-off dell'Università di Bari sia proprio, tra gli altri, il progetto della rete Italian variety club. "Di solito le imprese spin-off si rapportano più con il pubblico che non con il privato. Quello che ci stimola, in questo caso, è proprio l'approccio imprenditoriale. Ringrazio Nicola Borracci per essere giunto a siglare questo protocollo. Stiamo lavorando insieme, in questo caso, per perseguire obiettivi di sviluppo e innovazione per i quali non è stato utilizzato denaro pubblico".


Foto di gruppo dei partner (clicca qui per un ingrandimento). Da sinistra a destra: Valentino Murciano, Raffaella Didonna, Sergio Maino, Nicola Borracci, Carlo Fideghelli, Luigi Catalano, Giovanna Bottalico, Vincenzo Fucilli, Angelo Di Palma e Salvatore Iodice.

Tra le prime aziende promotrici dell'iniziativa, i vivai Murciano di Otranto. Valentino Murciano ricorda le difficoltà incontrate qualche anno fa per la moltiplicazione di cultivar di uva da tavola brevettate e della esigenza di orientare gli sforzi del miglioramento varietale alle effettive possibilità economiche del territorio. Quanto emerso dalla genesi della Rete IVC è infatti l'incompatibilità tra il pagamento di royalties e l'effettiva dimensione media delle aziende produttrici uva da tavola. Oggi il produttore medio nel Barese, per esempio, possiede cinque o sei ettari ed è tagliato fuori dalla possibilità di impiantare uve protette da brevetto.



Diversamente dai breeders californiani o sudafricani, infatti, IVC ha deciso che le varietà costituite saranno libere, licenziate in primo luogo ai soci, ma anche disponibili all'acquisto da parte di altre aziende esterne, le quali saranno tenute al pagamento di una royalty una sola volta, senza le regole vincolanti esistenti per altre tipologie di brevetto.

Sergio Maino, direttore della Giuliano Puglia Fruit provocatoriamente sottolinea: "Ci siamo un po' stancati di vedere gli altri sviluppare varietà per poi venderle a noi. Vorremmo che accadesse il contrario. Uno degli elementi che ci hanno convinto ad aderire a questa rete è stato anche il fatto che non ci fossero fondi pubblici, ma solo imprenditori coinvolti direttamente nel finanziamento delle attività di ricerca e innovazione, e che fossero non soltanto provenienti dalla Puglia ma anche da altre regioni produttrici come la Sicilia e la Basilicata. Possiamo essere la California italiana? Oggi gettiamo le premesse per questo ambizioso obiettivo".

Raffaella Didonna chiosa: "In effetti è proprio la sinergia esistente da anni in California tra le imprese e la ricerca ad averci ispirato. Soprattutto in un contesto, quello della globalizzazione e dell'evoluzione dei gusti del consumatore, che rischia di trasformare il primato italiano nelle uve con seme in una perdita di leadership per quelle senza semi".

Tra gli esponenti delle generazioni più giovani, Angelo Di Palma aggiunge: "Avendo potuto confrontarmi, nel mio percorso di formazione, con quanto accade all'estero, mi sono reso conto che altrove sono 20 o 30 anni avanti rispetto a noi. Voglio ringraziare Nicola Borracci per aver promosso con determinazione la prima grande unione tra imprese e ricerca. Vorrei che gli imprenditori agricoli, come mio padre, che sono i primi a mettersi al lavoro la mattina alle 5 e gli ultimi a staccare la sera, trovassero in questo percorso di rete un riscatto per tutti i loro sforzi, spesso mal ripagati dai media".

L'entusiasmo e il coinvolgimento delle aziende partecipanti è tangibile ed è testimoniato dalla loro disponibilità a investire con un anno di anticipo rispetto alla sigla del protocollo d'intesa, sulla base di una "stretta di mano". I primi risultati di questa inedita sinergia che abbatte finalmente il muro di diffidenza tra mondo delle imprese e mondo della ricerca cominciano già a delinearsi. Su 20 selezioni di uva senza semi (ma anche con semi) in stadio avanzato di valutazione, 4 (3 bianche e una nera) sono già candidate a un potenziale rilascio commerciale.

Ma di queste evoluzioni avremo modo di parlare più avanti.

Contatti: info@reteivc.com