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Il resoconto del convegno organizzato dal Cso a Bologna

Consumi di frutta e verdura in Italia: eppur si muovono!

"I dati Nielsen attestano che il fresco è il settore con la maggiore tendenza di crescita nella grande distribuzione - a novembre 2013, trend a valore +0,8% con frutta e verdura che salgono del 5,4% - Nella sola Gdo, il fresco fattura 28 miliardi, di cui 6 per frutta e verdura, seconda per acquisti solo a salumi e formaggi.

Lo studio promosso da Cso e Gfk Eurisko conferma, nell'insieme, un grande interesse del consumatore al comparto e un'attenzione ai prodotti che si differenziano dalle commodity". Se il tempo lo avesse permesso, queste sarebbero state le conclusioni del presidente Paolo Bruni al convegno organizzato ieri a Bologna dal Cso-Centro servizi ortofrutticoli "I consumi di frutta e verdura in Italia. Analisi e idee per il rilancio".


La sala del convegno.

Un'occasione creata non tanto per mettere in evidenza un'inesorabile decrescita, quanto piuttosto cogliere al volo le opportunità che stanno emergendo. Per scaricare la presentazione completa di Paolo Bruni, clicca qui.


Paolo Bruni (Presidente CSO) e l'eurodeputato On. Paolo De Castro.

Ad aprire i lavori è stata Elisa Macchi, direttore di Cso, con una analisi delle dinamiche dei consumi domestici di ortofrutta su un panel rappresentativo di famiglie italiane. In Italia, il calo dei consumi di frutta e verdura negli ultimi dieci anni è un fenomeno noto: dal 2000 al 2013 gli acquisti annui sono passati da 461 a 323 chili per famiglia con una perdita pari a circa 140 kg annui.


Nel 2000, 20,6 milioni di famiglie italiane hanno consumato 9.521.523 ton di ortofrutta. Nel 2013, 24,2 milioni di famiglie ne hanno consumata 7.843.229 ton. Il confronto 2013/12 segna un -2%.

"Dall'analisi dei dati – ha dichiarato Elisa Macchi - emergono delle evidenze importanti su cui è necessario riflettere: in primo luogo è palese che il prezzo non è l'unico fattore condizionante per l'acquisto, lo si vede dallo sviluppo del biologico o di referenze alte di gamma come il radicchio (+61% di acquisti dal 2006 ad oggi), o le fragole (+34% dal 2000 al 2013)."


Nel 2013 sono acquistati quasi 8 milioni di tonnellate di frutta e verdura. Pari a 323 kg/famiglia corrispondenti a una spesa di 542 €/famiglia annui.

Secondo Elisa Macchi, i consumatori stanno premiando l'innovazione di prodotto che negli ultimi anni ha reso disponibili sul mercato varietà più apprezzate anche dal punto di vista organolettico-gustativo. E' il caso dei consumi di albicocche (+6% dal 2000), delle pesche (+3% dal 2006) o dei meloni che hanno vissuto un profondo rinnovamento varietale e un ampliamento del calendario di commercializzazione. Soffrono i prodotti anonimi e indifferenziati - vedi pere, arance e uva - su cui sarà necessaria una profonda segmentazione e differenziazione.

Specie
Variazione % (2013/00)
Variazione % (2013/12)
Arance
-23%
-3%
Mandarini
-52%
-9%
Clementine
+9%
-3%
Limoni
-37%
-5%
Pompelmi
-37%
+3%
Banane
-20%
-1%
Frutta esotica
+128%
+11%
Kiwi
+57%
-3%
Mele
-26%
-4%
Pere
-30%
-10%
Uva
-28%
=
Pesche
-12%
=
Nettarine
+21%
+3%
Albicocche
+6%
+3%
Prugne
-6%
-2%
Ciliegie
+17%
+6%
Fragole
+34%
+3%
Angurie
-9%
-5%
Meloni
+14%
=
Variazione percentuale dei consumi domestici dei principali frutti.

"Gli indicatori – ha terminato Macchi - stanno dando segnali di timida ripresa per il comparto e dovremo giocare bene le opportunità, consapevoli del fatto che sarà sempre più importante conoscere a fondo la dimensione delle produzioni italiane, base di partenza per ogni scelta strategica e, di fatto, oggi ancora incompleta". Per scaricare la presentazione completa di Elisa Macchi clicca qui.


Un passaggio della relazione di Elisa Macchi.

Per Paolo De Castro, neo rieletto al Parlamento europeo, il "caso etossichina" (cfr. FreshPlaza del 20/05/2014) deve essere da monito: "Il problema è tutto italiano, non europeo: non solo l'Italia non ha chiesto la deroga come altri Paesi, ma poteva sapere che Spagna e Portogallo l'avevano richiesta". Per questo, De Castro ha ricordato come dal prossimo autunno - con la riforma dell'OCM Unica relativa all'Ortofrutta e il nuovo regolamento sul biologico - l'Italia dovrà imparare ad anticipare, e condizionare, la costruzione delle proposte, come anche promuovere i consumi di ortofrutta grazie a finanziamenti diretti dell'Unione europea alle imprese (75% fonte comunitaria) che significano circa 200 milioni di euro l'anno. Riguardo a quanto appreso dal direttore del Cso, De Castro ha chiosato: "Con il crollo dei consumi, l'export non è più un'opportunità bensì una necessità".



Lo scenario presentato da Marco Pellizzoni di GFK Eurisko mostra alcune criticità (contrazione del PIL, inflazione ai minimi dal 2009, disoccupazione, ecc.) ma anche alcune opportunità legate alla "cultura" dei consumatori quali la capacità di rapportarsi in modo attivo e consapevole all’offerta, di non sacrificare la qualità al prezzo, la disintermediazione d'acquisto, la sfida e lo stimolo all'autopricing, oltre alla ricerca dibenessere, legame con la natura, facilità d'uso. Per scaricare la presentazione completa di Marco Pellizzoni, clicca qui.


Da sinistra, Laura Cantoni, Marco Salvi e Francesco Pugliese.

Commentando l'analisi del Cso, Francesco Pugliese, presidente di ADM, Associazione distribuzione moderna, ha sottolineato il fenomeno discount che - partito da una politica iniziale di basso prezzo a fronte di un basso servizio - sta ora evolvendo verso una maggior offerta di servizio. Il presidente di ADM ha inoltre evidenziato la negatività della pressione promozionale che snatura il valore al prodotto.

Per Pugliese è decisivo organizzare e modernizzare la filiera agricola come anche la preparazione del prodotto, "prima che altri lo facciano per noi. Occorre sapere cosa si produce, cosa chiede il consumatore e, poi, una politica che organizzi le filiere agricole a seconda dei bisogni" (vedi anche articolo correlato).



L'assessore all'Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, Tiberio Rabboni, ha ricordato gli sforzi compiuti verso la qualità (l'80% di produzione ortofrutticola è da agricoltura integrata) e l'innovazione. Ha quindi illustrato le nuove linee del Piano di sviluppo rurale che daranno priorità all'innovazione delle filiere, alla logistica e alla formazione dei giovani anche attraverso il rifinanziato Progetto "Frutta nelle Scuole".

Menzionando l'importanza della marca e dell'innovazione per conquistare quote di mercato, Renzo Piraccini, direttore generale di Apofruit, ha anche sottolineato come la vendita nel libero servizio spesso non abbia riconosciuto gli sforzi del mondo produttivo. E se il direttore generale di Agrintesa Cristian Moretti ha auspicato una condivisione di progetti e una collaborazione più stretta tra produzione e distribuzione, il presidente di Fruitimprese Marco Salvi ha ricordato come l'innovazione varietale da sola non basti. "La IV gamma non rappresenta solo un esempio riuscito di innovazione e servizio, ma anche di gestione più attenta nei punti vendita, uno dei rari esempi di prolungamento della catena del freddo. Cosa che per l'ortofrutta non è una banalità".

"Non possiamo accontentarci di diventare un paese che produce nicchie di mercato o biologico", ha avvertito Salvi, il quale ha chiuso citando il successo del Progetto "Frutta secca è benessere" realizzato in stretta collaborazione con la Grande distribuzione.


Da sinistra, Paolo Bruni, Tiberio Rabboni, Elisa Macchi, Marco Pellizzoni, Renzo Piraccini e Cristian Moretti.

Laura Cantoni di Starea Milano ha descritto le modalità di comunicazione del comparto - evidenziando significative differenze tra retailer nostrani e stranieri su criteri espositivi, cromatismi, prossimità fresco e preconfezionato, attenzione al setting complessivo, materiali utilizzati, informazione in store, ecc. - e alcuni esempi di campagne nazionali (Ortofrutta d'Italia, Solarelli, Naturitalia, Melinda, Marlene, Almaverde Bio, Pink Lady), terminando con un cenno alle altre categorie, food e no. Per scaricare la presentazione completa di Laura Cantoni, clicca qui.


(Whole Foods, USA).

"La sicurezza del nostro Made in Italy è un valore - ha detto Bruni salutando i partecipanti - Il recente Rapporto Efsa evidenzia come i prodotti agroalimentari italiani con residui chimici oltre il limite sono appena lo 0,2% del totale. Un valore di otto volte inferiore a quelli della media europea (1,6%) e addirittura di 32 volte inferiore a quelli extra Ue".