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Le principali tendenze in atto sul mercato orticolo: quali strategie per l'Italia?

Dal 1990, l'andamento mondiale delle esportazioni di ortaggi mostra una continua tendenza in crescita, con una particolare accelerazione nel corso degli ultimi anni. Nel 2011, le esportazioni di ortaggi hanno sfiorato un volume complessivo di 100 milioni di tonnellate a livello globale, di cui la metà costituite da ortaggi freschi (vedi tabella qui sotto). "I dati ci dimostrano come la platea degli attori nella produzione e nel commercio orticolo sia sempre più ampia e agguerrita. Ciò deve indurre i produttori italiani a non adagiarsi sull'idea di essere i migliori al mondo".



Questo il monito che emerge dai dati CSO-Centro Servizi Ortofrutticoli sugli andamenti produttivi e commerciali delle principali specie orticole, che sono stati presentati dal dott. Luciano Trentini (in foto) - Responsabile Innovazione e Relazioni Europee di CSO - ieri, giovedì 7 novembre 2013, a Sabaudia, in occasione dell'incontro tecnico dal titolo "Qualità, eco-sostenibilità, innovazione per l'orticoltura professionale", organizzato da AGRIGES, da poco associata al CSO.

Il peso dell'orticoltura italiana nella UE-27
Nel confronto tra i paesi produttori della UE a 27 Stati membri, si evince come, nel giro di un decennio, il peso percentuale delle produzioni orticole italiane - che pure risultano leader con il 22% del totale - è rimasto invariato, mentre sono cresciuti i pesi relativi di altre nazioni come la Spagna (passata dal 18 a 19%), i Paesi Bassi (cresciuti dal 5 al 7% grazie agli avanzamenti tecnologici nell'orticoltura in serra) o la Polonia (dall'8 al 9%).

Ortaggi UE-27: principali paesi produttori (% sul totale). Confronto tra la media 2000-2002 e la media 2009-2011. Clicca qui per un ingrandimento. (Fonte: elaborazioni CSO su dati FAO)


Andamenti import/export per le principali referenze
L'analisi di Luciano Trentini ha poi focalizzato sugli andamenti in importazione ed esportazione (per il periodo 2000-2012) di alcune delle specie orticole di maggior rilievo per l'Italia: zucchine, meloni, patate e pomodori. Nel primo caso, i prezzi all'esportazione delle zucchine risultano superiori a quelli in importazione, segno che la produzione italiana riesce ad ottenere una buona valorizzazione.


La sala dell'incontro "Qualità, eco-sostenibilità, innovazione per l'orticoltura professionale".

Per quanto riguarda i meloni, l'anno 2012 ha visto un forte incremento delle esportazioni, anche se la finestra temporale più rilevante per il commercio italiano rimane ancora quella che va da giugno ad agosto, mentre la recente diversificazione e destagionalizzazione in atto nei consumi di melone potrebbe aprire nuove opportunità commerciali per produzioni precoci e/o tardive.

Sul fronte del commercio delle patate, l'Italia rimane fortemente deficitaria rispetto al suo fabbisogno interno, con un'importazione media di 500.000 tonnellate l'anno, al fine di colmare i gap di fornitura tanto nel settore del consumo fresco quanto in quello della trasformazione industriale. L'Italia manca in particolar modo di volumi adeguati di patate precoci; inoltre alcuni areali scontano minori produzioni anche a causa di problemi fitosanitari, come una crescente incidenza dei nematodi.


Un momento della relazione di Luciano Trentini.

L'analisi dell'andamento import/export del pomodoro mostra ingenti volumi in ingresso da Spagna, Marocco, Belgio e Paesi Bassi; tuttavia il prezzo all'esportazione dei pomodori italiani risulta particolarmente elevato (1,63 nel 2012), in conseguenza anche di un'efficace diversificazione produttiva nel comparto.

In generale, insalata, patate, pomodori e carote risultano le quattro principali referenze esportate dall'Italia. La tendenza alla crescita nel segmento insalate, passate da una quota del 14% nelle esportazioni dell'anno 2000 ad una del 20% nel 2012, si deve alla crescita dei prodotti di IV gamma (fresh-cut), mentre diminuisce l'incidenza percentuale dell'export di patate (spesso costituito da re-esportazioni di merce dall'Egitto). Il ventaglio delle nostre esportazioni potrebbe tuttavia ampliarsi, anche in considerazione di alcune tendenze in atto, come ad esempio l'orientamento di uno dei nostri maggiori competitor, cioè la Francia, al soddisfacimento del proprio bisogno interno invece che all'export.

Ortaggi Italia: principali prodotti esportati (% sul totale in quantità). Clicca qui per un ingrandimento. (Fonte: elaborazioni CSO su dati EUROSTAT)


Sul fronte delle importazioni, impressionante invece la quota delle patate, che da oltre un decennio rappresentano la metà delle importazioni di ortaggi e tuberi in Italia.

Ortaggi Italia: principali prodotti importati (% sul totale in quantità). Clicca qui per un ingrandimento. (Fonte: elaborazioni CSO su dati EUROSTAT)


L'orticoltura italiana si sta meridionalizzando
Nel confronto tra le diverse regioni produttive italiane, si evince come i leader nella produzione di ortaggi siano la Puglia (con un peso del 20% sul totale Italia), l'Emilia-Romagna (18%), la Campania (11%) e la Sicilia (10%).

Ortaggi Italia: produzione per regioni (% sul totale), media 2010-2012. Clicca qui per un ingrandimento. (Fonte: elaborazioni CSO su dati ISTAT)


Alcune regioni hanno diminuito la propria incidenza percentuale nel corso degli ultimi anni; ad esempio il Lazio è sceso a quota 7% sul totale. Secondo l'analisi di Luciano Trentini: "L'orticoltura italiana si sta meridionalizzando, per via di condizioni climatiche più favorevoli al Sud".

Acquisti delle famiglie italiane e indice di penetrazione per specie orticole
Il CSO-Centro Servizi Ortofrutticoli analizza non soltanto gli andamenti di mercato per quanto riguarda la produzione e l'import/export, ma anche e soprattutto per quanto concerne gli acquisti al dettaglio e i principali canali di vendita.

Nel caso degli ortaggi, la situazione degli acquisti da parte delle famiglie italiane è rimasta piuttosto stabile nel corso degli anni (oltre 3 milioni e mezzo di tonnellate l'anno), tranne per una forte flessione registrata nel periodo 2004 e 2005 e un ripiegamento nel corso dell'ultimo biennio, a causa della crisi generale dei consumi. Il prezzo medio di acquisto appare costantemente in aumento dal 2005. Considerando tuttavia che il numero di famiglie è nel frattempo aumentato, negli ultimi dieci anni l'acquisto medio annuo e la spesa media annua per famiglia acquirente sono andati via via riducendosi. Al 2012, i volumi di ortaggi acquistati mediamente da un singolo nucleo familiare si sono attestati a 137 kg, per una spesa annua di 247 euro. "Un fenomeno evidente - ha sottolineato Luciano Trentini - è che il consumatore italiano tende a non acquistare frutta e verdura sopra i 3 euro al kg."

Ortaggi Italia: acquisti al dettaglio in valore, volume e prezzo medio. (Fonte: elaborazioni CSO su dati GFK Italia)


Interessante è analizzare l'indice di penetrazione per singola specie, cioè quanto spesso una data referenza viene acquistata dalle famiglie nel corso dell'anno. Qui scopriamo che insalate, pomodori, patate e carote sono i quattro prodotti orticoli maggiormente consumati in Italia, mentre relativamente minore è l'abitudine al consumo di spinaci, bietole, asparagi, fagioli e piselli, dove dunque esistono importanti spazi potenziali di crescita.

Non va dimenticato inoltre, a livello generale europeo, che la maggior parte dei paesi non raggiunge i livelli di consumo medio ortofrutticolo consigliati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (pari a 400 grammi al giorno): quindi spazi di crescita esistono anche a livello internazionale, oltre che nazionale.

Dopo un focus sulle produzioni orticole del Lazio e sugli andamenti degli acquisti di pomodori, patate, meloni e zucchine, l'analisi di Luciano Trentini ha preso in esame un altro aspetto rilevante per il commercio degli ortaggi, cioè il peso della distribuzione moderna (DM) negli acquisti al dettaglio. Come già evidenziato da precedenti analisi, negli ultimi anni si è assistito ad un fenomeno di forte concentrazione delle vendite proprio nel canale DM, il cui peso percentuale sul totale in quantità è passato dal 44% del 2004 al 57% del 2012, mentre il peso sul totale in valore è salito dal 48% del 2004 al 62% del 2012.

Ortaggi Italia: acquisti al dettaglio in valore, il peso della distribuzione moderna. Clicca qui per un ingrandimento. (Fonte: elaborazioni CSO su dati GFK Italia)


Ciò evidenzia la necessità, per il settore produttivo, di porsi in relazione con interlocutori commerciali di dimensioni sempre maggiori, fenomeno che determina di conseguenza una spinta alla crescita dimensionale della stessa base produttiva.