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L'analisi del Cso presentata a Perpignan (Medfel)

Meloni italiani: migliora l'export, tengono i consumi

Al recente convegno sul melone di Perpignan (cfr. FreshPlaza del 21/05/2014 per i dati generali emersi sulle produzioni di Marocco, Spagna e Francia), Tomas Bosi del Cso di Ferrara (in sostituzione del dott. Luciano Trentini, colpito da un grave lutto), ha presentato i dati relativi alla coltivazione del melone in Italia.

Nel 2013, la produzione nazionale si è attestata sulle 601.000 tonnellate. Riguardo alle superfici, risultano in lieve calo sia le coltivazioni in pieno campo (22.170 ettari) che quelle in serra (2.958 ha). Non cambia pertanto il rapporto tra le due coltivazioni (88% vs 12%), mentre sembrano incrementare le superfici coltivate a piccolo tunnel. In campo aperto, infatti, il 43% delle superfici viene coltivato con pacciamatura e il 45% in tunnel di piccole e medie dimensioni.


Trend di superfici (istogramma giallo) e produzioni (Linea blu). (Per ingrandire il grafico clicca qui).

Con 9.645 ettari, la Sicilia è la principale regione produttrice concentrando quasi il 40% delle superfici nazionali. Al secondo posto, la Lombardia con poco più del 12% (3.131 ha) del totale. Seguono, con superfici tra 1.500 e 1.700 ettari, Veneto, Puglia, Emilia-Romagna e Lazio. Queste regioni rappresentano quasi l'80% del totale nazionale.

Pur riducendo la quota nel passaggio tra il 2008 e il 2013 (dal 45 al 43%), la Sicilia mantiene un forte primato in pieno campo. Aumenta la propria rappresentatività la Lombardia (dall'8 all'11%) mentre le altre regioni subiscono solo lievi spostamenti percentuali.

Specificamente per le superfici in serra, invece, primeggia la Lombardia che incrementa il proprio ruolo di leadership passando dal 21 al 27%. Buon sviluppo degli investimenti in Lazio e Campania, rispettivamente al 17 e 16%. In Veneto, al contrario, la coltivazione sembra diminuire: dal 21 al 13% nel quinquennio preso in esame.

Le tipologie coltivate
Tra i meloni estivi, l'Italia è specializzata nella produzione di Meloni Cantalupo caratterizzati da media grandezza con superficie liscia e polpa giallo-arancio, e Meloni retati, di media grandezza con polpa bianca o giallo-verde, con superficie reticolata.

Tra i meloni invernali, i Meloni d'inverno (tipi Inodorus), di media/grossa grandezza e forma ovale allungata, con polpa gialla o bianca e superficie rugosa o liscia.

Esportazioni
Nel 2013, l'Italia ha esportato 25.634 ton di meloni, in aumento dell'8% rispetto al 2012 quando ne aveva movimentate 23.759. In termini di valore, siamo passati da 15,435 milioni di euro a 17,282, in crescita del 12%. Se però l'analisi viene fatta sui dati dell'ultimo quadriennio (2009-2013), l'espansione dei volumi non è compensata in termini di valore.


Esportazioni italiane di meloni: in quantità (ton, arancio scuro) e valore (.000 euro, arancio chiaro). La linea rossa indica l'andamento del prezzo medio (euro/kg). (Per ingrandire il grafico clicca qui).

Esportiamo prevalentemente nei Paesi a noi vicini: quasi un quarto del totale è inviato in Germania, che continua a rappresentare la nostra principale destinazione. Seguono la Repubblica Ceca, salita nel 2013 al secondo posto grazie ad una progressiva espansione, l'Austria e la Svizzera.

Paese destinazione
Ton
% sul totale
 .000 euro
Germania
5.852
23%
4.270
Repubblica Ceca
3.999
16%
1.299
Austria
3.750
15%
3.138
Svizzera
3.293
13%
3.252
TOT. UE 28 + EXTRA UE
25.634
100%
17.282
Esportazioni italiane di meloni in Europa nel 2013. (Elaborazione FreshPlaza su dati Cso/Istat).

Nel 2013, questi quattro paesi hanno interessato il 67% dei meloni italiani esportati. E i volumi appaiono in aumento.

L'export risulta molto concentrato (circa il 75% del totale) nel trimestre giugno-agosto. Quote inferiori sono destinate all’estero durante i mesi di maggio e settembre.

Importazioni
Le importazioni sono in sostanza stabili, con variazioni dalle 30 alle 35.000 tonnellate annue di prodotto destagionalizzato, i volumi sono dunque di poco superiori alle nostre esportazioni.


Import di meloni: in giallo le quantità (ton), in marrone il valore (.000 euro), mentre la linea rossa indica l'andamento del prezzo medio (euro/kg). (Per ingrandire il grafico clicca qui).

Il prodotto arriva, per quanto riguarda l'Europa, prevalentemente dai Paesi Bassi (per effetto di triangolazioni probabilmente dal Sud America), Francia e Spagna ma importiamo anche dall'America: soprattutto Brasile (tra novembre e febbraio) e Costarica (tra febbraio ed aprile).

In lieve calo il prodotto francese in entrata nel nostro Paese mentre sembrano più costanti gli altri fornitori (vedi tabella sottostante).

Paese origine
Ton (2012)
.000 euro (2012)
Ton (2013)
.000 euro (2013)
Paesi Bassi
7.395
6.252
7.049
6.956
Spagna
6.125
4.246
5.906
4.757
Francia
6.042
8.305
5.239
6.851
TOT. UE 28
26.148
22.031
22.081
20.889
Brasile
4.760
3.494
5.087
3.636
Costarica
3.932
2.851
3.117
2.480
TOT. UE28+EXTRAUE
35.526
29.285
31.755
28.995
Principali Paesi da cui l'Italia importa meloni. Confronto 2012-2013 (Elaborazioni FreshPlaza su dato Cso/Istat).

Importiamo prodotto soprattutto nel periodo marzo-giugno (oltre il 50% del totale). I quantitativi in arrivo appaiono meglio distribuiti nel corso dell'anno rispetto a quanto accadeva in passato per effetto della maggior richiesta, quando non è presente il prodotto nazionale.

I consumi
Secondo i dati presentati dal Cso, c'è una buona tenuta sul fronte dei consumi: negli ultimi anni, infatti, gli acquisti al dettaglio si sono mantenuti pressoché costanti o in lievissima flessione, tanto che nel 2013 hanno registrato un calo del 2% rispetto alla media 2008-2010. Anche l'andamento del prezzo medio annuale è rimasto relativamente stabile negli ultimi 4 anni.


Trend dei consumi di melone dal 2008 al 2013. In giallo il volume (ton), in rosso il valore (.000 euro) mentre la riga blu indica l'andamento del prezzo medio (euro/kg). (Per ingrandire il grafico clicca qui).

La stagione 2014
A conclusione della propria presentazione, Tomas Bosi ha fatto il punto sull'attuale campagna dei meloni.

Il buon andamento delle temperature ha consentito un anticipo della produzione di circa 15 giorni in Sicilia, la prima regione produttrice, che quest'anno ha visto aumentare le superfici coltivate in particolare in serra di circa il 10%. Buona progressione anche in altre regioni del Sud.

Al Nord, le coltivazioni risultano invece penalizzate a causa di abbassamenti di temperatura e dalle abbondanti piogge che hanno rallentato il ciclo vegetativo e, in qualche caso, impedito i trapianti. Ciò potrebbe avere un'incidenza sulle produzioni più tardive che si stimano quindi in calo.

Al momento, i prezzi di mercato sono contenuti (circa 1,50 €/kg) a causa dell'eccesso di offerta a fronte di un calo della domanda, determinato proprio dal perpetuarsi di basse temperature. In alcune aree del nord Italia il Cso prevede una minore disponibilità di prodotto in alcuni periodi tra giugno e luglio.