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Di Giambattista Pepi

Nuove metodiche e consigli per la coltivazione del peperone biologico

Da un'indagine condotta dalle Unità di ricerca per l’orticoltura di Montanaso Lombardo (Lodi), Campagnola di Zevio (Verona), Monsanpolo del Tronto (Ascoli Piceno) del CRA e di BRIO Spa, emergono nuove metodiche e consigli per la coltivazione del peperone biologico.

In Italia si stanno intensificando negli ultimi anni le ricerche per mettere a punto tecniche di coltivazione e di difesa a basso impatto ambientale del peperone, in considerazione della sua importanza economica e delle problematiche fitosanitarie riscontrate nelle aree più dedicate a questo ortaggio.

L’estrema variabilità ambientale richiede approfondimenti specifici, poiché, mentre nella Pianura padana a creare i maggiori problemi è la Piralide, oltre agli afidi e ai tripidi vettori di virus, nel Mezzogiorno e in Sicilia i "nemici" del peperone sono i nottuidi (Spodoptera spp.) oltre a Oidio e nematodi.

Esigenze ambientali
Essendo una specie di origine tropicale, il peperone è molto esigente dal punto di vista termico. Le condizioni climatiche ottimali per l’accrescimento e lo sviluppo si hanno con temperature notturne di 16-18° e diurne di 24-26°. Al di sotto dei 15° C l’accrescimento della pianta è ridotto e si arresta completamente a partire da una temperatura di 10° C (vedi Tabella 1). Con temperature prossime allo zero la pianta muore, mentre temperature troppo elevate (superiori a 30°C) pregiudicano l’allegazione e la fruttificazione.


Tabella 1. Parametri climatici idonei alla coltura del peperone. Clicca qui per un ingrandimento della tabella.

Il peperone predilige i terreni di medio impasto, ben strutturati, ma viene frequentemente coltivato sia su terreni argillosi, sia su terreni sciolti, adottando le diverse tecniche agronomiche. Meno quelli argillosi-limosi dove i ristagni idrici superficiali e il compattamento predispongono all’attacco di parassiti e all’insorgenza di fisiopatie che possono compromettere la coltivazione.

Avvicendamento e consociazioni
Essendo il peperone sensibile ai fenomeni legati alla stanchezza del terreno, è preferibile evitare il ristoppio o la successione con altre solanacee.

"A pieno campo" suggeriscono gli autori della ricerca "sono opportune rotazioni di almeno 4-5 anni, mentre in coltura protetta il ricorso alla solarizzazione del terreno e/o la pratica dell’innesto si sono dimostrate efficaci in attesa di soluzioni legate alla disponibilità di varietà resistenti ai nematodi, verticilliosi e cancrena pedale".



Sono, inoltre, raccomandate per gli effetti positivi sul terreno e sulla coltura le consociazioni con carciofo, lattuga, cicorie, finocchi e cavoli. Consigliate anche quelle con prezzemolo, aglio, porri, fagiolino o altre leguminose come pisello e veccia.

Preparazione del terreno
Allo scopo di garantire un buon drenaggio e un regolare sviluppo dell’apparato radicale, di per se poco vigoroso, è necessario eseguire lavorazioni relativamente profonde in relazione al tipo di terreno.

La lavorazione a due strati che prevede un’aratura o vangatura (15-20 centimetri) seguita da ripuntatura profonda (40-50 centimetri) è pratica consigliabile. In biologico la vangatura è preferibile all’aratura mentre per la preparazione superficiale del terreno si ricorre preferibilmente ad erpicature in alternativa alla classica fresatura.

Scelta varietale
l peperone presenta un’ampia gamma di tipologie (quadrate, rettangolari, a corno, più o meno allungato), colori e pezzatura della bacca.

"Nella scelta delle cultivar" sostengono gli autori della ricerca "è estremamente importante privilegiare quelle dotate di resistenze genetiche, non solo dichiarate dalle ditte sementiere, ma accertate n specifiche prove condotte da enti pubblici di ricerca e sperimentazione". Clicca qui per visualizzare Tabella 2 e Tabella 3, nelle quali sono riportati i giudici sintetici di varietà, testate recentemente in Piemonte

Accanto agli ibridi commerciali richiesti dal mercato interno ed estero o dall’industria di trasformazione sono disponibili numerose varietà locali molto apprezzate per la loro qualità e selezionate dagli stessi produttori.



Per il prodotto destinato all’esportazione si richiedono bacche quadrate, uniformi per forma e colore, di media pezzatura (150 grammi), con polpa spessa e consistente, superficie liscia e buona resistenza al trasporto. Il mercato interno presenta richieste differenziate con buona presenza di ecotipi locali.

L’industria di trasformazione preferisce peperoni a forma quadrata, o a corno di forma regolare, ben colorati e adatti alla lavorazione industriale (detorsolatura e taglio) e con percentuale di scarto inferiore al 28%.

Impianto ed allevamento
In pieno campo i trapianti delle piantine allo stadio di 5-6 foglie vengono effettuati manualmente o meccanicamente, a partire da febbraio in Sicilia, da marzo nelle regioni del Mezzogiorno (Campania, Puglia, Lazio) e nei mesi di maggio e giugno nelle regioni del Centro-Nord (Toscana, Umbria, Veneto e Piemonte). La raccolta inizia a maggio in Sicilia e termina in autunno, mentre nelle altre aree la raccolta avviene nei mesi estivi.

In coltura protetta il calendario dei trapianti è molto più articolato con la possibilità di estendere il periodo di produzione a tutto l’anno sfruttando il clima delle regioni meridionali. La coltivazione avviene in serre fredde con struttura portante in zinco o ferro.



In Sicilia i trapianti cominciano ad agosto per avere produzioni da ottobre a gennaio. Nelle altre regioni del Sud (Campania e Lazio) e in Liguria i trapianti avvengono nei mesi di dicembre e gennaio per avere produzioni nel mese di marzo fino all’autunno.

Fertilizzazione
Il peperone ha bisogno di nutrienti e si avvantaggia della disponibilità di sostanza organica e gli apporti devono essere finalizzati al mantenimento o incremento dell’humus e dell’attività biologica del terreno.

Nella coltura di pieno campo e, soprattutto, nei terreni di medio impasto o argillosi si effettuano generalmente abbondanti concimazioni organiche a base di letame compostato (40-50 tonnellate per anno) o altri concimi organici (ammendanti) per soddisfare il fabbisogno nutritivo della pianta

Irrigazione
In pieno campo il metodo irriguo più semplice e meno costoso è quello dell’aspersione adottato soprattutto nelle regioni del Centro.

I metodi di irrigazione localizzata in pressione (a goccia o con manichetta forata) sono preferiti sia in coltura protetta sia in pieno campo poiché consentono un’irrigazione più regolare e uniforme. I ricercatori consigliano di effettuare turni di irrigazione con cadenza settimanale con volumi variabili da 100 a 250 metri cubi per ettaro in funzione dello stadio fenologico della pianta. I turni di irrigazione per infiltrazione laterale sono, invece, di 8-12 giorni.

Controllo delle infestanti
Se non si ricorre alla pacciamatura sono consigliabili, specialmente nei terreni argillosi, i tradizionali interventi di rincalzatura e sarchiatura con lo scopo di controllare le infestanti e di limitare le perdite di umidità.

Difesa fitosanitaria
Nelle zone tradizionali di coltivazione dove la coltura si ripete ad intervalli relativamente brevi ed entra in rotazione con altre solanacee, sono frequenti i danni dovuti ad avversità di origine tellurica come la cancrena pedale dovuta a Phytophthora capsici, le tracheomicosi (Verticillum spp, Fusarium f.sp solani) ed i nematodi galligeni del genere Meloidogyne (M. incognita, M. arenaria, M. hapla).

Per la loro difesa (clicca qui per visualizzare la Tabella 4) gli autori della ricerca suggeriscono interventi di carattere preventivo come la rotazione delle colture, l’utilizzo di piantine sane, l’adozione di tecniche colturali appropriate. Vanno bene anche la solarizzazione e l’impiego di portinnesti resistenti.

Per la lotta contro i patogeni tellurici si può ricorrere, inoltre, all’impiego di microrganismi antagonisti, sia batteri, sia funghi. Si può aumentare la loro efficacia associandoli ad altri metodi quali la rotazione e la solarizzazione. "In una prova sperimentale da noi condotta – spiegano i ricercatori - l’applicazione di funghi antagonisti (Streptomyces griseoviridis) ha dato interessanti risultati in abbinamento a cultivar che hanno dimostrato una parziale tolleranza ai patogeni. Parcelle della cultivar Concorde, trattate con Streptomyces griseoviridis (Mycostop) hanno avuto indici di malattia inferiori a quelle non trattate fino al termine della prova".

Molto interessante risulta anche la biofumigazione intesa come la lotta dei patogeni fungini per mezzo delle sostanze tossiche volatili, liberate da ammendanti organici lasciati a fermentare nel terreno, in presenza di temperature ed umidità elevate.

Tra i virus più dannosi per la coltivazione del peperone si annoverano oggi il Mosaico del cetriolo (CMV: Cucumber Mosaic Virus) trasmesso da afidi, il virus dell’appassimento maculato del pomodoro (TSWV: Tomato Spotted Wilt Virus) trasmesso da tripidi. Altre virosi trasmesse per contatto e molto diffuse in Italia sono il mosaico del tabacco (TMV: Tobacco mosaic virus), il mosaico del pomodoro (ToMV: Tomato mosaic virus) ed il mosaico del peperone (PMMV – Pepper Mild Mottie Virus) verso le quali è possibile il controllo adottando accorgimenti preventivi basati sulla disinfezione dei semi e dei materiali con fosfato trisodico, adottando ampie rotazioni colturali e verificando la sanità del materiale proveniente da vivai.

Tra gli insetti che attaccano il peperone, la più temibile è risultata la piralide (Ostrimia nubilati) che negli ultimi anni ha causato i maggiori danni nelle regioni del Centro-Nord. La difesa si basa essenzialmente sull’impiego di Bacillus thuringiensis varietà Kuestaki con interventi mirati nei periodi di maggiore sfarfallamento.

Nell’Italia del Sud e in Sicilia i danni alle colture in pieno campo e in serra sono portati da nottuidi quali Spodoptera littoralis, ed altri. Contro i nottuidi si ricorre alla B. thringiensis o all’impiego di prodotti come il rotenone.

"Sono in corso sperimentazioni – concludono i ricercatori – per verificare se sia possibile impiegare l’olio di neem in funzione aficida ed acaricida utilizzando per la distribuzione impianti di nebulizzazione normalmente usati nelle colture protette con finalità irrigue. Prime indagini hanno evidenziato come l’olio di neem nebulizzato determina una “saturazione” della serra e sarebbe in grado di penetrare anche nelle parti più nascoste della massa vegetativa presente".

Per contatti e informazioni:
Giuseppe Nervo e Luigi Strazzanti
Unità di ricerca per l’Orticoltura (CRA-ORL)
Via Paullese, 28
26836 Montanaso lombardo (Lodi)
Tel. (+39) 0371 – 68171
Fax (+39) 0371 68172
E–mail: orl@entecra.it

Gabriele Campanelli
Unità di ricerca per l’orticoltura (CRA – ORA)
63030 Monsampolo del Tronto (Ascoli Piceno)
Via Salaria, 1
Tel. (+39) 0735 – 701706
Fax (+39) 0735 – 703684
E-mail: ora@entecra.it

Ivano Soave
Responsabile agronomico di BRIO spa
Via Manzoni, 99
37050 – Campagnola di Zevio (Verona)
Tel. (+39) 045 – 8951777
Fax (+ 39) 045 – 8732318
Data di pubblicazione: