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Uno studio dell'Universita' di Aberdeen e Cambridge sulle emissioni di gas serra

Lotta al cambiamento climatico: urge sostituire la carne con la verdura!

E' urgente e necessaria una brusca inversione di tendenza per quanto concerne le nostre abitudini alimentari, in particolar modo quelle dei paesi occidentali, caratterizzati da un consumo eccessivo di carne e latticini.



I ricercatori dell'Università di Aberdeen e dell'Università di Cambridge hanno infatti condotto uno studio diretto a valutare quale sarebbero le conseguenze future se il mondo continuerà ad adottare uno stile alimentare basato su un elevato consumo di alimenti ad "alta intensità di emissioni (di CO2)" come carne e latticini.

I risultati dello studio sono sorprendenti: i ricercatori hanno scoperto che se la popolazione mondiale continuasse ancora a lungo su questa strada, si andrebbero a sforare di molto i limiti sulle emissioni dei gas serra, con conseguenze disastrose per quanto riguarda il cambiamento climatico.

Continuando su questo modello di produzione del cibo, l'utilizzo dei fertilizzanti crescerebbe finendo col distruggere circa il 10% delle foreste fluviali rimanenti; tale deforestazione, combinata con l'aumento dei gas serra prodotti dalla sola industria alimentare, potrebbe portare i livelli di CO2 ad aumentare fino all'80% entro il 2050.

La soluzione proposta dagli scienziati è dunque una sola: sostituire frutta e verdura alla carne e ai latticini.



"Non si tratta di voler essere vegetariani o di difendere le loro tesi – ha spiegato il professor Keith Richard dell'Università di Cambridge – ma di un problema di ordine ambientale globale. Si potrebbe partire concentrandosi su programmi mirati di educazione alimentare. In questo modo il vantaggio sarebbe doppio: si riuscirebbe a mantenere le popolazioni in salute e allo stesso tempo si preserverebbe l'ambiente da enormi futuri disastri."

Quello gli studiosi che propongono è di ridurre il consumo a 85 grammi di carne rossa e massimo 5 uova a settimana e fino a massimo una porzione di pollame al giorno. Si dovrebbero poi ridurre gli sprechi alimentari del 50% ed eliminare il "gap di rendimento" legato all'agricoltura.

"Se non interveniamo subito con dei cambiamenti negli stili di vita – ha aggiunto il professor Pete Smith dell'Università di Aberdeen – saremmo costretti a contrarre i settori dell'energia e dell'industria al fine di ridurre le emissioni di CO2. Una soluzione, quest'ultima, del tutto impossibile e che ci costringe quindi ad incoraggiare il più possibile un'agricoltura sostenibile e a rivedere drasticamente ciò che mangiamo."

Lo studio è pubblicato su Nature Climate Change.

Rielaborazione FreshPlaza su fonte Forbes