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Questo l'obiettivo dei grandi della Terra riuniti a Expo Milano 2015

Forum Internazionale dell'Agricoltura: fame zero in 10 anni

Oltre 50 ministri dell'Agricoltura, 370 delegati in rappresentanza di ben 115 Paesi e organizzazioni internazionali provenienti da tutti i continenti: sono i numeri di "From Expo 2015 and beyond: agriculture to feed the planet", il Forum Internazionale dell'Agricoltura, iniziato ieri 4 giugno 2015 a Expo Milano 2015. Il tema del Forum riprende quello dell'Esposizione universale: sfamare il Pianeta.



"La sfida fame zero fa riferimento a voi di Expo 2015: possiamo farcela, l'importante è collaborare". E' la dichiarazione del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon, trasmessa in videomessaggio all'apertura del Forum mondiale. "Il mondo produce abbastanza cibo, ma una persona su nove non ne riceve abbastanza".

Concetto ripreso anche dal direttore generale della Fao, Josè Graziano da Silva: "E' possibile sconfiggere la fame nell'arco di qualche decennio. A livello internazionale ci siamo posti l'obiettivo fame zero entro il 2025. Per raggiungere questo scopo, serve un viaggio da fare tutti insieme".

"L'agricoltura è un driver fondamentale per la lotta alla povertà e alla fame nei Paesi in via di sviluppo". Ma per farlo, secondo da Silva, deve diventare sostenibile. "Il cambiamento climatico è una minaccia anche alla sicurezza alimentare. Bisogna cambiare, l'agricoltura e i sistemi alimentari devono puntare sulla sostenibilità". Senza dimenticare di "ridurre lo spreco alimentare e creare prodotti amici dell'ambiente".

"Se possiamo aiutare i Paesi africani e asiatici, fornendo loro conoscenze e innovazione nel settore agricolo, questo avrà un grande impatto sull'immigrazione, anche nel Mediterraneo". Lo ha assicurato Phil Hogan, commissario europeo per le Politiche agricole, convinto che "la sicurezza alimentare e quella politica sono strettamente connesse", per questo le decisioni strategiche prese per il settore agricolo non riguardano solo gli agricoltori ma istanze globali.

L'Europa è "pronta ad agire e collaborare" con il resto del mondo sulle strategie per azzerare la fame a livello globale, ha garantito Hogan. La strada da percorrere deve puntare a "sistemi alimentari sostenibili", e "il settore agricolo deve giocare un ruolo fondamentale nei progetti planetari del futuro".

Si tratta di mettere a punto "un mix di politiche intelligenti e realizzabili", che secondo il commissario devono puntare a "innovare più velocemente" il modo di produrre cibo dalla terra, oltre a rendere il sistemi produttivi "più efficienti dal punto di vista delle risorse" utilizzate.


(Foto LaPresse).

Al commissario ha fatto eco Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole, sostenendo che bisogna "garantire cibo sano alle popolazioni in crescita, utilizzando meno risorse naturali". Secondo Martina, "dobbiamo partire dai piccoli produttori, sostenendo il loro reddito e trasferendo conoscenza perché siano più forti e produttivi". Un punto sul quale Hogan ha concordato in pieno, visto che ha sottolineato: "Per questo l'Unione europea ha messo al centro lo sviluppo delle comunità rurali", come testimonia la recente approvazione di 24 Piani di sviluppo rurale.

Il decalogo verde della Cia
"Mettiamo il lavoro della terra al centro del nuovo modello di crescita. Va assicurato reddito alle imprese e protagonismo sociale agli agricoltori per tutelare la biodiversità e sfamare il pianeta, evitando l'omologazione ed esaltando i valori rurali". E' l'appello della Confederazione italiana agricoltori in occasione del Forum dell'Agricoltura.
 
"Noi siamo i custodi del mondo buono e rivendichiamo un giusto reddito e il riconoscimento del nostro ruolo sociale" continua il messaggio consegnato ai grandi della Terra.

Partendo da un lavoro d'indagine, raccolto nel documento "Il Territorio come destino", la Cia ha provato a "dettare" ai rappresentanti delle istituzioni un vero e proprio decalogo per disegnare il futuro agricolo, convinta che il diritto al cibo debba essere diritto al cibo buono, di qualità e identitario contro una visione dell'agricoltura "capace di produrre solo commodity in mano alle multinazionali".

Il decalogo della Cia ha come titolo "l'agricoltura sostenibile" e si riassume in questi punti qualificanti:
  1. L'Agricoltura è il motore dello sviluppo sostenibile
  2. L'Agricoltura tutela e mette in valore la biodiversità
  3. L'Agricoltura è identitaria e territoriale
  4. L'Agricoltore è custode del mondo
  5. L'Agricoltore ha diritto a un reddito sostenibile
  6. L'Agricoltore ha diritto al riconoscimento del suo ruolo sociale
  7. L'Agricoltura ha il dovere di provvedere al genere umano nel rispetto di tutte le specie vegetali e animali
  8. L'Agricoltura promuove e utilizza la ricerca al fine di migliorare le condizioni dell'uomo e della biosfera
  9. L'Agricoltura è protagonista di tutta la filiera alimentare e trae il suo reddito da questo protagonismo
  10. L'Agricoltura è un valore culturale, le pratiche agricole s'ispirano alle identità territoriali, gli agricoltori sono gli operatori di questo complesso valoriale.
Coldiretti, riequilibrare assetto mondiale
Una persona su tre nel mondo lavora in agricoltura o nella pesca. Qualcosa come 2,5 miliardi, molte delle quali vivono però in condizioni di povertà perché manca un adeguato riconoscimento sociale ed economico del lavoro nei campi. È questo lo scenario portato da Coldiretti al Forum. Lo studio evidenzia come lo sfruttamento e la speculazione sul cibo amplifichi questo paradosso: degli oltre 800 milioni di persone che soffrono la fame, secondo la Fao, molti operano in agricoltura. Coldiretti sottolinea che sono 570 milioni le aziende agricole nel mondo, l'88% delle quali è di tipo familiare. Di queste, il 35% si trova in Cina, il 24% in india, il 7% in Asia Centrale e in Europa. In Italia dal 2007 a oggi hanno cessato la loro attività 155mila imprese.

"La globalizzazione dei mercati ha delegittimato il cibo fino a farlo considerare una merce qualsiasi - ha affermato il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo -. Gli effetti negativi vanno dalle speculazioni sulle materie prime agricole al furto di milioni di ettari di terre fertili a danno dei Paesi più poveri, il cosiddetto land grabbing".

"E' necessario lavorare sulla sovranità alimentare con politiche ed investimenti dei Governi volti a favorire la crescita delle agricolture dei diversi Paesi e regole commerciali rispettose e consapevoli del valore del cibo, ma anche promuovere azioni di riequilibrio all'interno della catena alimentare che contribuiscano alla valorizzazione e alla remunerazione delle produzioni agricole". Oggi, secondo lo studio della Coldiretti, per ogni euro speso dai consumatori italiani per l'acquisto di prodotti alimentari appena 15 centesimi arrivano agli agricoltori. E in alcuni casi i compensi non sono sufficienti a coprire i costi di produzione.