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Conferme e novita' degli impianti ad altissima densita' studiati da Unibo

Il ciliegio 'senza scala' continua a crescere

Sono diversi anni che l'Università di Bologna porta avanti studi e ricerche sugli impianti superfitti (altrimenti detti ad altissima densità) nel ciliegio. I risultati ad oggi ottenuti nel campo prove della Salvi Vivai a Runco (FE) confermano quanto fin qui s'era scoperto su questo tipo d'impianti (cfr. FreshPlaza del 30/01/2015), ma pure aggiungono altri, interessanti elementi a favore di questo innovativo sistema d'impianto.

Insieme a Stefano Lugli (nella foto a destra con Silvia Salvi, dell'omonima azienda vivaistica), docente del dipartimento di Scienze Agrarie dell'università bolognese e responsabile di questo nuovo progetto di ricerca pubblico/privato, vediamo novità e conferme che giungono dai ceraseti superfitti (cfr. FreshPlaza del 07/03/2016 e cfr. FreshPlaza del 12/06/2016).

Conferme dalle varietà tradizionali
Partiamo da un conferma. Com'era stato dimostrato nei precedenti test, anche nel campo sperimentale le cultivar Ferrovia, Kordia e Regina, alcune delle più diffuse e note varietà di ciliegie, si dimostrano adatte a impianti ad altissima densità. "Con 6.600 piante per ettaro – spiega Lugli – si sono raccolti in media 500-700 gr a pianta al secondo anno (per un totale di 3-3,5 ton/ha) e 1.000-1.200 gr a pianta al terzo anno (a conti fatti, tra le 6 e le 7 ton/ha), con un calibro dei frutti che, in oltre il 90% dei casi, era di 28 o più. Si confermano così i trend ipotizzati dai modelli previsionali, migliorando ulteriormente tanto la resa per ettaro, quanto la qualità dei frutti, in controtendenza rispetto ad altri poli produttivi dove in questa stagione, rispetto al 2015, si sono registrati cali produttivi del 20-30%, vedi ad esempio il comprensorio vignolese (cfr. FreshPlaza del 04/05/2016).



Kordia (a sinistra) e Ferrovia (a destra) sono risultate, insieme a Regina, varietà particolarmente adatte al sistema ad altissima densità con allevamento ad asse colonnare.

Prospettive di crescita con le nuove varietà
Tuttavia, e qui arriviamo alle novità di questo terzo anno di sperimentazioni portate avanti nel ferrarese, l'impianto superfitto si è dimostrato applicabile anche ad altre varietà di ciliegio, con risultati che in alcuni casi sono stati superiori a quelli ottenuti su Kordia, Regina e Ferrovia. Ad esempio, Grace Star e la serie Sweet, la linea di ciliegie brevettate e licenziate dall'Università di Bologna (cfr. FreshPlaza del 21/11/2012), si sono dimostrate particolarmente adatte anche a questa nuova tipologia d'impianti.




Molto positivi i risultati ottenuti al 2-3° anno dall'impianto dalle nuove varietà Grace Star (a sinistra), Sweet Saretta (al centro) e Sweet Stephany (a destra).

Si sono così garantite non solo elevate rese produttive e livelli qualitativi molto interessanti, ma pure è stato possibile coltivare con il sistema ciliegio senza scala anche varietà precoci o a maturazione intermedia di elevata qualità, ampliando di 2-3 settimane un'offerta varietale che fino ad oggi era confinata a un trittico di varietà tardive. Ciò ha aperto le porte alla possibilità, per i cerasicoltori, di incrementare ulteriormente il loro reddito netto aziendale a parità di rese, grazie ai prezzi più alti che le primizie riescono a spuntare.


Un ceraseto senza scala, nel campo prove sperimentale di Runco (FE).


Le piante preformate rispondono meglio e subito
"Un altro importante traguardo raggiunto da questa sperimentazione – continua Lugli - riguarda la possibilità di incrementare le performance produttive iniziali dei nuovi impianti di ciliegio attraverso un miglioramento della qualità delle piante prodotte in vivaio. La pianta ideale per un impianto superfitto dovrebbe essere una pianta equilibrata nello sviluppo del nesto (varietà) e dell'apparato radicale (portinnesto), non troppo sviluppata in altezza, con interno di rami corti e presenza di gemme mature".

"L'astone classico utilizzato nella messa a dimora di questi impianti è di norma una pianta tradizionale, spesso vigorosa, prodotta in vivaio secondo il ciclo standard e che presenta un apparato radicale di due anni e un nesto/varietà di un anno di età. La nuova tipologia di pianta proposta prevede un micro innesto su un soggetto (Gisela 5) di appena 3-6 mesi, allevato in vaso, e il successivo trapianto in vivaio. A fine ciclo si ottiene un astone ben equilibrato tra crescita radicale e sviluppo dell'apparato aereo, dimensioni contenute e ideali per questa tipologia di impianto, internodi più ravvicinati e dunque più punti di sviluppo dei germogli laterali per unità di lunghezza, numero di gemme a fiore sulla base dei rami di un anno superiori rispetto a piante tradizionali, un rapporto frutti/fiori nettamente a favore delle piante micro innestate grazie a un numero di fiori/pianta più alto, una maggiore allegagione e ad una minore cascola in pre-raccolta. Tutto questo grazie a un migliore equilibrio fisiologico della pianta. Della serie: chi ben comincia è già a metà dell'opera".


Prime produzioni alla seconda foglia ottenute con alberi di Kordia microinnestati (a sinistra) rispetto a piante tradizionali (a destra).

Azzerati i danni, da Drosophila a cracking
I sistemi di difesa multipla (grandine, pioggia, insetti, uccelli, e così via) si adattano molto bene agli impianti superfitti grazie alle dimensioni contenute degli alberi in altezza, arrivando a un massimo di 2-2,5 mt. Una sperimentazione biennale condotta parallelamente a Runco (FE) è servita anche per verificare l'efficacia del sistema Keep in Touch, un nuovo modello di copertura monofilare pensato per il controllo delle principali avversità bioetiche e abiotiche, nell'ottica di una cerasicoltura di elevata qualità e al tempo stesso quanto più ecosostenibile e rispettosa dell'ambiente e della salute dei consumatori.


Le coperture monofilari garantiscono una difesa pressoché totale dai danni biotici (insetti, uccelli, ecc.) e altre avversità abiotiche come grandine, pioggia e vento.

Segnali di ottimismo
Grazie a questi nuovi positivi risultati, come la precocità della messa a frutto delle piante, gli incrementi produttivi, i livelli qualitativi inalterati, la garanzia totale di salvaguarda del prodotto e i prezzi di liquidazione delle ciliegie - solo per citarne alcuni - le stime sui tempi di ammortamento dell'investimento e sulla redditività degli impianti dovranno essere ricalcolati in meglio. Appaiono buone, dunque, le prospettive per il ciliegio senza scala.

Per maggiori informazioni:
Stefano Lugli

Dipartimento di Scienze Agrarie – Università di Bologna
Email: stefano.lugli@unibo.it