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Vernocchi: se non uniamo le produzioni dei kiwi rischiamo la crisi in pochi anni

Apo Conerpo: numeri positivi pensando ad altre aggregazioni di prodotto

"Le aggregazioni commerciali sono la salvezza della frutticoltura. L'interprofessione conta così così; dei tavoli di coordinamento sono stufo".


Da sinistra, Davide Vernocchi, Roberto Cera, Gabriele Chiesa

Si intuisce al volo che Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo, è un produttore (20 ettari fra pesche, nettarine, albicocche e pere nel ravennate) e non le manda a dire. Ieri, 7 luglio 2016, in conferenza stampa per la presentazione dei dati di bilancio 2015, è stato molto schietto.

"Le aggregazioni di prodotto, come Opera per la pera dell'Emilia Romagna, sono il futuro. E diventano davvero influenti se aggregano oltre il 50% della produzione. Per questo Opera rimane sempre aperta a tutti i soggetti. Mi convince meno, invece, l'interprofessione: in questi anni, a cosa ha portato di concreto? Ben poco, mi pare. Non parliamo poi dei tavoli di coordinamento che nascono e muoiono nel respiro di un'emergenza; quindi non contano nulla. Per contro, pensiamo al più presto ad aggregare il kiwi, sulla falsa riga delle pere: se non lo facciamo rischiamo, nel giro di pochi anni, di vedere crollare il prezzo dell'actinidia causa superproduzione non coordinata".



Vernocchi, il suo vice Roberto Cera e il direttore Gabriele Chiesa hanno presentato i positivi dati del bilancio 2015. Ma il presidente e il vice non si sono tirati indietro di fronte alla nostra domanda sulla remunerazione ai produttori che, molto spesso, non è stata soddisfacente: "Diverse colture hanno sofferto – hanno spiegato – come al solito pesche e nettarine. Le albicocche hanno dato una buona plv a quelle aziende che avevano quantità accettabili. Non male anche le pere, la cui campagna è appena terminata, ma è andata bene per coloro che avevano produzioni di qualità e calibri soddisfacenti. Stesso discorso per i kiwi. Non possiamo dirci soddisfatti al 100%, ma vi è ampia variabilità da azienda ad azienda".

Riguardo alla campagna 2016, Vernocchi ha detto che, dopo le piogge e il freddo di giugno, i segnali sono incoraggianti. "Ancora è presto per parlare, specie per pesche e nettarine, ma siamo ottimisti".

Riguardo alle strategie dei prossimi 5 anni, il presidente ha indicato le priorità: investire nella ricerca per nuove varietà, (nell'ambito della società Newplant); investire nella lotta a patogeni e insetti come Psa, Drosophila, cimice; sostenere i soci negli investimenti innovativi; continuare ad ammodernare gli stabilimenti di lavorazione così come avvenuto di recente a Castelfranco Emilia con la nuova linea di lavorazione per le ciliegie realizzata da Unitec".

I dati produttivi
La produzione del più grande gruppo europeo dell'ortofrutta fresca è rimasta praticamente stazionaria sui livelli del 2014, attestandosi di poco sotto quota 1.050.000 tonnellate (-0,86%), mentre il fatturato ha sfiorato i 703 milioni di euro, facendo registrare un incremento del 4,3% sull'anno precedente e superando per la prima volta i 700 milioni di euro.



Nel 2015 Apo Conerpo ha registrato un aumento dell'1,94% dei volumi di frutta conferiti dai soci, che hanno superato le 404.000 tonnellate, con indice però negativo per albicocche, ciliegie, nettarine e susine ed incrementi per kiwi, pere, kaki, castagne e marroni.



Per quanto concerne il pomodoro da industria, la produzione ha sfiorato le 450.000 tonnellate con un +6,3% rispetto all'anno precedente. Per gli ortaggi nel loro complesso, i volumi conferiti ad Apo Conerpo si sono attestati sulle 596.600 tonnellate (-1,50% rispetto al 2014), con indice negativo per fragole, fagiolini e zucche, ma soprattutto per fagioli e piselli, condizionati dalla scarsa allegagione nei mesi primaverili e dalla forte siccità estiva. In diminuzione anche la produzione di patate (-13,57%), attestatasi sulle 48.600 tonnellate.



"Complessivamente – ha concluso Vernocchi – Apo Conerpo, insieme alle filiali Alegra, Brio, Naturitalia, Opera e Valfrutta Fresco, ha collocato sul mercato oltre 1.070.000 tonnellate di ortofrutta fresca, di cui 670.000 tons di ortaggi e 400.000 tons di frutta. Per quanto concerne i diversi canali, oltre 132.000 tonnellate sono state indirizzate all'export (-2,19%) per un valore di 124 milioni di euro (+7,29%), più di 175.000 alla Grande Distribuzione Italiana (+13,87%) per un valore superiore ai 138 milioni di euro (+18,74%), oltre 135.000 al mercato tradizionale (-6,12%) per un valore di 86 milioni (-5,10%) e 632.000 all'industria di trasformazione per un valore di 92 milioni. Il plusvalore del trasformato ha raggiunto i 263 milioni".