"Ortofrutta "made in Italy" al rallenty, ma l'embargo russo e' solo la punta dell'iceberg"
"Nel 2014 - ha spiegato Denis Pantini, direttore Area Agricoltura e industria alimentare di Nomisma - le esportazioni di frutta e verdura (fresca e trasformata) hanno sfiorato i 7,4 miliardi di euro, pari al 21,8% del totale delle esportazioni agroalimentari italiane: il 41% riguarda prodotti trasformati e il 38% la frutta fresca. Seguono gli ortaggi freschi con il 16% delle esportazioni di settore".
Luci e ombre
Con il 20% del totale comunitario, l'Italia si colloca al primo posto sia per quanto riguarda il valore della produzione orticola (che primeggia anche in termini di superfici, con il 18% del totale delle orticole UE) sia per quella frutticola (seconda dopo la Spagna, con il 17% della SAU a frutta in Europa).
Ma il nostro Paese non riesce ad affermarsi sui mercati internazionali (vedi grafico sotto): nel 2003-2004 la quota di mercato italiana sull'export globale di prodotti ortofrutticoli freschi era pari al 5,4%. L'anno scorso è scesa al 3,8%: quasi un terzo della quota di mercato detenuta dalla Spagna (10,3%). Meglio dell'Italia fanno anche Stati Uniti, Cina e Paesi Bassi.
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati UNComtrade.
Pantini ha evidenziato come solo l'export di mele e agrumi abbia conservato la stessa quota nei periodi 2003/04 e 2013/14: rispettivamente il 10,6% e l'1,8%. L'uva da tavola è passata dal 24% al 15,5%, il kiwi dal 33,8% al 27,2%, le pesche e nettarine dal 30,6% al 14,9% (vedi tabella sotto).
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati UNComtrade.
In quasi tutti i prodotti considerati, la propensione all'export dell'Italia (vedi grafico sottostante) è sensibilmente inferiore rispetto a quella della Spagna. Il gap è particolarmente evidente nel caso di nettarine (22% contro il 61% spagnolo) e arance (6% contro 55%).
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Eurostat.
A complicare le cose, nell'agosto del 2014 è arrivato l'embargo russo. L'anno scorso l'export italiano di ortofrutta fresca in Russia si è fermato a 44,3 milioni di euro, evidenziando una caduta complessiva in valore del 39%, un destino comune ad altri paesi produttori dell'UE.
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati UNComtrade.
Hanno invece aumentato le esportazioni i Paesi non toccati dalle sanzioni, come la Bielorussia che, non a caso, tra agosto e dicembre 2014 ha visto schizzare il proprio export in Russia su base annua di quasi l'84%. Analogamente, la Serbia ha fatto segnare +74%, la Cina +34% e la Turchia quasi +26%.
Andando a valutare gli effetti dell'embargo su singolo prodotto italiano, è l'uva da tavola la più colpita, cioè quella che - anche per via della stagionalità - risulta aver subito il danno maggiore rispetto all'anno precedente (-92%). Seguono agrumi (-59%), pesche e nettarine (-31%) e lattuga (-25%).