Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
Cile terzo esportatore mondiale; ogni anno si piantano 3mila nuovi ettari

Quest'anno l'export cileno di noci raggiungera' il miliardo di dollari

Ogni prodotto di successo ha un segreto, secondo Andrés Rodrìguez, presidente della Chilean Walnut Commission (*), le noci cilene ne hanno due: "il clima mediterraneo del Cile e il suo isolamento, tale da renderlo un'isola fitosanitaria. Il risultato è un prodotto che non ha eguali per colore, molto leggero, che nei frutti più scuri tende all'ambra, per gusto e per shelf-life, fondamentale per lo stoccaggio".


Andrés Rodrìguez, presidente della Chilean Walnut Commission, ieri al padiglione cileno a Expo Milano

In fatto di noci, il Cile è il principale esportatore mondiale di noci sgusciate e il terzo di noci in guscio, dopo Stati Uniti e Francia e il primo nell'emisfero australe. L'anno scorso l'esportazione cilena di frutta a guscio e frutta secca, dove le noci rappresentano la voce maggiore, ha fatturato 850 milioni di dollari, contro i 300 di 10 anni fa, mentre le stime di quest'anno dicono che il Cile raggiungerà la soglia del miliardo di dollari.

Nonostante questi siano già di per sé dati importanti, il settore in Cile sta vivendo un momento di grande espansione; espansione che tocca anche l'Italia, visto e considerato che insieme a Turchia, Brasile, Germania e Corea del Sud il Belpaese è una delle destinazioni principali dell'export cileno di noci. Il tema è stato al centro di un approfondimento, ieri 20 ottobre 2015, presso il padiglione cileno a Expo Milano.

La produzione
In fatto di ettari piantati, la crescita è costante: "Ogni anno – riprende Rodrìguez – si piantano in Cile 3mila nuovi ettari di noci e quest'anno siamo arrivati a 37mila ettari". In fatto di varietà, sono soprattutto due quelle piantate e in crescita. La prima, che potremmo definire una precoce vista la raccolta a marzo, è la Sirr; la seconda è l'arcinota e popolare Chandler, che in Cile si raccoglie ad aprile e che, delle due, è quella che sta registrando l'aumento maggiore.


Gli ettari piantati a noce in Cile dal 2008 al 2015. Clicca qui per consultare il grafico ingrandito (Rielaborazione FreshPlaza su dati Chilean Walnut Commission).

Il primo risultato di questo aumento delle piantumazioni è una crescita a doppia cifra della produzione, che per quest'anno si è attestata su un +33% rispetto al 2014, arrivando a quota 65mila tonnellate, contro le 49mila dell'anno scorso (furono 41mila le tonnellate prodotte nel 2013).

Ma questo non è tutto perché, come ogni pianta da frutto, anche il noce ha bisogno di un lasso di tempo per entrare in produzione: 4 anni nel caso specifico. A differenza degli altri alberi da frutto, però, ha un periodo produttivo decisamente più lungo della media, superiore ai 25 anni, se non anche 30 o più.

Così, il trend di crescita della produzione continuerà anche nei prossimi anni. "Nei prossimi 5 anni prevediamo di raddoppiare la produzione", chiosa Rodrìguez. Come si nota dal grafico qui sotto, il 31% degli ettari attualmente piantati non sono ancora entrati in produzione, mentre un altro 38% non è ancora arrivato alla sua piena produttività, a fronte di appena il 4% di superfici in fine-vita.


Dei 37.579 ettari piantumati a noci in Cile il riparto tra quelli che devono ancora entrare in produzione, quelli la cui produzione deve ancora raggiungere l'apice, quelli già al massimo del loro potenziale e infine quelli in calo di produttività. Clicca qui per consultare il grafico ingrandito (Rielaborazione FreshPlaza su dati Chilean Walnut Commission).

Tuttavia, l'aumento delle superfici coltivate a noci e della produzione non sono le uniche novità recenti nel settore cileno. "Negli ultimi tre anni – spiega il presidente della Chilean Walnut Commission – siamo partiti anche con la sgusciatura meccanica perché non abbiamo abbastanza forza lavoro per sgusciare a mano tutte le noci che produciamo (durante l'incontro è emerso che in generale, non solo nel settore primario, il Cile importa il 10% della forza lavoro di cui ha bisogno, ndr), ma anche perché ci sono mercati esteri che chiedono noci sgusciate meccanicamente, a partire dall'Asia, dove si sguscia il 100% delle noci, ma anche in Europa, dove già ci si rifornisce dalla California dove la sgusciatura è totalmente meccanica"; tant'è che la tecnologia di sgusciatura introdotta in Cile proviene, per la maggior parte, proprio dalla California. L'introduzione della sgusciatura meccanica spiega anche perché sia la noce Chandler la varietà più piantata: "è quella che meglio si adatta per essere sgusciata a macchina", riprende Rodrìguez.

L'esportazione
Il 95% della produzione cilena di noci prende la via dell'export. Turchia e Brasile rappresentano le prime due destinazioni estere, ma resta il fatto che il 64% dell'export cileno di noci finisce in Europa, a partire dall'Italia, che nel mondo è la terza destinazione preferita dalle noci cilene, seguita dalla Germania. E qui c'è da notare la performance proprio dell'export verso l'Italia: nel 2012 era di poco meno di 4mila tonnellate, poi, nel giro di un anno sono aumentate di più di 2mila tonnellate, per poi stabilizzarsi; questo perché, come spiega il presidente della Chilean Walnut Commission, "l'aumento di produzione cilena ha coinciso con un aumento della domanda italiana".


L'andamento negli ultimi anni delle esportazioni (in tonnellate) verso le 5 principali destinazioni. Da notare la Corea del Sud verso cui il Cile ha iniziato a esportare solo nel 2012, prima era la Spagna quinta destinazione più importante. Clicca qui per consultare il grafico ingrandito (Rielaborazione FreshPlaza su dati Chilean Walnut Commission).

Prospettive
Sul lungo termine, Rodrìguez stima che il mercato mondiale delle noci continuerà a crescere per, spiega, "rispondere alla domanda di una popolazione mondiale in aumento e per rispondere alla domanda crescente di prodotti salutistici com'è appunto la noce, più ricca di antiossidanti dei mirtilli, contenente Omega 3, capace di prevenire tra l'altro il diabete, l'ictus e la malattie cardio-circolatorie, fonte di vitamine E e B e ricco di minerali come manganese, rame, potassio, calcio, ferro, magnesio, zinco e selenio".


Un momento della presentazione di Rodrìguez, ieri a Expo Milano

Tuttavia nel breve periodo la situazione mondiale del settore "è complessa – continua il presidente della Chilean Walnut Commission – perché pur restando ampiamente remunerativi, i prezzi sono in calo per due motivi: una svalutazione della moneta in Europa, in Russia, in Brasile e una maggiore produzione mondiale". Oltre al Cile è infatti cresciuta anche la produzione negli States, e pure in Cina, che è passata dalle 900mila tonnellate del 2014 alle 950mila di quest'anno, per la stragrande maggioranza per il consumo interno.

(*) La Chilean Walnut Commission è l'associazione che rappresenta trasformatori ed esportatori cileni di noci; fondata nel 2009 riunisce 19 membri e il 70% dell'export cileno di noci. Per promuovere l'esportazione di noci del Cile, in una joint-venture pubblico-privata con Pro-Chile, è stato creato il brand Walnuts from Chile.