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La testimonianza di Leonardo Odorizzi

Nel veronese e' gia' crisi per pesche e nettarine, a soli 20 giorni dall'avvio della raccolta

"Già alla data del 13 giugno 2014, dopo solo 20 giorni dall'inizio della raccolta, ci vediamo costretti a lanciare un primo segnale d'allarme per la crisi che si sta abbattendo sulle pesche e nettarine prodotte in Veneto, ma anche nelle altre Regioni." Così riferisce a FreshPlaza Leonardo Odorizzi (in foto), riportando il parere della sua omonima impresa Odorizzi e di altri colleghi operanti nelle zone di Villafranca e Sommacampagna (VR)

"La campagna di commercializzazione 2014 è iniziata sotto tono, con prezzi di ben 30 centesimi di euro/Kg inferiori rispetto al 2013. Una flessione delle quotazioni che s'innesca tra l'altro su una situazione produttiva non positiva. Le grandinate hanno infatti distrutto il 50% della produzione veneta di drupacee, mentre il virus della Sharka (Plum Pox Virus-PPV) sta decimando intere varietà, come ad esempio la nettarina Big Bang."

La conseguenza è presto detta, prosegue Odorizzi: "Non riusciamo a remunerare più di 30/40 centesimi di euro/Kg i produttori che ci consegnano la merce di buona qualità. Al contempo, mi risulta che le catene della GDO stiano proponendo prezzi di 70/75 centesimi di euro/Kg per i cestini confezionati; salvo poi trovarli a 2,5 euro/Kg sui banchi..."

"Considerando che il grosso della produzione di pesche e nettarine della regione Emilia-Romagna, prima produttrice italiana, e del nord della Spagna deve ancora arrivare sul mercato, rischiamo di trovarci a fine giugno 2014 con i prezzi del 2012, cioè con 20 centesimi di euro al chilo! Il trend negativo va fermato subito! Qui è questione di decidere se l'agricoltura italiana vada difesa e mantenuta o se vogliamo ritrovarci tutti quanti con i terreni incolti nel giro di qualche anno!"

Ancora meno roseo il quadro per quanto attiene la frutta destinata alla trasformazione industriale. Leonardo Odorizzi testimonia: "Siamo a 5/6 centesimi di euro/Kg; un prezzo che non copre nemmeno i costi di raccolta. Il tutto anche per via della bocciatura delle Commissione Europea circa la proposta italiana di innalzare le percentuali di frutta nei succhi di frutta. La recente approvazione della Camera riguardo la percentuale del 20% (invece che del 12%) di succo di arance nelle bibite derivate vale infatti solo per i prodotti trasformati nel nostro Paese, creando un ulteriore pasticcio normativo; anche se costituisce pur sempre un timido passo avanti."

Odorizzi conclude: "Se poi ci si viene anche a dire che, proprio a causa dell'introduzione dell'Art. 62 che prevede il pagamento a 30 giorni dei prodotti deperibili da parte della grande distribuzione, gli utili di quest'ultima si sono azzerati dal 2007 ad oggi (vedi qui), quando sappiamo tutti benissimo che i famosi 30 giorni restano solo sulla carta, la situazione diventa davvero imbarazzante e ci si chiede ogni giorno di più per cosa stiamo lavorando."