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"Australia: esportatori italiani di pomodoro ritenuti colpevoli di dumping. ANICAV: "Decisione politica completamente infondata"

L'11 febbraio scorso, il governo federale australiano, difendendo il produttore di alimenti trasformati SPC Ardmona, ha stabilito che gli esportatori italiani di pomodori in scatola Feger e La Doria (uniche due aziende italiane che esportavano pomodori conservati in Australia senza i dazi anti-dumping fissati nel 2014) sarebbero colpevoli di dumping di prodotto in Australia, cioè di immissione di prodotto sottocosto, a detrimento dell'offerta locale.

La commissione ha calcolato pertanto dei dazi aggiuntivi dell'8,4% per Feger e del 4,5% per La Doria. Le tariffe non saranno applicate a paste, puree, salse, succhi o pomodori essiccati. Le due società italiane rappresentano circa il 40% di tutti i pomodori in scatola esportati in Australia.

Clicca qui per accedere al report finale della commissione australiana anti-dumping (ADC).

L'amministratore delegato della SPC, Reg Weine, ha dichiarato: "La commissione anti-dumping australiana (ADC) e il governo australiano hanno preso una decisione giusta ed equa".

Secondo la ditta australiana, dal 2010 il dumping di pomodori in scatola provenienti dall'Italia avrebbe causato un ingente danno materiale, tra cui una perdita del 40% dei suoi volumi e una redditività ridotta visto che non riesce a competere con il prezzo della merce italiana proposta a prezzi inferiori. "Non si possono concedere 183 milioni di dollari in sussidi all'industria italiana di trasformazione dei pomodori e aspettarsi che non eserciti una pressione sui costi di produzione".

Nel suo rapporto finale, l'ADC ha eccepito che i sussidi UE all'agricoltura verrebbero utilizzati dai trasformatori italiani di pomodori per scaricare merce sottocosto in Australia. Secondo le analisi affidate dalla commissione australiana al consulente esterno LECA (Law and Economics Consulting Associates), senza le misure della PAC-Politica agricola comunitaria a sostengo del settore del pomodoro da industria, la materia prima risulterebbe più costosa del 23%. Stanti i sussidi europei, invece, le conserve italiane d'importazione battono sul prezzo la merce locale australiana.



Secondo le analisi della commissione australiana, le dimensioni del mercato locale per i pomodori in scatola sono andate contraendosi nel corso del periodo 2010-2014, per una perdita complessiva del 13% (vedi grafico qui sopra).


La quota della SPC Ardmona (SPCA) sul mercato domestico australiano (qui sopra, in rosso) rispetto alla quota delle importazioni totali (qui sopra, in blu). La commissione ha valutato che i fenomeni di dumping non siano rilevabili nell'oscillazione della quota di mercato, quanto piuttosto nell'evoluzione decisamente negativa (vedasi grafico qui sotto) delle perdite e della percentuale di redditività della SPCA nello stesso periodo.



Reg Weine ha sottolineato: "Gli australiani hanno bisogno di sapere da dove arriva il loro cibo. I rivenditori australiani devono prendere una posizione, supportando i trasformatori australiani e rendendo i prodotti coltivati e trasformati in Australia disponibili e facili da identificare e acquistare sui loro scaffali".

Ma non tutti sono lieti della decisione del governo australiano, con alcuni food-blogger che lamentano il rincaro che gli ottimi pomodori in scatola italiani avranno rispetto ai più scarsi prodotti locali.

La replica dell'ANICAV

"Si tratta di una decisione politica completamente infondata dal punto di vista tecnico-giuridico", ha dichiarato Giovanni De Angelis direttore dell'Anicav-Associazione nazionale italiana degli industriali operanti nel settore delle conserve alimentari vegetali.

"La decisione presa dal Governo australiano di imporre dazi antidumping sui pomodori conservati esportati dalle nostre aziende è palesemente politica, e si fonda esclusivamente su una volontà del governo australiano di tutelare e agevolare l'unica azienda produttrice di derivati del pomodoro in Australia, la SPC Ardmona. Ciò si inserisce nel più ampio quadro delle politiche protezionistiche che l'Australia intende portare avanti".

Nonostante l'intervento congiunto di ANICAV, del Governo Italiano e dell'Unione Europea, da quanto emerge dall'indagine appena conclusa, la Commissione anti-dumping ha ritenuto che i regimi di sostegno previsti nell'ambito della Politica Agricola Comune possano aver influenzato i costi di produzione addirittura considerando un aiuto all'agricoltura di oltre 2.500 €/ha.

"Considerare legittimamente applicabile la valutazione di sussidi all'agricoltura nell'ambito di una procedura di dumping – ha dichiarato De Angelis - rappresenta un precedente molto pericoloso per l'industria agroalimentare non soltanto italiana ma anche Europea. Un maggior sostegno a tutela delle nostre imprese da parte degli organismi europei avrebbe potuto scongiurare una simile stortura".