Si chiama "Fattore Futuro" il progetto di McDonald's e si rivolge a imprenditori agricoli italiani con meno di 40 anni che abbiano un progetto di innovazione e sostenibilità per la propria azienda, offrendo a venti di loro la possibilità di entrare a far parte dei fornitori italiani di McDonald's per tre anni.
I candidati dovranno essere allevatori e agricoltori operanti all'interno delle filiere carne bovina, carne avicola, pane, latte, insalata, patate e frutta. Il bando scade il 30 aprile 2015.
Gli obiettivi dichiarati dalla multinazionale del fast food sembrano condivisibili: aumentare la quota di prodotti italiani (oggi all'80%) nei ristoranti della catena operanti nel nostro Paese, offrire la certezza di un contratto pluriennale a giovani fornitori, i quali avranno anche la possibilità di approfondire la conoscenza delle filiere, confrontandosi con esperti e certificatori per comprendere le dinamiche dell'industria alimentare rispetto a temi quali la qualità e la sicurezza alimentare. Il tutto sarebbe, secondo i promotori dell'iniziativa, in linea con i valori di Expo 2015
E invece qualcosa non ci convince: innanzitutto perché la filiera zootecnica e quella ortofrutticola, ad esempio, hanno impatti ambientali, nutrizionali e soprattutto di opportunità nel rispondere alla sfida di "nutrire il pianeta" che sono ben diversi tra loro, come emerge anche da recenti analisi circa il rapporto tra dieta occidentale e cambiamento climatico (cfr. FreshPlaza del 19/02/2015); il che apre perlomeno una contraddizione con il tema centrale dell'Esposizione Universale e con la problematica attinente le scelte e gli stili alimentari (e dunque anche agricoli e di coltivazione) che vogliamo adottare per il futuro.
In secondo luogo, perché il vero ritorno di immagine, in tutta questa storia, lo incasserà McDonald's e ci sembra fuori luogo che la massima istituzione agricola del nostro Paese conceda il proprio patrocinio a progetti che, seppur lodevoli sulla carta, non sono del tutto conciliabili con il pubblico interesse.