Se ne è parlato anche al Sana di Bologna, durante un convegno organizzato da Federbio nella giornata inaugurale il 7 settembre 2018: nel settore biologico c'è troppa confusione e frammentazione per quanto attiene il settore dei mezzi tecnici. Una stima piuttosto precisa parla di circa 7000 (settemila!) prodotti autorizzati, fra fertilizzanti e insetticidi.
Un momento del convegno organizzato al SANA (foto B.A.)
"C'è notevole confusione - spiega Paolo Carnemolla, presidente di Federbio - alimentata anche dallo stesso Ministero che tiene un registro dei fertilizzanti a dir poco scandaloso. Ditte poco serie cercano di infilarsi, e spesso ci riescono, con prodotti dalla dubbia efficacia. Quando leggo formule tipo 'potenzia le difese naturali della pianta' mi insospettisco, anche perché quasi mai sono accompagnate da prove sperimentali di enti terzi. Io pretendo che sia ben chiaro cosa contiene un mezzo tecnico e in che modo agisce. L'autocertificazione richiesta dal Ministero non serve a nulla e rende ancor più caotico il settore".
Altro aspetto sottolineato dal presidente: quando un fertilizzante ha un nome tipo Oidio-stop o Erba-stop, allora c'è proprio la malafede. Se è un fertilizzante, infatti, non può essere registrato come curativo per l'oidio e non si deve sostenere che lo potrebbe essere "grazie al potenziamento delle difese naturali della pianta": questo è solo un bel giro di parole.
Meleto condotto in biologico. Da notare reti antigrandine, anti-insetto e inerbimento particolarmente alto
Un operatore che gestisce anche una rivendita ci confida: Il numero di aziende che producono fertilizzanti autorizzati per il bio sono centinaia e centinaia. L'inghippo nasce quando la registrazione è specifica come fertilizzante, ma poi, a voce, viene venduto anche come utile contro il tale insetto o il tale patogeno, muffa o batterio che sia. Viene strizzato l'occhio all'esigenza dell'agricoltore biologico che, se vogliamo, si trova a combattere contro avversità non facili e con armi spuntate".
Benedetto Accinelli di Riff98, presente al convegno, commenta che "si apre anche tutto il discorso circa l'uso delle plastiche in agricoltura bio. Se ne è parlato anche al convegno: la pacciamatura deve essere biodegradabile? L'uso delle reti è permesso, ma occorre anche valutare l'impatto ambientale e lo smaltimento finale. Tutti ragionamenti da prendere in considerazione".
"Coltivare in biologico - conclude Carnemolla - non significa sostituire gli agrofarmaci di sintesi con quelli più naturali.
Chi ragiona così è fuoristrada. Occorre lavorare soprattutto in prevenzione per evitare le malattie e gli insetti.
A volte servono anni di lavoro prima di ottenere i risultati sperati (cfr. FreshPlaza del 5/09/2018). L'uso di varietà resistenti, sesti di impianto, gestione della potatura, raggiungere un equilibrio all'interno del frutteto sono tutti fattori che permettono il successo della coltivazione biologica".