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"Sicilia: i produttori orticoli protestano per la concorrenza sleale sul mercato. Massimo Pavan: "Problema a livello europeo"

Ne avevamo già parlato circa un mese fa (cfr. FreshPlaza del 12/01/2016): l'orticoltura della cosiddetta "fascia trasformata, nell'area sud-orientale della Sicilia che va da Pachino a Licata, è in forte crisi. Il prodotto emblematico è il pomodoro, ma anche le altre principali colture orticole del territorio sono in sofferenza, per via di prezzi di vendita inferiori agli effettivi costi di produzione.

Le ragioni della crisi sono state in parte già analizzate: si tratta di una somma di fattori contingenti e strutturali che sta tagliando fuori dal mercato le aziende di produzione. Alcune dinamiche commerciali, tanto a livello nazionale quanto internazionale, si sono infatti combinate in modo deleterio.

A livello locale, i produttori denunciano la scarsa trasparenza nelle attività di intermediazione svolte dai "commercianti" e dal mercato ortofrutticolo all'ingrosso di Vittoria (RG). Alcuni operatori, infatti, eserciterebbero una doppia attività: quella di acquirenti all'ingrosso e quella di confezionatori per le grandi Piattaforme commerciali del Nord Italia; l'obiettivo diventa dunque comprare la merce al prezzo più basso possibile per ricavare guadagno da ogni successivo ricarico.



A livello internazionale, le produzioni orticole siciliane si trovano a competere con merci analoghe esportate in Europa dai paesi nordafricani (Marocco e Tunisia), ma anche dalla Turchia. Tutti paesi nei quali i costi di produzione e di manodopera non sono paragonabili a quelli italiani.

Per giunta, si somma la "forbice" tra il rispetto delle normative UE in materia ambientale (e non solo), con aggravio di burocrazia e costi per le imprese italiane e la relativa disinvoltura vigente altrove. In Nord Africa, secondo i produttori siciliani, è ancora concesso usare il bromuro di metile - impiegato un tempo come antiparassitario e sterilizzante del terreno - che in Europa è bandito oppure prodotti derivati dal DDT, sostanza vietata fin dal 1970.

A conti fatti: la produzione di un chilo di pomodoro ciliegino si aggira intorno ai 60/70 centesimi, in Sicilia; ma oggi il mercato impone di venderlo dai 20 ai 60 centesimi. Mai, come quest'anno, i prezzi avevano subìto un tracollo netto nel pieno della stagione invernale: un vero e proprio disastro, di proporzioni mai viste.

Difendere le produzioni europee
Secondo Massimo Pavan, vicepresidente del Consorzio Pomodoro di Pachino IGP, la sofferenza dei produttori siciliani è condivisa anche in altri importanti paesi orticoli europei, come la Spagna: "La manifestazione di protesta degli agricoltori a Pachino, lo scorso 4 febbraio 2016, è stata seguita da analoghe iniziative in Spagna, a Valencia; segno che la crisi di mercato ha confini più ampi e va affrontata a livello europeo".


Da sinistra a destra: Salvatore Chiaramida, Massimo Pavan e Sebastiano Fortunato del Consorzio IGP.

Massimo Pavan anticipa a FreshPlaza che è in calendario a breve un meeting internazionale proprio per discutere le condizioni di accesso del prodotto marocchino al mercato comunitario. "La situazione è grave - spiega - e le produzioni europee devono essere difese. Non troviamo giusto essere assoggettati a regole e standard di cui non troviamo corrispettivo nei paesi concorrenti".

Già a fine gennaio, l'organizzazione ortofrutticola spagnola FEPEX aveva denunciato la violazione degli accordi pattuiti tra UE e Marocco sulle importazioni di pomodori, segnalando l'arrivo di oltre 25mila tonnellate di prodotto solo nelle prime due settimane di gennaio, pari a un aumento del 75% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Di qui, un collasso del mercato comunitario del pomodoro.

Vige peraltro una legge che vieta l'ingresso di merce estera quando i prezzi locali scendono al di sotto di una certa soglia. Si tratta dell'art. 7 dell'accordo tra UE-Marocco, sottoscritto nel 2012, che dovrebbe tutelare il settore ortofrutticolo europeo. Ma il Commissario europeo all'agricoltura, Phil Hogan, è del parere che non si debba procedere ad alcuna revisione degli accordi già in essere (cfr. articolo correlato).

Per non parlare delle lungaggini burocratiche su altri fronti: tanto per dire l'ultima, nonostante la dichiarazione da parte della Regione Sicilia e del Governo Nazionale dello stato di calamità provocato dalla gelata che a capodanno 2015 procurò numerosi e gravi danni alle aziende agricole dei Comuni di Pachino, Portopalo di Capo Passero, Noto, Ispica e Rosolini, nessun intervento di ristoro economico è stato effettuato. "Tale stato di cose ha ridotto sul lastrico centinaia di famiglie del comprensorio, che non hanno la possibilità economica di fare fronte alle esigenze vitali", lamenta il Consorzio Pomodoro di Pachino IGP.


Danni alle infrastrutture agricole derivanti dalla nevicata di capodanno 2015.

Nel frattempo, per quanto riguarda l'attuale situazione di crisi commerciale, i produttori siciliani chiedono misure efficaci e una risposta pronta, a cominciare dall'istituzione di un servizio antifrode nei porti siciliani dove arriva la merce importata, al fine di evitare che venga rietichettata come di origine locale. Un documento in sei punti è stato presentato all'Assessorato regionale siciliano e al Ministero dell'Agricoltura. I produttori chiedono lo stato di crisi, una moratoria sui debiti con le banche, misure antifrode sul prodotto, la revisione dell'accordo euro-mediterraneo stipulato nel 2011, una perequazione dei costi, un fondo di mutualità.

"Serve - conclude il Presidente del Consorzio Pomodoro di Pachino IGP Sebastiano Fortunato - un intervento politico forte a livello nazionale e a livello europeo perché bisogna ripristinare un adeguato rapporto tra domanda e offerta. Purtroppo la domanda è concentrata e l'offerta è frantumata. Il vero problema è questo".